Politica
Pd, nuovo scontro tra Renzi e la minoranza Pd
"Avete sentito uno qui che dice andiam fuori dal Pd? Ecco, avete la risposta". Così Pier Luigi Bersani risponde a una domanda sulle parole di Massimo D'Alema, a margine dei lavori dell'assemblea della minoranza dem a San Martino in Campo.
"Il disagio testimoniato" dall'intervista di D'Alema, "c'è. Ma noi abbiamo una certa idea di come rispondere", aggiunge. Certo è che così "il Pd non va" continua Bersani, "stiamo approfondendo alcuni temi che riguardano la vita comune cercando di darci una organizzata per il futuro". "Perché se si dà per perso il Pd non c'è più il centrosinistra, alla barca bisogna dare una raddrizzata", aggiunge l'ex segretario. D'Alema incalza: "Voglio esprimere il mio apprezzamento per il lavoro di elaborazione che si svolge qui: mai come in questo momento c'è bisogno di idee nuove per rilanciare la sinistra, senza ripercorrere ricette sperimentate da altri o anche da noi in altre epoche storiche". Ma, continua, "non intendo rispondere su altri aspetti: ci sarà tempo, ci saranno luoghi. Ho espresso le mie preoccupazioni" sul Partito democratico, "ci sono state delle risposte. Ci sarà il tempo, un momento per replicare.
Il botta e risposta Bersani-Renzi-D'Alema arriva a distanza. Il premier parla dalla scuola di formazione del Pd. "Quando erano al governo hanno iniziato a dividersi e mandare a casa chi doveva fare il cambiamento, quelli che oggi chiedono più rispetto per l'Ulivo e la sinistra sono quelli che hanno distrutto l'Ulivo e hanno consegnato l'Italia a Berlusconi, non accetto lezioni da nessuno", dice il presidente del Consiglio.
A rispondere è Bersani. "Affermazioni del genere non meritano un commento. Renzi ricordi che noi l'abbiam fatto l'Ulivo. Noi l'Ulivo l'abbiamo fatto", e ancora "se lui è la vera sinistra, noi cosa siamo?".
L'ex segretario poi passa a criticare la legge elettorale. "Penso tutto il peggio possibile dell'Italicum. Non è una novità". L'ex segretario ribadisce la sua posizione. Il tavolo sulle riforme di San Martino chiede che l'Italicum sia modificato. "Penso che sarebbe interesse di Renzi cambiarlo. Perché ho l'impressione che al M5s e alla destra la legge elettorale così com'è va bene. Avrebbero l'occasione di mettere insieme un listone al ballottaggio e tentare di prendere tutto", spiega. E aggiunge: "ma non sono sicuro che Renzi abbia ben presente il rischio, anche sul piano sistemico. Qui si sta parlando di un 25-27 per cento" di consensi "che può tenere in piedi da solo un governo. Una base di rappresentanza troppo esigua. Una situazione persino rischiosa".
Renzi replica: "Le primarie sono il migliore strumento per la scelta della classe dirigente e un presidio di garanzia democratica per tutti". "Vogliamo decidere regole nuove, sono pronte ma non si mettono in discussione", aggiunge Renzi. "Noi abbiamo i nostri limiti, certo, se ci sono dei casi, e ci sono stati, anche se alcuni sono stati presentati opposti alla realtà, va bene il ricorso, ma i ricorsi non diventino una scusa per chi ha perso e deve diventare quello che ha vinto", continua il presidente del Consiglio. "Gli ulteriori ricorsi saranno verificati, aspetteremo l'esito e se il risultato delle primarie sarà confermato, tutti insieme a Valeria Valente andremo a restituire una speranza di cambiamento ad una città che va rilanciata e non passa il tempo a discutere delle regole interne al Pd".
Infine, sulla possibilità che la sinistra dem possa non votare il referendum costituzionale se non arriveranno modifiche alla legge elettorale, Bersani risponde: "Io ho detto la mia sull'Italicum, il resto? Certo, il combinato disposto non dà un bel risultato ma il problema prima di tutto è la legge elettorale".
Su Renzi si dice "preoccupato". "Se dico cosa penso di Renzi vado su tutti i tg, ma se dico che sono preoccupato perché è in corso un processo silenzioso e strisciante di privatizzazione della sanità pubblica nessuno se ne occupa, così non va bene" continua e non tralascia di rispondere a previsioni sul futuro.
Un segretario del Pd per il futuro? "Zoro", risponde secco Bersani. "E' lui, è lui...", aggiunge sorridendo all'inviato di Gazebo, il programma ideato da Diego Bianchi, alias Zoro. A Bersani non piacerebbe affatto la chiusura o il ridimensionamento di Gazebo. "Ne approfitto e lo dico da persona che non ha mai detto una parola sulle televisioni e sulle radio: se la Rai servizio pubblico si privasse o indebolisse una trasmissione come la vostra da spettatore mi girerebbero molto perché io credo che certe cose che avete fatto sono una delle cose più belle che ha fatto il servizio pubblico negli ultimi anni".
Anche Renzi nomina Zoro. Nel centrodestra "per anni Berlusconi sceglieva, alla fine, i candidati", invece "nell'ultimo periodo, con Salvini che gli ha messo dei paletti, pare che Berlusconi li abbia mandati a stendere e a Roma abbia detto 'il candidato lo metto io'". Quindi "hanno fatto le 'gazebarie' o qualcosa del genere, da non confondersi con un'importante trasmissione televisiva di Rai3 o a Zoro gli prende un coccolone".
Poi, a distanza, continua con i riferimenti a quando accade all'ssemblea di Sinistra riformista : "In questi giorni tutta la discussione politica è al nostro interno, ma il mondo fuori da qui non è interessato alle nostre discussioni. Al mondo non importa nulla". Poi elenca una lunga serie di provvedimenti adottati, rivendicandoli come di sinistra e un invito a non farsi del male da soli: "Essere di sinistra non è fare le manifestazioni sull'articolo 18 ma aumentare i posti di lavoro. Essere di sinistra significa cercare di cambiare la realtà per quella che è e non la realtà parallela delle nostre discussioni interne".