Reggenza Pd, sfida Renzi-Epifani. E scoppia la questione generazionale
Di Tommaso Cinquemani
@Tommaso5mani

"Serve senso di responsabilità, mi auguro che non ci siano voti in dissenso. Dopodiché il gruppo ha i suoi regolamenti. No so se si debba arrivare all'espulsione, ma una certa rigidità è necessaria". Così ad Affaritaliani.it Andrea Marcucci, senatore e fedelissimo di Matteo Renzi. Mentre Enrico Letta è preso nella formazione del nuovo governo, bilanciando il peso dei partiti e rifacendosi a strane alchimie che ricordano il manuale Cencelli, nel Pd si è aperto il dibattito sull'imminente voto di fiducia (dovrebbe essere già lunedì prossimo). Lo stesso ex vicesegretario, in Direzione, era stato chiaro: il voto di fiducia al governo non è un voto di coscienza, chi è contro è fuori dal partito. Così i dissidenti come Laura Puppato, Sandro Gozi, Corradino Mineo e Pipo Civati pensano a metodi alternativi per esprimere il loro dissenso, come uscire dall'Aula al momento del voto. Civati è stato uno dei più duri a criticare queste misure: "Chi non vota la fiducia è fuori dal partito? Questi sono toni fuori di testa più che fuori dal partito".
La vera battaglia, posto che la fiducia in ogni caso è blindata, inizierà il 4 maggio, quando ci sarà la prossima Assemblea Nazionale del Pd. In quell'incontro si dovrà decidere quando e come tenere il Congresso che da calendario dovrebbe essere ad ottobre, ma che sarà sicuramente anticipato. "O subito prima dell'estate, a luglio, oppure i primi di settembre", spiega Marcucci.
Alcuni ritengono che il partito sia in grado di andare avanti da solo, con Bersani dimissionario, fino alla data del Congresso. Ma c'è chi tira in ballo l'elezione di un reggente. Lo Statuto su questo punto è chiaro e di reggenti non pala. Dà invece l'opportunità all'Assemblea di eleggere, con i due terzi dei voti, un nuovo segretario che stia in carica fino alla fine del mandato. E qui si potrebbe aprire la battaglia delle battaglie. Perché Renzi sta seriamente pensando di correre per quella poltrona, un trampolino che gli permetterebbe di affrontare da una posizione di forza l'imminente Congresso e guadagnare la segreteria (che poi in caso di elezioni significa la candidatura automatica alla premiership).
La 'vecchia guardia' del partito ha annusato odore di imboscata e scalda i motori per affrontare il rottamatore. Il nome scelto per questo incarico sarebbe quello di Guglielmo Epifani, ex segretario generale della Cgil. Ma in quest'ottica si sta imponendo con sempre maggiore forza un nuovo schieramento, questa volta trasversale, dettato dalla 'quesitone generazionale'. "Veniamo da una stagione che non ha dato i risultati attesi", spiega Marcucci. "E' quindi necessario cambiare la mano, nella maniera più collaborativa possibile, per il bene del Paese". A sostenere il Sindaco di Firenze infatti non ci sarebbero solo i suoi, ma anche i nuovi eletti che vogliono un ricambio nel partito. I 'quarantenni' di Pippo Civati, ma anche i 'giovani turchi' (che stanno progettando un correntone di opposizione all'interno del partito). E anche Massimo D'Alema potrebbe appoggiare il primo cittadino per salvare la casa.