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Politica
Transition Fund, a rischio i fondi europei per Taranto?

di Vincenzo Caccioppoli

 

Ieri la commissione Regi del parlamento europeo ha votato una proposta di regolamento del Just Transition Fund, il fondo da 40 miliardi di euro rivolto alle regioni più povere per sostenerle nella loro riconversione verso una economia green e sostenibile. All’interno di queste in un primo momento doveva avere un ruolo significativo anche la zona del Sulcis con il suo importante bacino carbonifero e l’Ilva di Taranto. Ma secondo le prime indiscrezioni le decisioni prese dalla maggioranza della commissione potrebbero essere molto negativi sia per il Sulcis e sia sopratutto per il complesso dell’acciaio tarantino. Il primo ad evidenziare questo rischio per le acciaierie di Taranto, è stato Raffaele Fitto, eurodeputato di Fdi e neo candidato per il centrodestra proprio alla presidenza della Regione Puglia  “Una proposta che cosi come approvata risulta innanzitutto non chiara, ma che rischia di escludere Taranto dall’utilizzo del Fondo, con la mancata modifica dell’art.5, e che per le forti condizionalità rende difficile l’accesso all’utilizzo del fondo stesso. Al tempo stesso è sconcertante la decisione della maggioranza di congelare qualsiasi discussione sui criteri per la ripartizione delle risorse” Eppure proprio il complesso industriale di Taranto era stato individuato come un sito per la riconversione nella produzione di acciaio ad idrogeno. Lo scorso giugno, in un’intervista esclusiva al Corriere della Sera Frans Timmermans, il vicepresidente della Commissione europea, con la delega al Green Deal, dichiarò: “Vogliamo investire lì perché c’è un problema con l’acciaio e il carbone. Se saremo capaci di costruire l’acciaio europeo con l’idrogeno anche a Taranto avremo l’acciaio verde e saremo competitivi”. Spiegando che il JTF era passato da 7,5 a 40 miliardi e questo offriva “la possibilità di rinunciare al carbone, trasformando le industrie che ne dipendono troppo”. E aggiungendo: “Pensate a una Taranto in cui non ci sia più la sfida per la salute e l’aria sia pulita: ci vogliono investimenti enormi, ma l’acciaio fatto con l’idrogeno è possibile”. Il problema è ancora non si capisce di dovrebbe farli questi“ investimenti enormi”, a meno che il commissario non pensi che con i 364 milioni di euro destinati a Taranto si possa realizzare una simile conversione. Ed è forse anche per questo che adesso la commissione sta cambiando le carte in tavola, come qualche maligno maliziosamente osserva. L’entità del finanziamento che occorre avrebbe evidentemente provocato un ripensamento  sul sito tarantino. Il problema sarebbe sorto in Commissione, come evidenziato dall’onorevole Fitto, in merito all’art. 5 (Ambiti di esclusione del Fondo) del testo del Just Transation Fund che prevede l’esclusione del finanziamento a imprese in difficoltà. Da Bruxelles, sostengono che si sia trovato un accordo, secondo cui le aziende già in difficoltà economica al 15 febbraio 2020 (quando venne presentato il documento con  le opinioni preliminari dei servizi della Commissione sui settori di investimento prioritari e sulle condizioni quadro per l’attuazione efficace degli investimenti del Fondo) come ad esempio l’ex Ilva di Taranto, vengano escluse dalla possibilità di attingere ai fondi previsti. Inoltre, sembra che l’accesso ai finanziamenti del fondo sarà consentito solo a regioni pesantemente dipendenti dall’estrazione o combustione di carbone, lignite, scisto o torba, come ad esempio Polonia ( non a caso fra i maggiori beneficiari del fondo) e Germania, e solo a rigorose condizioni. Senza contare per restare nell’area pugliese, che il JTF escluderebbe dalle zone beneficiarie quella di Brindisi, impegnata nella decarbonizzazione della area di Cerano, dove è presente una centrale Enel da 2500 Mw. Insomma sembra che, proprio come paventato da qualcuno, alla fine sia proprio il nostro paese a rischiare di pagare il conto più salato nella suddivisione di questi fondi nell’ambito del nuovo green Deal europeo . Ora bisognerà attendere il voto a Settembre in aula, sperando che gli emendamenti già annunciati da alcuni gruppi parlamentari possano modificare il quadro, ed evitare che Taranto e la Puglia, perdano anche questa ennesima possibilità di salvare gli impianti e con essi migliaia di posti di lavoro.

 

vcaccioppoli@gmail.com



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