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Politica
Tentazione rimpasto? Incidente possibile sulla via delle riforme

Mai come in questo momento si è rafforzato l’asse Di Maio-Conte e c’è perfetta unità d’intenti tra lo stesso ministro degli Esteri e il capo politico del Movimento Cinque stelle Vito Crimi in funzione anti-rimpasto. Perché le voci circa la necessità di fare un tagliando all’attuale governo si rincorrono sempre più forti. Anzi, non sono più voci se dal Pd, ormai, apertis verbis, pezzi da 90 come Goffredo Bettini e Andrea Orlando ne reclamano un rafforzamento e chiedono nuova linfa. Trovando sponda su questo anche in Italia viva. Il partito di Matteo Renzi non disdegnerebbe affatto un altro posto al sole all’interno dell’esecutivo. Gli unici a cui un rimpasto non converrebbe, dunque, sono i Cinque stelle. Sarebbero loro, infatti, a perderci e a rimetterci di più, come aveva lasciato intendere lo stesso capo politico Vito Crimi già nel corso del conclave con i ministri del Movimento, a settembre scorso, in un agriturismo romano. Ecco che, allora, anche solo guardando alle convenienze del momento, fatta eccezione per chi in casa M5s - soprattutto tra le nuove leve - scalpita per ambizioni personali, il Movimento da un lato e Giuseppe Conte dall’altro si muovono quasi come un sol uomo per allontanare il rimpasto. Uno scenario nel quale potrebbe finire risucchiato lo stesso premier. Non a caso, lo spauracchio di Mario Draghi continua a giorni alterni ad essere evocato.  “A meno che - come ragiona ad alta voce con Affari una fonte parlamentare del Movimento - non fosse il presidente del Consiglio in persona a pilotarlo. Se fosse lui a decidere singoli innesti, chirurgici cambiamenti nella squadra, e li sottoponesse al Quirinale, allora la storia cambierebbe”. In che senso? “Nel senso che si eviterebbero le consultazioni e, quindi, si scongiurerebbe l’incidente di percorso che porterebbe dritti sul Colle più alto”.

L’incidente di percorso, appunto. L’eventuale agguato all’attuale equilibrio di Palazzo Chigi non può arrivare dal dialogo con Forza Italia, caldeggiato in primis da Pd e Iv. Anche perché nessuno, da questo punto di vista, si spingerebbe pure solo a ipotizzare un ingresso azzurro in maggioranza. Non foss’altro perché troverebbe un muro invalicabile da parte dei Cinque stelle. E, poi, c’è da aggiungere che lo stesso Silvio Berlusconi ha chiarito più volte, per evitare ulteriori scossoni nel centrodestra, il concetto di una collaborazione nel rispetto dei ruoli. “Ma tra l’altro non avrebbe senso - argomenta un insider pentastellato -. Se Pd e Iv scalpitano per contare di più non sarebbe una mossa intelligente doversi poi ‘spartire’ lo spazio pure con Foza Italia”. Certo, rimane lo scoglio Mes. Anche se in casa M5s confidano molto nel fatto che si sia compreso il doppio binario: da un lato la riforma organica del trattato, sulla quale si attendono ragguagli da parte del ministro Gualtieri, e dall’altro il ricorso al prestito da 37 miliardi per la sanità che rimane off limits per i Cinque stelle. No, il vero inciampo che spianerebbe la strada a un rimpasto, è costituito dalle riforme. Ad Affaritaliani.it raccontano da più parti che “è sul quel sentiero che potrebbe aprirsi una crepa. E chi vuole a tutti i costi il rimpasto è lì che guarda per creare o pilotare l’incidente”. In effetti, i segnali al tavolo delle riforme, come rivela una fonte, ci sono tutti: “Se il Pd, per esempio, dopo quella del taglio dei parlamentari, aveva fretta di completarle, adesso quasi offre una sponda a Italia viva che cavalca il tema del superamento del bicameralismo perfetto”.  

Insomma, il terreno è scivoloso. E l’obiettivo, si vocifera, è chiaro: “Pd e Iv vogliono un ministro in più”. I nomi in ballo sono sempre gli stessi. Per Italia viva, nei Palazzi, continua a farsi quello di Maria Elena Boschi, ma anche di Ettore Rosato. Se non dello stesso Renzi, che sarebbe ben lieto di entrare nella squadra di governo. Dalle parti del Nazareno, invece, si punterebbe su Orlando e Graziano Delrio, mentre è meno accredita la voce secondo cui il segretario Nicola Zingaretti sarebbe intenzionato a ricoprire un incarico nell'esecutivo. Prima di ragionare di persone, però, occorre il casus belli ed è quello al quale tra le fila M5s non escludono si possa arrivare. “E pensare che prima della seconda ondata, quando ancora nel Pd si muovevano con maggiore prudenza - spiffera un parlamentare M5s dietro garanzia di anonimato - i dem volevano che fossimo noi a creare l’incidente. Certo, adesso che sono usciti allo scoperto con i loro desiderata, è chiaro che un eventuale incidente porterebbe la loro firma a caratteri cubitali”. Il Nazareno è avvertito...

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