Bari, 'Dedalo' perde
Raimondo Coga
Nel labirinto dell'editoria 'coraggiosa' il filo d'Arianna di Raimondo Coga e della sua 'Dedalo' è stato sempre la Saggistica. La sua scomparsa, a 79 anni, segue di qualche ora quella di un altro grande italiano, che non amava il "primo piano", Michele Ferrero. E segue di qualche anno quella di Gianfranco Cosma (anche lui di matrice Einuadi), che con la Palomar aveva tracciato un percorso editoriale abbastanza simile.
“La scomparsa di Raimondo Coga - ha detto in una nota diffusa il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola - è una notizia che ci colpisce duramente e ci addolora. Difficile inseguire parole che appaiano adeguate a dire di questo lutto. Con lui ci viene a mancare un bel pezzo di noi stessi e della nostra storia. Intellettuale raffinato, profondo conoscitore del Mezzogiorno, editore coraggioso. Raimondo Coga, attraverso la sua casa editrice Dedalo, è stato un testimone appassionato del Sud, sempre pronto all’attenzione e al dialogo".

"Bari e la Puglia - aggiunge Vendola - perdono un punto di riferimento illuminato della scena culturale, che ha portato la nostra regione al centro del panorama editoriale italiano del Novecento".
"È stato un organizzatore straordinario della vita culturale e intellettuale degli anni ’60, quando ritrovarsi intorno ad un libro o ad una rivista di Dedalo era motivo di confronto, di discussione, di dibattito sui più svariati temi; incarnando quello spirito di ricerca e quella visione della produzione editoriale che va oltre il libro in sé, per creare davvero cultura. Ci mancherà”.
"La Dedalo nasce nella primavera del 1965", ricorda e racconta Oscar Iarussi, "da una pregressa esperienza di Coga prima con l’Einaudi, di cui vendeva libri per potersi permettere il lusso di comprarne altri per sé, e poi con un’agenzia che rappresentava Feltrinelli, Guanda e Parenti".

"Aderendo all’obiettivo di un celebre saggio di Charles Percy Snow: «superare le due culture», la Dedalo di Coga mette in comunicazione le discipline scientifiche e quelle umanistiche. Niente letteratura e narrativa. Sociologia, diritto ed economia, da una parte; architettura, urbanistica e medicina, dall’altra. E ancora oggi la casa editrice, il cui catalogo allinea oltre milletrecento titoli, predilige la saggistica e fa opera meritoria nel campo della divulgazione scientifica".
"Dire «Dedalo» equivale soprattutto a dire «riviste». Coga ne varò a decine, sul sito web se ne contano quarantatré, praticamente in tutti i campi. A partire da “Sapere” la rivista rilevata dalle Edizioni di Comunità di Adriano Olivetti in dismissione. La stessa che da qualche tempo è rinata per volontà di Claudia Coga, che ha preso le redini della casa editrice".

"Fra tutte, però - sottolinea Iarussi - è impossibile dimenticare «il manifesto», nato nel 1969 come mensile Dedalo, dopo che Rossanda, Pintor e compagni, ancora iscritti al Pci, si erano rivolti invano sia alla Einaudi sia alla Feltrinelli. Approdarono a Bari e Coga disse subito di sì, ponendo la condizione della diffusione di massa, in edicola. Ne uscirono dodici numeri prima che la Dedalo regalasse la testata al collettivo per far nascere a Roma il quotidiano. Fu un successo: si vendevano trentamila copie a numero, con picchi di settantamila".
“A darci una mano – ricordava l’editore – fu il mio amico democristiano Giuseppe Giacovazzo che, conducendo il Tg1 della notte, citava spesso “il manifesto”, sia pure per evidenziare le divisioni interne al Pci che avrebbero portato all’espulsione di Rossanda e compagni”.
(gelormini@affaritaliani.it)