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Politica
Rumor: in 30 pronti a lasciare i 5 Stelle? Allarme nella maggioranza

La maggioranza si frantuma ma permane il sostegno del Quirinale

La maggioranza perde pezzi, ma arriva il soccorso - silente, ma fondamentale, dell'opposizione che si assenta quel tanto che basta per non far precipitare la legislatura. E' accaduto ieri mattina, 3 settembre, nel voto finale alla Camera sul decreto Covid e potrebbe ripetersi oggi al Senato dove arriva il dl Semplificazioni. E' finita 219 a 126 per la maggioranza che sarebbe andata sotto se nei banchi ci fossero stati i deputati di opposizione. Quella di ieri è la migliore fotografia che spiega perché, malgrado le defezioni, le risse nel M5S e i vorticosi mal di pancia nel Pd, si arriverà al 2023. Ed è questa, dopotutto, una delle certezze che contribuisce a far dormire Giuseppe Conte con una certa tranquillità. L'altra è il sostegno che l'attuale esecutivo riceve dal Quirinale. Non è un segreto che Sergio Mattarella consideri l'attuale maggioranza come l'ultimo punto di caduta di una legislatura che non può produrne altri. Si va avanti, quindi, ma con i due principali partiti della maggioranza in pieno travaglio interno e molto più deboli di quanto non sia l'inquilino di palazzo Chigi che infatti da settimane si tiene ben alla larga dalle diatribe tra e nei partiti che lo sostengono.

M5s, rumor: in 30 pronti a lasciare il Movimento

La confusione che regna nel M5S sprizza ormai da tutti i pori. Dopo la fronda dei cinquanta che alla Camera avrebbe voluto votare contro Conte e affossare con emendamento la proroga dei vertici dei Servizi di intelligence, ieri una trentina di eletti pentastellati ha fatto sapere che sono pronti alla scissione se con un nuovo blitz - l'ultimo quello sulle alleanze - verrà posto sulla piattaforma Rousseau il quesito su chi dovrà guidare il Movimento che, dopo le dimissioni di Luigi Di Maio, è affidato a Vito Crimi. Un direttorio o un nuovo e unico leader?. La querelle non è nuova, spacca da settimane il Movimento dove però è ormai crescente l'insofferenza nei confronti di Casaleggio e della piattaforma. A poche settimane dal referendum sul taglio dei parlamentari e dagli Stati Generali nel quale dovrebbe essere risolto il quesito sulla leadership singola o multipla, si inaspriscono i toni e coloro che puntano al direttorio cercano di sbarrare la strada ad un ritorno di Di Maio. Alzano i toni, ma nessuno nega il proprio sostegno al governo, e quindi, alla legislatura. La Casaleggio-associati che è proprietaria e gestisce la piattaforma si affretta a smentire ogni ipotesi di ricorso a breve alla piattaforma, ma gli animi restano comunque caldi e al Senato si riversano sul decreto semplificazioni che oggi approderà a palazzo Madama.

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