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Politica
"Rieducare gli uomini maltrattati. Fermare le recidive della violenza"

    


Passano gli anni eppure in occasione del 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, i numeri che circolano restano quelli di un bollettino di guerra.
Ha pienamente ragione. Secondo gli ultimi dati Istat una donna su tre in Italia avrebbe subito almeno una violenza fisica o psicologica nel corso della sua vita tra i 16 e i 70 anni, 7 milioni in totale. Mentre per il 2019 è stato registrato dallo stesso istituto che ogni due giorni una donna ha perso la vita per mano del proprio partner, convivente, fidanzato, marito o amante. Questo perché nel 70% dei casi la violenza si consuma in un ambiente familiare.

Che cosa secondo lei bisogna fare per cercare quantomeno di arginare questa situazione?  
In Italia è stato fatto molto per il contrasto alla violenza di genere grazie al recepimento, nel 2013 , della Convenzione di Istanbul che riconosce la violenza sulle donne come una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione. La convenzione, firmata dai 47 paesi che compongono il Consiglio d’Europa, si poggia su quattro poggia le cosiddette quattro “P”: la Prevenzione della violenza di genere, la Protezione sociale delle donne e le sue reti, la Punizione certa per chi commette reati di genere e le Politiche istituzionali e governative per contrastare il fenomeno con progetti e disegni di legge.
Con la legge 77 del 2013, con la quale l’Italia ha ratificato la Convenzione, si stabilisce come uno dei pilastri fondamentali di strategia di contrasto alla violenza di genere sia l'attuazione dei centri per gli uomini maltrattanti. Non si tratta di un approccio alternativo alla lotta contro la violenza ma è un approccio integrato su più livelli di intervento, e gli uomini devono far parte di questo grande progetto. Attenzione però. L’obiettivo principale di questo lavoro non è di distogliere energie e focus sulle donne e sui figli che assistono e che subiscono violenza ma è quello fermare la violenza. Quindi la finalità di questi percorsi resta e continua ad essere quello della salvaguardia delle donne e dei propri figli.

Lei ha presentato un disegno di legge che porta il suo nome che di fatto amplia e rafforza il lavoro svolto fino ad ora dai centri per uomini maltrattanti e che illustrerà venerdì 27 in una conferenza stampa al Senato. Con lei saranno presenti il ministro della Giustizia Bonafede e la ministra delle Pari opportunità e della Famiglia BonettiCi può anticipare qualche passaggio?
Bisogna innanzitutto fare in modo che questi centri siano presenti su tutto il territorio nazionale e non posizionati a macchia di leopardo. Se il  perimetro d'azione di questi centri è ben definito manca invece ancora tutta la fase di accreditamento presso il Ministero, mancano le linee guida affinché tutti i centri possano lavorare in maniera omogenea attuando gli stessi programmi. Inoltre la capillarità sul territorio permette in ogni fase ai Questori, quando comminano l’ammonimento e ai Giudici di affiancare agli strumenti giuridici che già ci sono, penso alle misure cautelari, un lavoro sugli uomini maltrattanti. L'obiettivo di tale lavoro è quello di fermare le recidive della violenza. Deve essere chiarito che la frequentazione dei percorsi non deve prevede sconti di pena. Tema questo che ha fatto molto discutere.

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