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Politica
Salvini di lotta ma sempre più saldo al governo

“Ma veramente pensavate che uno come Matteo Salvini si facesse trattare ancora per molto  tempo, come uno scolaretto da Letta & C e si facesse manovrare come una marionetta da Draghi,? con tutto il rispetto parlando sia chiaro” quello che racconta a mezza bocca un deputato fedelissimo del leader leghista, dopo i voti della Lega gli emendamenti di Fdi sul green pass e il relativo passo indietro operato dall’esecutivo sulla estensione dello stesso, proprio per andare incontro alle richieste della Lega che, malgrado quello che si possa pensare, continua probabilmente ad essere l’ago della bilancia di questa sgangherata maggioranza, e questo Draghi lo sa bene.

“Salvini, malgrado quello che si pensa in giro, sa essere anche un ottimo incassatore o meglio sa benissimo quando è il momento di stare in coperta - dice un senatore del Carroccio della prima ora- e quando invece bisogna accelerare. Nei primi mesi del governo proprio questa peculiarità è stata scambiata per debolezza o per paura reverenziale. Ma ora è iniziata una nuova fase, in cui la Lega non si farà certo intimorire da uno come Letta per non parlare di Conte”.

Lui dalla Calabria dice che il partito è “orgogliosamente” nell’esecutivo, come d’altra parte va dicendo in ogni occasione fin dall’inizio della esperienza di governo. Ma nello  stesso  tempo aggiunge anche alcune puntualizzazione quando afferma che «Sono contento di quello che stiamo portando a casa e se il governo ci ascolterà sulla via dei tamponi rapidi e gratuiti a beneficio di famiglie con figli e ragazzi che vanno a scuola, fanno sport e volontariato, vuol dire che abbiamo raggiunto il nostro obiettivo».

Insomma quello a cui sembra di assistere è un nuovo e rinvigorito Salvini, che ben consapevole forse di avere una sorta di corsia preferenziale con il premier Draghi, sa usare con maestria la politica della carota e del bastone. D’altra parte il nervosismo sempre più vistoso da parte del suo momentaneo alleato di governo Enrico Letta, che ormai nella critica a Salvini sembra aver trovato la sua unica ragion ‘d'essere della sua forse scellerata decisione di abbandonare Parigi per tornare a Roma. Dall’altro lato invece c’è Conte che nel suo nuovo ruolo di leader dell'ormai fu movimento cinque stelle ha già le sue belle gatte da pelare.

Insomma Salvini al contrario dei suoi due avversari/alleati gode di un enorme vantaggio di posizione, dato dal fatto che la base leghista è ancora tutta ben stretta intorno al suo capitano e che sia ancora lui a dettare l’agenda, come si è potuto vedere anche nelle ultime esternazioni di Giancarlo Giorgetti, che nella vulgata popolare sarebbe da tempo una spina nel fianco del leader leghista all’interno del partito, guidando una fronda interna al partito.

“ Mai come adesso forse Giorgetti è convintamente e fedelmente al fianco del proprio segretario, del quale approva quasi ogni mossa, fin dall’inizio dell'esperienza di governo, malgrado le stupidate che scrivono i giornali. certo magari contesta i modi, ma i caratteri come si sa sono agli antipodi e la politica non si misura con la forma ma con la sostanza.” assicura un leghista molto vicino ad entrambi.

La realtà probabilmente è che Salvini sa di avere in mano una grande occasione, che è  quella di essere tornato a, grazie al governo Draghi, un ruolo centrale nelle prossime importanti sfide che aspettano il paese, a cominciare dalla elezione del presidente della repubblica. ed è per questo che mai e poi mai rischierà di lasciarsela sfuggire con un colpo di mano, come quello di far cadere il governo giallo verde. Memore di quell'esperienza ora vuole misurare bene le sue mosse prima di agire.

Ed è per questo che i primi mesi al governo sono stati molto interlocutori. Ora però è arrivato il momento di incidere a modo suo e per questo probabilmente si attende una spondina da parte della Meloni e di Fratelli d’Italia, come dimostrato dai recenti voti in parlamento e dai toni distensivi che i due hanno mostrato a cernobbio durante il loro incontro, a cui non a caso ha presenziato anche Giorgetti.

Salvini ha capito che per lui Draghi al governo per ora è una cambiale per le sue ipotetiche ambizioni future, ma proprio per questo però non può  lasciare troppo la briglia sciolta ad un premier che certo ha dimostrato di non essere tipo troppo avvezzo ai compromessi.

Ed è proprio per questo  che Salvini, prima ha cercato una federazione nella maggioranza con Forza Italia, per poter contare di più dall’interno dell’esecutivo, ma dopo le resistenze incontrate sul cammino, ha pensato bene di operare un cambio di strategia e cercare una complicata ma forse obbligata sponda con il partito della Meloni, sia per non lasciare troppo spazio alla sua alleata, sempre più pericolosa in ottica di futura premiership, sia perchè ormai i due sono indispensabili l’uno all’altra se vogliono dare adito alle loro più che giustificate velleità di arrivare a Palazzo Chigi, quando si potrà tornare alle urne.

Continuare ad alimentare una rivalità sempre più accesa, rischiava di mettere in difficoltà l’intera coalizione, che già deve sostenere la terza gamba di Forza Italia, che dall'esperienza di governo potrebbe uscire ancora più frammentata e indebolita.

Non è un caso poi se Salvini più che continuare con la polemica con la  ministra degli interni Lamorgese, la cui gestione del rave party di Viterbo, apre ragionevoli dubbi sulla sua adeguatezza a ricoprire un simile incarico, sia molto impegnato nell'attività diplomatica dopo la grave crisi afghana. Il 3 settembre scorso Salvini,infatti,  ha incontrato l'ambasciatore della Cina in Italia, Li Junhua e l’ex ministri degli esteri del governo afghano appena deposto. mentre è in agenda per oggi quello in vaticano con Monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato Vaticano.

Insomma anche qui sembra di assistere ad un nuovo cambio di passo, dal momento che da sempre viene rimproverata al leghista una scarsa credibilità  internazionale, anche rispetto alla sua alleata Giorgia Meloni, che da presidente dell’Ecr, ha incontrato nei giorni scorsi Orban, il leader della Polonia e quello sloveno. Insomma ne vedremo delle belle da qui a fine anno, ed è per questo che salvini, che è ormai certo di partire da una posizione di favore rispetto ai suoi rivali ( sono molti a scommettere su un quasi sicuro accordo più o meno segreto fra lui e l’altro Matteo, quando il gioco si farà duro) e per fare questo non può più mostrarsi troppo accondiscendente e passivo, come era sembrato all’inizio del governo Draghi, in cui correva, secondo alcuni, il  serio rischio di essere stritolato da Pd e cinque stelle all’interno e dalla Meloni all’esterno.

Il contraccolpo c’è  stato, ma forse meno forte di quello che si paventava. Dopotutto la Lega è ancora il secondo partito più votato. Ma ora è arrivato il momento di uscire dall’impasse, che partendo sempre dalla fedeltà massima al governo, non prevede più l’accettazione di  compromessi troppo al ribasso su determinate questioni.
 

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