Politica
Renzi, baldanza e tracotanza. Inizia il ricatto del Terzo Polo

Il modello? I "due forni" del divo Giulio Andreotti
Una sorta di battaglione Azov dell’Arno
Matteo Renzi, dopo il ritorno all’ovile di Carlo Calenda, ha recuperato la sua tradizionale baldanza e tracotanza e così si è cominciato a raccontare la sua narrazione preferita e cioè che “i voti del Terzo Polo saranno determinanti” come lo furono – deve aver pensato quelli del suo micro–partito Italia viva per la caduta del governo Conte 2 e che in verità non sembrò poi una gran genialata visto che Renzi perse il potere e divenne il valletto di compagnia di Mario Draghi.
La vicenda fa invero pensare a quel marito che si tagliò gli attributi per fare dispetto alla moglie.
Ma Renzi e i suoi sono così. Si pensi solo alle esternazioni roboanti da capitan Fracassa di Lucianone Nobili te ne rendi subito conto. I due già erano stati avvistati sulla Tiburtina ad osservare, mogi e depressi, i lavori edili, da veri umarell della politica, quando Calenda li ha salvati.
Ora Renzi si prepara ad utilizzare il giochetto da lui preferito e cioè quello dei “due forni” in versione piccoli partiti, che spiegò bene il divo Giulio Andreotti.
“Se tu c’hai due forni”, disse il politico DC, “uno che fa il pane scadente e costoso e l’altro che lo fa buono e a buon mercato da chi vai?”.
Quella dei due forni è una politica che si può riadattare ai piccoli partiti che - usando un termine scacchistico caro al senatore - fanno la “mossa del cavallo” e cioè con una sola mossa minacciano due pezzi importanti dell’avversario.
L’idea dell’ex premier è quella in fondo di tutti i piccoli partiti. Anche Bettino Craxi, e il suo PSI - che comunque veleggiava a numeri a due cifre (l’“onda lunga”) - è quella di fare l’ago della bilancia tra due grandi partiti, in quel caso il PCI e la DC, ora il Csx e il Cdx.
Ed infatti con questo giochetto Craxi governò per un sacco di tempo alla guida di un partito piccolo rispetto ai due giganti che polarizzavano allora la politica italiana. Divenne appunto l’ago della bilancia che poteva rompere gli equilibri favorendo una volta l’uno ed una volta l’altro.
Si noti che la politica del doppio forno serve anche a governare l’interno del proprio partito o, in questo caso, della propria coalizione.
Renzi è abilissimo, di questo gli va dato atto, ad incunearsi nelle difficoltà degli altri. Il suo è un movimento agile e leggero, una sorta di battaglione Azov dell’Arno, capace di azioni e blitz rapidissimi.
Per questo ora è andato in un brodo di giuggiole solo all’idea di quello che potrà combinare con la sua opera di guastatore professionale degli equilibri politici.
Sarà invece interessante vedere come reagirà l’altro compare del Terzo Polo e cioè il Churchill dei Parioli che dopo aver bidonato Enrico Letta ed Emma Bonino ora cercherà di fare le scarpe al suo amico/nemico dell’Arno.
Sarà un derby bellissimo per gli italiani, meglio di una serie Netflix sulla decadenza dell’Impero romano.
I due, ottenuto il superamento della fatidica soglia, cominceranno a lavorarsi ai fianchi per fregarsi a vicenda ed assumere il reale controllo del Terzo Po(l)lo.
Consigliamo a Calenda di fare attenzione al dono offertogli da Renzi dell’attuale coordinamento del TP, timeo Danaos et dona ferentes.
Renzi non è il tipo di fare regali come questo.
C’è un bel cavallo di Troia parcheggiato a Piazza Euclide ai Parioli e speriamo per chi si è accorto di quello che succederà non faccia la fine di Laocoonte.
In tutto questo resta l’incredulità degli italiani per il pessimo spettacolo a cui stanno assistendo. Spacciano per politica - e cioè ricerca del bene comune - quella che invece è solo la ricerca del personale interesse. E poi si chiedono pure perché la gente non vada più a votare.