Treni regionali: federalismo accattone - Affaritaliani.it

Politica

Treni regionali: federalismo accattone

Di Giuseppe Vatinno
 
La tragedia di ieri a Bari accende i riflettori su un altro punto critico della nostra sgangherata Repubblica: il federalismo accattone che negli ultimi 15 anni ha consegnato trasporti, sanità ed energia alle Regioni che lungi essere quel modello di preclara efficienza prefigurato dai Padri fondatori si è rivelato essere un coacervo di inefficienza, burocrazia e parassitismo con buona pace della “mistica federalista” che tanti danno ha apportato ad un Paese fondamentalmente anarchico ed ingovernabile come il nostro.
Per quanto riguarda i trasporti Trenitalia ha conferito alle Regioni il trasporto locale con il bel risultato che è sotto gli occhi di tutti non solo in termini di sicurezza ma anche di igiene e decoro dei nostri treni fatiscenti, sgangherati (come la Repubblica), malfunzionanti, gelidi di inverno e torridi d’estate, con scritte vandaliche ovunque, puzza costante e chi più ne ha più ne metta.
 
Renzi ha nominato i nuovi vertici di Trenitalia, tramite il ministro delle infrastrutture e dei trasporti Del Rio, a dicembre 2015. Roba fresca dunque.
La “prima donna Ad” (come recita la pomposa coreografia aziendale) è una funzionaria interna, tal Barbara Morgante, che piano piano e quatta quatta ha scalato la società, mentre il Presidente è tal Tiziano Onesti.
Di quest’ultimo si sa che è un professore universitario entrato nello scandalo degli “stipendi d’oro” che il gruppo Caltagirone pagava al cda di Acquamarcia di cui l’Onesti era presidente:
 
http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/12_settembre_28/acqua-marcia-stipendi-doro-2112015200536.shtml
 
I nomi, rispetto all’enorme potere che gestiscono, dicono poco ma danno anche la misura del understatement modaiolo che domina ormai il mondo delle nomine politiche importanti.
Da questa signora e da questo signore, ben appolaiati nello scranno più alto dell’Azienda di Stato dei trasporti ferroviari non è venuta ancora una sola parola d scuse e figurarsi di intenzioni di dimissioni, come il più logico del buon senso vorrebbe in un Paese normale di dalemiano memoria.
Un recente dossier di Legambiente ha fatto emergere che dal 2010 le tratte si sono ridotte del 6.5% pari a 1189 Km mentre i biglietti sono naturalmente aumentati. Sono stati soppressi tragitti strategici come la Pescara – Napoli che unisce i due mari d’ Italia in direzione sud –est sud –ovest, mentre le infrastrutture semplicemente degradavano esponenzialmente per mancanza di investimenti.
Un vero schifo.
In particolare la tratta dove è avvenuto il disastro di ieri è gestito dalle Ferrovie del Sud – Est e dal 2007 (quasi 10 anni!) è in corso un fantomatico raddoppio del binario unico responsabile del disastro.
Oltretutto i sistemi di sicurezza software più avanzati non risultano attivi nella tratta in questione.
Perché?
Lo chiediamo ai tanti Emiliano (attivissimo sui referendum trivellatori ma che ora tace furbamente), ai tanti sindaci pugliesi e ai partiti.
La strategia del ferro in Italia (Paese stretto e lungo) ha da sempre pagato dazio all’ impero della gomma Fiat senza alcun ritegno per strategie utili al Paese e non ai soliti noti.
Qui la commistione tra la cattiva politica, la cattiva impresa e la cattiva amministrazione.
Per ora Renzi si è limitato alle lacrime di rito; ma le nomine le ha fatte lui insieme al ministro Del Rio…; del tutto stonata poi la pronta presa di posizione (questa sì velocissima) della sottosegretaria allo stesso dicastero Simona Vicari che ha detto testualmente “ora non è tempo delle polemiche” utilizzando cinicamente il clima emotivo che si è creato per deviare e mettere a tacere le evidenti responsabilità della politica.