Ultima chiamata per il Pd

di Adriana Santacroce
Sembrava strano quel silenzio di Matteo. Mentre arruolava personaggi così distanti tra loro come Veltroni, Orlando e Bianco, lui stava zitto. Quasi consumato in una tattica di d'alemiana memoria, mentre il governo Letta sopravviveva a stento senza alti né bassi.
Ora l'ha detto: disponibile a guidare il partito. Lasciando, certo, una via d'uscita, subito superata, però, quando, parlando del congresso, ha usato l'indicativo: io vorrò. E non: vorrei. Allora ci siamo. Renzi prova a guidare il partito e, quando si voterà, a guidare il Paese, stritolato ormai, oltre che dalla crisi, da un cinismo più politicante che politico. Dove gli ideali si perdono nella notte in cui tutte le vacche sono nere.
La cancellazione dell'imu per la prima casa per il 2013 è una grande vittoria di Berlusconi. Il Pd ha sempre detto di volerla cancellare per l'85% degli italiani. Gli altri se la potevano permettere. Ma il Pdl ha insistito, minacciato, fatto propaganda. E ci è riuscito. D'altra parte il suo elettorato è anche e soprattutto in quel 15%. Ha fatto il suo lavoro. Sfugge del tutto, però, la sottomissione del Pd che ha subito come un partitino di coalizione un obiettivo che, non solo, non era nel su programma, ma che va anche contro quell'idea di tensione sociale che dovrebbe sostenere i suoi principi.
E invece niente. Ora ci dicono che l'aumento dell'iva previsto per ottobre forse si può evitare. Che la nostra economia si sta riprendendo e che, forse non ce ne è bisogno. A parte il fatto che di ripresa con quasi il 40% di disoccupazione giovanile non se ne vede neanche l'ombra, perché il Pd almeno di questo non ne fa una bandiera? Perché su nulla, proprio nulla, non riesce a mettere, non dico un cappello, ma almeno un berretto? Perché il partito accetta che per coprire la seconda e la terza rata dell'imu si utilizzino, probabilmente, una sanatoria sui giochi (chi era che diceva: mai più una sanatoria, eh?) e un aumento delle accise (che gravano su tutti e pesano di più sui più deboli) ?
Dov'è finito il partito che non pensa solo all'oggi ma anche al domani? Non solo all'io ma al noi, non solo al qui ma all'altrove?
Era stato affascinante il discorso di insediamento di Letta. Il guerriero che depone la spada, le armature che si incontrano. Sembrava finita, o almeno interrotta, l'epoca della bocciofila. Sembrava che un po' di tensione morale fosse tornata. E invece niente. Supino al Pdl, totalmente inattivo per la legge elettorale che sarebbe la cornice necessaria per cambiare questo Paese, il Pd vivacchia. Aggrappandosi al fantasma del Letta Bis, che nascerebbe già malconcio nonostante "l'aiutino" dei 4 senatori a vita di area governativa, il Pd ha perso la sua spinta propulsiva. L'ideale di speranza, di cambiamento si è trasformato in pura sopravvivenza. Certo, c'è la crisi. Ma questo non vuol dire non cercare di costruire un mondo migliore. Per tutti e per davvero. Non inseguendo ideologie, come lo ius soli che non serve a nessuno, soprattutto in questo momento, ma aiutando il Paese a ripartire. Utilizzando quello che ha e dando coraggio a chi lo sta perdendo.
Le parole di Renzi a Genova erano parole di sinistra, di centrosinistra. Credo che nessuno, questa volta, gli abbia dato del filo berlusconiano o del centrista. Questa volta non può essere frainteso Matteo. La sfida è lanciata. Magari Cuperlo o qualcun altro farà meglio. Può essere. Ma il partito deve ritrovare passione e tensione reali. Altrimenti, e questa è l'ultima chiamata, è perduto.