Monti premier già a febbraio. Anno 2011. Ecco le prove
![]() "Il Sacro Monti", il libro pubblicato da AI Editore
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Ma cosa ha detto veramente Monti? E da dove viene? Qual è stata la sua formazione scientifica? Quali sono stati i suoi maestri di vita? È veramente il rappresentante dei poteri forti? È un massone? Un banchiere complottista? Un super liberista? Un eroe forgiato nelle scuole dei gesuiti che ha poi schiacciato a Bruxelles Bill Gates? O, infine, come lo definisce il Financial Times, un leader a tempo? Un racconto di Mario Monti inedito dagli anni del liceo dei gesuiti a Milano ai suoi studi alla Bocconi e a Yale, dagli anni della contestazione come docente a Trento e Torino, fino al suo impegno come rettore in Bocconi, come membro del Consiglio di Amministrazione della Fiat e come commissario europeo a Bruxelles, attraverso il racconti di compagni di scuola, politici, docenti, studenti, economisti e giornalisti in un «io lo conoscevo bene» e un «come eravamo» che spiega oggi il “Montismo”. Una narrazione puntuale, a tratti anche dissacrante, del Monti anticasta e antipolitico: il suo “Tabernacolo” in Bocconi, il suo stile di vita, la dialettica oratoria che buca lo schermo, scala gli indici d’ascolto, ipnotizza i giornalisti e attraverso la quale riformerà l’articolo 18. Il suo Loden, le prime alla Scala, la crocerossina Donna Elsa, le sue cene a Palazzo Chigi e il fuoco amico della stampa dei partiti tradizionali cui Supermario sta succhiando voti e simpatie.La prima biografia non autorizzata del seguace di Sant’Ignazio che Gabriele Albertini vede come un «nuovo de Gasperi» e che Pannella battezza come un Re Sole, «potere forte e non sua rappresentanza». Un Monti già santo subito e che molto probabilmente ascenderà al monte Quirinale, prossimo presidente della Repubblica... ![]() "Ammazziamo il Gattopardo", il libro di Alan Friedman pubblicato da Rizzoli
Perché l'Italia è precipitata nella crisi peggiore degli ultimi trent'anni? La colpa è della Germania, dell'austerity imposta dall'Europa, della moneta unica? O della mediocrità della classe dirigente? Esiste una via d'uscita, una ricetta per rifare il Paese? Per rispondere a queste domande, Alan Friedman, forse il giornalista straniero che conosce meglio la realtà italiana, parte da quegli anni Ottanta in cui l'Italia era la "quinta potenza economica del mondo" e pareva avviata verso una vera modernizzazione per arrivare fino alle drammatiche vicende degli ultimi anni. Attraverso conversazioni con i protagonisti dell'economia e della politica, da cinque ex presidenti del Consiglio (Giuliano Amato, Romano Prodi, Silvio Berlusconi, Massimo D'Alema, Mario Monti) a Matteo Renzi, Friedman fa luce su retroscena che nessuno ha finora raccontato. Il racconto delle vicende politiche degli ultimi anni assume una nuova luce, rivelando ciò che spesso è stato omesso o taciuto. E si combina con un ambizioso e sorprendente programma in dieci punti per rimettere il Paese sul binario della crescita e dell'occupazione. Il tempo delle mezze misure è finito, e Friedman, in questo libro coraggioso, offre una ricetta di riforme di vasta portata. |
Altro che estate 2011 come scrive Alan Friedman in "Ammazziamo il gattopardo". Mario Monti era pronto a diventare premier già dall'inizio di quell'anno. Tutto scritto su Affaritaliani.it in tempi non sospetti. Martedì primo febbraio 2011 Mario Monti e Giorgio Napolitano, i due protagonisti del giallo dello spread, erano insieme al convegno della Bocconi per ricordare il banchiere-padre dell'euro Tommaso Padoa-Schioppa, scomparso improvvisamente a Roma nel dicembre dell'anno prima.
Presente anche, udite udiete, Massimo D'Alema, l'Andreotti della sinistra, che - come scriveva Affari il 5 febbraio 2011 - stava progettando la spallata al quarto governo Berlusconi. A lodare l'amico Padoa Schioppa scomparso c'erano pure nientemeno che Mario Draghi e Jean Claude Trichet, quest'ultimo presidente della Bce all'epoca. Proprio i due banchieri che, nei mesi successivi avrebbero inviato la famosa lettera al governo italiano che lo obbligava al pareggio di bilancio e inseriva il famoso e famigerato fiscal compct.
Una lettera che rappresentò una intromissione senza precedenti e che di fatto fu la mazzata finale per il Cavaliere facendo toccare allo spread la soglia di non ritorno di 500.
Monti, Napolitano, Draghi e Trichet. E' proprio il quartetto (con il pepe di D'Alema) che vedremo all'opera nei mesi successivi e che oggi sono accusati di complotto anti-Silvio. Insieme, appassionatamente. Nelle stanze ovattate della Bocconi. Nacque lì la corrispondenza di amorosi sensi tra le supreme autorità politico-istituzionali italo-europee e il rampante economista milanese? Parrebbe di sì a giudicare da quello che accadde pochi mesi dopo, sempre in Bocconi e precisamente il 26 maggio verso le 16 e 30 quando nell'aula magna della Bocconi Mario Monti, pensando di parlare a un pubblico ristretto, fece un discorso molto politico e quasi un'autoinvestitura. Era però presente a quel convegno sul sociale il direttore di Affari che realizzo l'intero reportatge riferendo parola per parola l'intero discorso di Monti (che riuscì a registrare). E al termine chiese a Monti spiegazioni su quell'imprevista sua sorta di discesa in campo e ne ottenne un'imbarazzata risposta da parte dell'uomo che fece tremare Bill Gates, il quale però preferì sfuggire all'intervista (ascolta l'audio).
Il tutto viene viene attentamente raccontato nel libro Il Sacro Monti.
L'AUDIO DELL'INTERVENTO DI MARIO MONTI NELL'AULA MAGNA DELLA BOCCONI
L'AUDIO DELLA DOMANDA DEL DIRETTORE DI AFFARI A MARIO MONTI
Affari il primo a lanciare Monti...
Quando il governo Monti nacque alla Bocconi