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Politica
Salvini e l'occasione persa di Galloni, ora promessa dei Cinque Stelle a Roma

Di Giuseppe Vatinno

Più volte ho scritto che Salvini è stata finora una “promessa mancata” della destra. Tutto ha inizio dopo che la Lega alle europee di fine maggio elegge a sorpresa Mario Borghezio nel collegio del Lazio in cui era stato inviato probabilmente per sbarazzarsene. Da quel momento Salvini comincia a pensare che forse è maturo il tempo per la Lega di passare alla fase 2 cioè quella di una espansione verso il centro – sud.

Borghezio può essere -pensa il leader della lega- un avamposto di “finis mundi”, una postazione da cui cercare l’espansione. Salvini allora è in piena crescita –dopo l’amministrazione Maroni- ed appare l’”uomo nuovo” della destra.

Perché fermarsi al nord quando si può avere tutto? Ha pensato Matteo.

Nel frattempo Borghezio “lavora” con la destra estrema; si avvicina a Casa Pound che è in crescita nel Lazio e a Roma e stringe alleanze.

Da ottobre 2014 la strategia si fa più chiara e Borghezio fa un lavoro di amalgama delle diverse componenti.

A dicembre 2014 la grande occasione: il Pd e il sindaco Ignazio marino sono in crisi per la prima tranche di Mafia Capitale.

La giunta barcolla e Borghezio cerca addirittura di mettere su una “giunta ombra” pronta a intervenire nell’agone politico. Lo fa in una riunione riservata l’8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezione, durante un pranzo all’ultimo piano del ristorante Il Fungo, a Roma Sud.

Sono presenti volti noti della destra romana e referenti di movimenti legati al “socialismo nazionale”.

Si costruisce un gruppo di base, una “giunta ombra”, con l’idea di coinvolgere anche persone molto note del mondo dello spettacolo vicine alla destra. Si aspettano le dimissioni della giunta Marino che però non arrivano.

Il 2015 si apre con un Salvini tentennante che non riesce a gestire bene il successo riscosso come uomo dell’intera destra.

Borghezio entra in crisi con Casa Pound e a Roma viene inviato un proconsole, Raffaele Volpi, che diviene il punto focale degli interessi della Lega a Roma.

Salvini nel febbraio del 2015 incontra presso gli uffici della Lega alla Camera il gruppo formato da Borghezio più alcuni imprenditori e l’ex sindaco Giubilo: si cerca di costruire un consenso di base con i ceti imprenditoriali della città.

Nel giro c’è anche l’economista “no euro” Nino Galloni, ora in predicato di fare l’assessore al bilancio con i Cinque Stelle a Roma.

Galloni è un “movimentista”, figlio di Giovanni, ministro della Democrazia Cristiana, ed ha un rapporto abbastanza consolidato con persone della destra romana e con lo stesso Borghezio e cerca il suo spazio nella nuova formazione leghista partecipando anche ad un convegno tenuto in a Roma il 21 aprile, “Natale di Roma”, con la “Lega Nazionale” e il consigliere della Duma e politologo e filosofo russo Aleksandr Dugin e Giulietto Chiesa.

Tuttavia l’occasione viene persa perché Salvini punta su Volpi per amalgamare la destra orfana di Alemanno ma Volpi non è affatto in grado di svolgere questo delicato lavoro politico di amalgama anche per un carattere scostante che allontana la gente egli entusiasmi.

Nel frattempo c’è il grande raduno a Piazza del Popolo di fine febbraio 2015; sul palco anche Casa Pound e la Meloni; si lancia “Noi con Salvini” costola della Lega colori giallo e blu e non il tradizionale verde delle alpi proprio per segnare la differenza.

E’ il punto più alto dell’agire di Salvini come leader della destra da allora il declino è veloce (s)confortato dai deludenti risultati elettorali che nel 2016 culmineranno con un misero 2.72%.

Borghezio scompare dopo aver anche messo su una trasmissione alla Radio a supporto del suo progetto.

Volpi viene sostituito dal senatore Centinaio, più attivo e determinato,  ma la Lega ancora non decolla. Entra –dopo molto tempo- ufficialmente nel gruppo dirigente laziale Claudia Bellocchi, che ha almeno il merito di essersi impegnata con costanza.

Salvini nel 2016 è stato sulla difensiva soprattutto dopo la batosta romana cercando di consolidare la ridotta valtellinese del nord; tuttavia, il movimentismo di Parisi di questi giorni dovrebbe riattivare gli istinti leaderistici del Matteo milanese perché Parisi è comunque già in difficoltà dentro Forza Italia che non lo accetta e Giorgia meloni è assai prossima al parto e quindi fuori gioco per cause –come dire- naturali.

Una seconda occasione difficilmente si ripresenterà in questi termini ed in queste forme.

Se la destra non trova un leader più che di tripartitismo dovremmo parlare infatti in futuro di un bipartitismo (Pd e Cinque Stelle) con moncone a supporto.

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