Renzi è riuscito a distruggere Sel. Migliore lascia, scissione in vista
Gennaro Migliore si è dimesso da capogruppo di Sel alla Camera. Nichi Vendola non può dunque far altro che convocare d’urgenza una segreteria, oggi alle 13. La spaccatura tra i vendoliani, nonostante gli sforzi del leader è così arrivata al punto massimo, dopo settimane di dibattito interno, attorno al nodo del rapporto con il Pd.
Sul voto sul decreto Irpef, sugli ottanta euro in busta paga, si è consumato l’ultimo scontro. Se il partito nell’ultima assemblea nazionale aveva infatti stabilito che Sel si doveva collocare all’opposizione, il gruppo parlamentare, a maggioranza (17 sì, 15 no) ha deciso di votare, e ha votato (con le sole astensioni dei due eletti indipendenti Giorgio Aiuraudo e Giulio Marcon), il decreto.
Alla Camera sul decreto Irpef vincono i deputati per il sì e il capogruppo Migliore fa dichiarazione di voto a favore. Dopo il passaggio di due deputati nel Pd, continua così lo scontro nel partito tra chi guarda a Renzi e chi vuole Tsipras. Fratoianni precisa: "Restiamo all'opposizione".
Troppo difficile spiegare la contrarietà ai tagli alla spesa e agli enti locali, quando c’è di mezzo un provvedimento come gli 80 euro in busta paga, che lascia sì scoperti gli incapienti e i disoccupati, ma che coinvolge milioni di lavoratori. Questa è la linea che è prevalsa a seguito di una riunione molto tesa. Linea resa possibile dal regolamento della Camera che - a differenza di quanto accade al Senato - separa il voto di fiducia, posto dal governo, dal voto sul merito del provvedimento.
Proprio in quella riunione, Migliore ha ipotizzato le dimissioni se il coordinatore del partito e deputato, Nicola Fratoianni, avesse continuato a sostenere che si doveva mediare optando per l’astensione. Le dimissioni di Migliore sono rimaste in piedi nonostante il voto sia stato alla fine favorevole. A quanto apprende l’Espresso la scelta sarebbe stata determinata dall’atteggiamento di Fratoianni («nessuno pensi di sovvertire così quanto deciso dall’assemblea: restiamo all’opposizione», ha detto mentre l’aula votava) e dello stesso Vendola, che pubblicamente ha difeso e argomentato il voto a favore del decreto, ma che privatamente avrebbe ammonito i deputati, specificando che il gruppo deve seguire la linea del partito e non viceversa.
Diventa ora concreta la possibilità che una parte consistente dei parlamentari di Sel, quella più governista e che ha vissuto male l’esperienza delle Europee con la lista unitaria della sinistra, passi con il premier, entrando magari in maggioranza. Già due deputati, Michele Ragosta e Ferdinando Aiello, sono passati nell’ultima settimana nel Pd. «Non credo che Renzi stia facendo dello scouting su Sel» ha detto Vendola, accerchiato dai cronisti. Aggiungendo una battuta che sembra liberatoria: «Non credo che Renzi stia facendo dello scouting su Sel. E comunque non gli conviene...». E non gli converrà, ma se nel gruppo finisse anche qualche senatore, il tutto si farebbe interessante.