"Repubblica? Comanda Elkann, no critiche a Fca. E' come Il Giornale-Berlusconi
Fca, il prestito chiesto allo Stato dagli Agnelli, Repubblica e il conflitto di interessi tra capitalismo e informazione. Intervista a Massimo Cacciari
Il gruppo Fca ha chiesto allo Stato un prestito da 6,3 miliardi di euro e la stessa famiglia Agnelli è ora proprietaria del gruppo editoriale Repubblica-La Stampa. Non vede un conflitto di interessi?
"Sì, ma francamente non è una grande novità. Durante tutta la sua storia la Fiat ha sempre utilizzato poderosi interventi statali e anche una poderosa macchina dell'informazione. La storia si ripete in modo identico, la Fiat è stata semi-salvata dallo Stato ed è sempre stata trattata bene dalla stampa".
Ma Repubblica è storicamente un giornale di sinistra. Certe cose non accadevano solo a destra?
"C'è stata una trasformazione della proprietà e ora il gruppo Repubblica-L'Espresso è in mano alla Fiat. E' così e basta".
Però il cdr si è riunito in assemblea ed è sul piede di guerra dopo che il direttore Maurizio Molinari ha impedito la pubblicazione di un comunicato su Fca. Qualcosa di clamoroso, o sbaglio?
"Sono i risultati della trasformazione dell'assetto proprietario, non mi stupisce affatto. Tutto è iniziato da quando De Benedetti ha cominciato ad allontanarsi e a stancarsi".
E infatti non molto tempo fa c'è stato il siluramento del direttore Carlo Verdelli. Che idea si è fatto di questa mossa?
"Francamente non ho capito l'avvicendamento alla direzione. Verdelli non mi sembrava incoerente con la nuova proprietà. Non ne ho la più pallida idea, quanto avvenuto è del tutto misterioso. Anche dall'interno del gruppo ho cercato di capire che cosa sia successo, ma nessuno ha saputo darmi una notizia plausibile".
Ieri, domenica, Repubblica in prima pagina titolava parlando di Fca e della richiesta di prestito "Formula innovativa, un modello per tutta l'economia". Non è che stanno in qualche modo usando i giornali del gruppo per far passare una certa immagine positiva di Fca (a proposito di conflitto di interessi)?
"Se un capitalista compra un giornale è perché gli conviene per i suoi affari altrimenti non lo acquista. Forse De Benedetti aveva una certa simpatia umana e personale per quella storia giornalistica che Repubblica rappresenta e ha rappresentato, ma finito quel rapporto è chiaro che gli Agnelli, così come Urbano Cairo con giornali e televisione, fanno i propri interessi. E' lapalissiano".
Come giudica l'uscita polemica di Gad Lerner?
"Per chi ha seguito la storia di quel gruppo e ci ha anche lavorato fa una certa impressione vedere questo cambiamento di proprietà. Poi se ci sarà anche una svolta nella linea politica lo vedremo, è presto per dirlo. Comunque da parecchio tempo Repubblica non è più un giornale di sinistra. Quanto a Gad (Lerner, ndr) era un collaboratore fisso solo nell'ultimo periodo, avrà fatto anche lui le sue valutazioni".
Forse dovrebbe far sentire la sua voce il fondatore di Repubblica, Eugenio Scalfari. Non crede?
"Mah, è bene anche che a un certo punto la gente si tiri un po' indietro".
Mi scusi, ma in Italia esiste l'informazione indipendente? Se Repubblica deve parlare di Fca è in conflitto di interessi, come Mediaset o Il Giornale se parlano di Silvio Berlusconi o come La Gazzetta dello Sport di Urbano Cairo se commenta una partita del Torino...
"L'informazione e la comunicazione sono sempre, o quasi, in qualche modo di parte. Neanche la scienza è del tutto neutrale".
Venendo ai casi sopracitati...
"Per quanto riguarda l'informazione, la carta stampata, è indubbio che in ultima istanza il consiglio di amministrazione, ovvero il padrone, è colui che decide. E' impossibile che un giornale possa andare contro gli interessi della proprietà. Le notizie possono anche essere date in maniera perfettamente corretta, ma non saranno mai contro. Il Giornale non parlerà mai male di Berlusconi e allo stesso modo oggi Repubblica non farà mai servizi o articoli critici nei confronti della Fiat".
Insomma, Il Giornale e Mediaset stanno a Berlusconi come il gruppo Repubblica sta agli Agnelli...
"'Est modus in rebus' - esiste una misura nelle cose - e quindi non è necessario essere come Emilio Fede. Ma è del tutto evidente che come Il Giornale e Mediaset non diranno mai che Berlusconi ha fatto o ha detto una cazzata così Repubblica ora, dopo il cambio di proprietà, non scriverà mai contro la Fiat".
Lei è molto affezionato alla storia di Repubblica. Che effetto fa tutto questo cambiamento?
"Repubblica è sempre stato un giornale particolare, fin dall'inizio ho vissuto la sua storia e la sua evoluzione. Con tutti i giornalisti storici ero amico o quantomeno conoscente e avevamo una sensibilità politica comune. Insieme a De Benedetti e Scalfari c'era una squadra forte e affiatata che portava avanti una linea chiara senza alcuna interferenza".
Poi qualcosa è cambiato. Quando?
"Negli ultimi anni c'è stato il casino della famiglia che si è divisa e a un certo punto l'Ingegnere si è stufato e si è arrivati alla fusione con La Stampa qualche anno fa".
E di quella Repubblica storica non c'è più nulla...
"Esatto. Quella gente ormai è tutta in giro, come Massimo Giannini che ora è a La Stampa. Diciamo che con l'uscita di Ezio Mauro si è sfaldato tutto".
Commenti