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Politica
Qatar-gate, non ci sono solo mazzette. Nel patto anche pacchetti di voti
Antonio Panzeri

Qatar-gate, la resa dei conti tra i Socialisti: cacciato un alto funzionario

Il Qatar-gate sembra una vicenda solo all'inizio, ne sono convinti gli inquirenti che ogni giorno scoprono cose nuove sul cosiddetto "sistema Panzeri". Lo scandalo che ha travolto il parlamento europeo si arricchisce di un nuovo inquietante capitolo, non ci sarebbero solo le mazzette ma anche pacchetti di voti nell'accordo con Qatar e Marocco. Non c’erano in ballo solo tangenti. La squadra - si legge sul Fatto Quotidiano - accusata di aver messo in piedi il sistema di corruzione nel cuore di Bruxelles lavorava anche per garantire voti. Lo sostengono gli analisti del Vsse, i Servizi segreti belgi che hanno fatto partire l’inchiesta sulle mazzette pagate dal Qatar e dal Marocco per influenzare le decisioni dell’Eurooparlamento. "Il gruppo lavora in cambio di sostegno elettorale orchestrato dalle autorità marocchine e di somme considerevoli di denaro (in totale diversi milioni di euro) pagate clandestinamente, in cash, dal Marocco e dal Qatar”, si legge nell’informativa degli 007.

I pm - prosegue il Fatto - dubitano anche sulle dichiarazioni fatte da Visentini. È stato così convincente da essere scarcerato. Ma l’interrogatorio non era iniziato nel migliore dei modi. "Lei di soldi ne ha presi molti di più", esordiscono gli investigatori belgi quando il 9 dicembre, nella stazione di polizia, interrogano Luca Visentini, segretario generale della Ituc, la più grande confederazione sindacale del mondo. È questo, quindi, il sospetto degli investigatori, che hanno tra le mani l’intercettazione in cui Visentini riceve dall’ex europarlamentare, Pier Antonio Panzeri, circa 50 mila euro in contanti, in tre tranche , infilati in buste da lettera per auguri, con Babbo Natale stampato sopra. Intanto all'interno dei Socialisti europei è cominciata la resa dei conti: il gruppo, infatti, ha sospeso un suo alto funzionario per “colpa grave” segnalandolo agli inquirenti. Da quello che trapela si tratta di Eldar Mamedov, il lettone considerato “vicino all'Iran".

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