Politica
Ucraina, la Lega voterà sì al rifinanziamento degli aiuti militari. Pena governo in alto mare e Meloni al voto con Calenda e senza Salvini
Il testo verrà edulcorato, ma la sostanza non cambia

Matteo Salvini a Direzione Nord
Borghi ha usato parole forti, poi ha assicurato "il governo non rischia". Stesso copione dei beni russi confiscati
La Lega prepara il terreno per la grande ritirata sul rifinanziamento degli aiuti militari anche nel 2026. Ieri il senatore Claudio Borghi è uscito con una nota ufficiale affermando: "Abbiamo sempre appoggiato le decisioni del Governo senza rinunciare a esprimere le nostre idee e, come detto già l'anno scorso, la Lega non voterà una semplice ennesima riproposizione del vecchio decreto armi. Ci attendiamo un cambiamento che ravvisi una discontinuità che tenga conto della situazione attuale e dei negoziati in corso". Per poi precisare che l'esecutivo "non è a rischio".
Oggi, domenica 14 dicembre, l'ordine di servizio arrivato dall'alto - visto che Matteo Salvini tra l'altro interviene alla festa di Fratelli d'Italia di Atreju - è quello di non parlare. Fonti ai massimi livelli di FdI, vicinissime alla premier Giorgia Meloni, e di Forza Italia, a stretto contatto con il vicepremier Antonio Tajani, spiegano chiaramente che si tratta di una sorta di "balletto semantico" per ingoiare la pillola. Esattamente come è accaduto sul congelamento dei beni russi in Europa.
Prima il Carroccio era totalmente contrario, poi quando l'Italia ha votato sì anche se condizionando l'utilizzo di questi soldi per inviare armamenti all'Ucraina pena il rischio di un contenzioso giuridico difficile da vincere (ammesso anche da Tajani), la Lega ha esultato dicendo che ha vinto ed è passata la sua linea. La stessa cosa accadrà con il decreto armi a Kiev.
Quasi certamente verranno inserite frasi del tipo che si tratta dell'ultimo anno e soprattutto che il governo italiano è impegnato fortemente e in primo piano per una soluzione pacifica affidandosi soprattutto alla mediazione del presidente Usa Donald Trump e prendendo così le distanze dalle posizioni ultra-Ucraina di Francia e Regno Unito. Ma, pur ammorbidendo e sistemando il testo, il decreto verrà votato sia in Cdm sia in Parlamento.
Anche perché - e Salvini lo sa benissimo - se davvero su un tema così cruciale e di immagine internazionale per l'Italia la Lega anche solo si astenesse, senza votare contro, appena approvata la Legge di Bilancio per il 2026 Meloni salirebbe al Quirinale per rassegnare le dimissioni e chiedere subito elezioni anticipate. Con una campagna elettorale tutta contro la Lega che avrebbe fatto cadere il governo eletto dal popolo minando la stabilità del Paese e la credibilità sui mercati finanziari.
A quel punto sarebbe già pronta l'alleanza con Azione di Carlo Calenda, insieme a FdI, Forza Italia e Noi Moderati e la Lega fuori dal Centrodestra. Ma il potere tiene uniti e questo non accadrà. Basta leggere le parole di Borghi - non certo un leghista moderato - prima la minaccia poi la rassicurazione ("Il governo non è a rischio"). Basta un po' di zucchero e la pillola va giù cantava Mary Poppins. E lo zucchero sono appunto quelle frasi sul dialogo, su Trump etc... che stanno trattando direttamente Meloni e Salvini. Ma alla fine la Lega voterà sì.
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