Elezioni, resa dei conti con la sinistra Pd. La strategia di Renzi
Di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)
E adesso? Che cosa farà Matteo Renzi dopo i risultati elettorali non soddisfacenti? Il premier ha vinto 5 a 2 ma la sconfitta in Liguria pesa e brucia, così come il clamoroso flop della Moretti in Veneto e l'arretramento rispetto alle Europee da Nord a Sud. Il presidente del Consiglio è furioso con la minoranza interna sia per lo schiaffo di Rosy Bindi in Campania (anche se l'"impresentabile" De Luca ha battutto Caldoro) sia per la divisione in Liguria con il civatiano Luca Pastorino che ha di fatto contribuito alla sconfitta di Raffaella Paita.
A questo punto Renzi vuole stringere ulteriormente la cinghia e isolare definitivamente la sinistra dem. Sulla scuola e sulle riforme istituzionali non ci sarà molto spazio al dialogo e le decisioni della maggioranza renziana dovranno essere accettate. Secondo il segretario-premier alla base del mezzo flop elettorale ci sono le lacerazioni interne nel Pd e quindi partirà una manovra per spingere la minoranza a decidere: o si allinea o segue Civati e se ne va. Quanto al partito potrebbe esserci la promozione di Lorenzo Guerini al ruolo di capogruppo alla Camera con Maria Elena Boschi e Luca Lotti promossi a vice-segretari nazionali.
Fatto sta che questi risultati delle Regionali e delle Comunali porteranno Renzi a premere sull'acceleratore e a ridurre al minimo la mediazione, sia con i vari Bersani e Cuperlo sia con i centristi di Alfano e Casini. Il segretario del Pd è stanco di trattare e imputa proprio alle mediazioni continue il risultato delle urne non soddisfacente. Ora avanti tutta e se per caso o dalla sinistra Pd o da Area Popolare arrivassero degli stop la strada delle elezioni politiche anticipate, alla luce del Centrodestra egemonizzato da Salvini, si aprirebbe con l'obiettivo di avere in Parlamento una solida maggioranza renziana.