Politica
Terzo mandato, Meloni valuta il sì. Contropartita (economica) a FI, Lega accontentata con Zaia e blitz pro De Luca per spaccare l'asse Pd-M5S
FdI non esclude un ripensamento della premier. Ecco perché

Terzo mandato, ecco che cosa c'è dietro i ragionamenti nella maggioranza
Forza Italia è stata chiara. Prima il portavoce nazionale Raffaele Nevi ad Affaritaliani.it e poi lo stesso vicepremier, ministro degli Esteri e segretario azzurro Antonio Tajani, hanno affermato chiaramente che resta il no al terzo mandato per i presidenti di regione, malgrado le timide aperture di Fratelli d'Italia e il pressing della Lega che per domani, mercoledì 11 giugno, ha convocato un consiglio federale - il massimo organo del partito - per rilanciare la candidatura di Luca Zaia alle elezioni regionali che si terranno quasi certamente in ottobre.
Ma che cosa pensa davvero Giorgia Meloni su questo punto? Il vertice di oggi tra la presidente del Consiglio, i due vice-premier e Maurizio Lupi non ha sciolto alcun nodo rimandando la decisione finale a un altro summit proprio tra i leader. La questione è tutta politica, di strategia, di tattica, di pesi e di contrappesi. Fonti ai massimi livelli di FdI, molto vicini alla presidente del Consiglio, spiegano ad Affaritaliani.it che "se una settimana fa la risposta sarebbe stata al 100% no al terzo mandato", oggi invece "c'è un 80% che non ci si arrivi ma un 20% che si faccia questa svolta" che piace molto al Carroccio e che consentirebbe a Zaia di ricandidarsi in Veneto.
Questa mossa servirebbe a Meloni per chiudere due crisi regionali, aperte nel Centrodestra, quella in Friuli Venezia Giulia e quella nella provincia autonoma di Trento, con Massimiliano Fedriga e Maurizio Fugatti che anche loro puntano al terzo mandato. La Lega verrebbe così "accontentata" su un punto chiave e dirimente - altrimenti il Carroccio in Veneto rischia di esplodere - e Forza Italia come contropartita otterrebbe due importanti misure economiche. La prima lo slittamento di dodici mesi e non di sei, quindi al primo luglio 2026, della sugar tax, in attesa dell'abolizione da discutere però con l'Unione europea.
E in secondo luogo Meloni darebbe - come ha fatto capire anche oggi - precedenza al taglio delle tasse per il ceto medio (che vuole Tajani) rispetto alla nuova rottamazione a 120 rate tutte uguale (che vuole Salvini). Una mossa, se sarà davvero così, quella della Lega per evitare la caduta delle giunte in FVG e in Trentino, per evitare che la Lega vada in subbuglio in Veneto dove già sono furiosi per i ritardi sull'autonomia regionale e per rinsaldare la maggioranza. In cambio Forza Italia avrebbe contropartite economiche.
Ma c'è un altro punto chiave che spinge Meloni a valutare l'ipotesi del terzo mandato per i Governatori ed è quella di mandare in crisi il Centrosinistra e l'alleanza Pd-M5S in Campania. L'accordo trovato tra Elly Schlein e Giuseppe Conte prevede che per il dopo-De Luca il candidato sia un pentestellato: Sergio Costa, vicepresidente della Camera ed ex ministro, o Roberto Fico, contiano doc ed ex presidente della Camera.
Ma se il governo e la maggioranza decidessero di introdurre il terzo mandato, che ovviamente varrebbe in tutta Italia, De Luca pretenderebbe di ricandarsi, visto che aveva anche fatto una legge regionale poi bocciata dalla Corte costituzionale. In questo modo la premier manderebbe in frantumi il Centrosinistra in Campania e potrebbe conquistare la regione, magari con il "suo" (di Fratelli d'Italia) Edmondo Cirielli, attuale vice-ministro degli Esteri.
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