Riforme in Aula, Boschi contestata: "Svolta autoritaria? Una bugia"
"Oggi è il tempo delle scelte: nelle vostre mani, onorevoli senatori, l'ultima chance di credibilità per la politica tutta". Con questo appello il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi si è rivolta all'Aula del Senato nella replica che chiude di fatto la discussione generale prima delle votazioni sugli emendanenti alla riforma del Senato. Un discorso appassionato quello del ministro, che ha difeso a spada tratta il testo uscito dalla Commissione Affari costituzionali: "Ci potrà essere dell'ostruzionismo, ma noi manterremo l'impegno di cambiare il paese perchè lo abbiamo promesso ai cittadini" ha affermato la Boschi, che ha definito "vittime di un'allucinazione" coloro che parlano di "svolta autoritaria" a proposito della riforma.
Le parole del ministro hanno suscitato l'ira delle opposizioni, soprattutto del M5s, che hanno contestato il ministro. Immediato l'intervento del presidente Grasso che ha riportato la calma. E la Boschi, che ha tenuto il suo discorso a braccio, ha richiamato le parole di Amintore Fanfani: "Si può essere d'accordo o non d'accordo con la riforma, ma parlare di svolta illiberare è una bugia e le bugie in politica non servono". "Noi - ha concluso il ministro- abbiamo bisogno di uno stato più semplice e coraggioso, di un'Italia più forte. Questa riforma sta cercando di dare risposta a tutti questi interrogativi". Alla Boschi ha replicato in Aula l'ex capogruppo Cinque Stelle Vito Crimi: "Non è il Movimento 5 stelle che lo ha detto ma sono esimi costituzionalisti che hanno firmato un appello contro una svolta autoritaria". E il 'dissidente' Pd Corradino Mineo, secondo cui il ddl "è
inconsapevolmente autoritario".
E a sorpresa arriva l'apertura della relatrice Anna Finocchiaro su alcune modifiche: "Ci sono alcuni punti che meritano un approfondimento. Innanzitutto gli istituti di democrazia diretta come i referendum e le leggi di iniziativa popolare; il ruolo del Senato nel rapporto con la legislazione europea; il bilancio e le nomine a cominciare da quella del presidente della Repubblica".
Voto su emendamenti slitta a domani, bocciate prerogative M5s-Sel. Le prime votazioni degli emendamenti, previste per oggi, slitteranno a domani. Ma ora si inizia a fare sul serio al Senato. Tra dissidenti, frondisti e malpancisti il cammino del disegno di legge si annuncia tutt'altro che tranquillo: come riportato oggi in edicola da Repubblica il timore del premier Matteo Renzi è che possa essere concesso il voto segreto in Aula e che questo possa far aumentare in modo esponenziale il numero dei franchi tiratori, mettendo a rischio l'approvazione del provvedimento su cui il premier si sta giocando il tutto per tutto. Intanto l'Aula ha già respinto la richiesta di M5S e Sel di sospendere l'esame delle riforme costituzionali e tornare in Prima commissione per un ulteriore approfondimento. Solo sui primi due articoli del ddl Boschi sono stati presentati 4500 emendamenti, i più delicati perchè riguardano la funzione, la composizione e l'elezione del nuovo Senato. Toccherà al presidente Pietro Grasso annunciare all'Aula quanti di questi sono stati dichiarati ammissibili e dunque verranno posti in votazione. La battaglia parlamentare è solo all'inizio.
Renzi, in viaggio istituzionale in Africa, ostenta sicurezza: "Non credo che questo Paese sia nelle mani di una minoranza che vuole fare ostruzionismo" e punta a chiudere entro la fine di luglio. Ma i contrari non arretrano: lo scoglio da superare sono gli oltre 7800 emendamenti presentati dalle opposizioni (5900 solo da Sel) e dai dissidenti di Pd, Forza Italia e Ncd. Intanto sembra orientata per il no la Lega Nord, anche se è disposta a ragionare su eventuali modifiche: oggi il segretario Matteo Salvini ha ribadito che "il Senato così com'è, dal mio punto di vista non serve. La riforma non la votiamo". Concetto ribadito nell'Aula di Palazzo Madama dal capogruppo leghista Gian Marco Centinaio: "Ci aspettavamo che il ministro Boschi nel suo intervento facesse riferimento alle richieste migliorative della Lega Nord al testo ma, non avendo ricevuto alcuna risposta, non possiamo votare la riforma".
Le repliche dei relatori. In mattinata si è conclusa la discussione generale e il clima era già surriscaldato. La seduta si è aperta con con un acceso botta e risposta tra il presidente del Senato Pietro Grasso e il senatore M5S Vincenzo Santangelo. Il parlamentare ha accusato Grasso di non permettere un suo intervento sul regolamento. E parole dure sono arrivate dal Cinque Stelle Michele Giarrusso che ha definito il provvedimento una "controriforma, un macigno, non un sasso, che viene scagliato sull'autostrada della democrazia".
La relatrice del ddl Anna Finocchiaro ha difeso il provvedimento dalle critiche: "Dire che il lavoro è segnato da fretta, approssimazione e accelerazione non è aderente alla realtà dei fatti", e ha aggiunto: "Oggi ci confrontiamo su un testo che non è quello del governo ma su un testo frutto del lavoro del Parlamento, discusso, in cui molte indicazioni sono state recepite da relatori", ha spiegato la presidente della Commissione Affari costituzionali di palazzo Madama. Il correlatore Roberto Calderoli si è detto convinto che il testo possa subire ulteriori modifiche: "Una buona parte del percorso l'abbiamo fatta in Commissione ma una buona parte ci resta da fare in Aula" e ha indicato le priorità della Lega: "Vogliamo un vero Senato delle autonomie". Infine l'auspicio che il testo abbia l'approvazione popolare: "Mi auguro che la riforma poi vada a referendum perchè una riforma di queste dimensioni deve esser posta a voto popolare".