PugliaItalia
Catapani, presidenti
ed esercizi di democrazia
Il futuro è nelle radici: la tradizione bizantina in Puglia per la vittoria degli strumenti di democrazia, come raggio di luce nei momenti critici del Paese.
L’analisi politica degli eventi ci dice che al diffondersi ‘rapido’ del Coronavirus e al manifestarsi dei primi segnali di contagio in Italia, pur reagendo con pronta sensibilità, l’azione governativa non ha brillato per ‘speculare velocità’. Evidenziando, da subito, un frazionamento delle iniziative, spesso dettate da comprensibile allarmismo.

Tanto da rendere necessaria l’esautorazione di alcuni poteri delle autorità locali, sindaci e presidenti regionali, avocando all’Esecutivo una centralità delle decisioni, per garantire un’uniformità dell’azione e una maggiore razionalità nel coordinamento in capo alla Protezione Civile.
Agli inizi gli interventi si concentrano sulle aree interessate dai cosiddetti ‘focolai’, nelle quali vengono adottate una serie di misure restrittive, che ben presto - però - si dimostrano inadeguate, soprattutto perché effetti e conseguenze della situazione critica si riflettono in tutte le altre aree: con gli annullamenti delle prenotazioni, le cancellazioni dei voli, i rientri a casa dei fuori sede, la carenza di materiale immunologico.
Nonostante l’accordo raggiunto con gli stessi enti regionali, il presidente della Regione Marche - spinto da una serie di preoccupazioni per la lentezza della reazione o proseguendo un iter già avviato in precedenza - contrariamente alle intenzioni del Governo, dispone la chiusura delle scuole.

Immediatamente il decreto è impugnato dal Governo davanti al TAR, che ne sentenzia l’annullamento. Da questo momento gli ‘impulsi dei governatori locali’ sono in qualche maniera neutralizzati. Intanto, il virus non conosce frontiere e fa registrare i suoi effetti nelle altre regioni italiane. Prima fra tutte in Puglia, dove si registrano i rientri di alcuni pazienti o parenti di pazienti contagiati in Lombardia.
La velocità dei processi di trasmissione del Coronavirus continua ad essere alta, mentre quella richiesta alle contromisure del Governo risente della contesa politica, ed è influenzata dalla ricerca di equilibri in funzione di tutta una serie di appuntamenti e scadenze amministrative, per certi aspetti anche in chiave di prospettiva elettorale. In pratica, non si avverte una comunione d’azione tra maggioranza di governo e opposizioni.

E qui la Puglia e la sua tradizione bizantina diventano protagonisti dell’accelerazione. All’impulso di un presidente (Marche), bocciato dal TAR, in qualche modo corrisponde il pungolo incisivo adottato in Puglia.
Il Governo tergiversa sulla chiusura delle scuole - evidente presidio “a forte potenziale di rischio” insieme a cinema, teatri, stadi, gli stessi ospedali e assembramenti diversi - ed evita di fornire garanzie o certificazioni, come richiesto ancora dalle Regioni, dell’assenza di pericolo nei plessi scolastici.
Dal ‘Catapano’ pugliese arriva, pertanto, il provvedimento catalizzatore: l’ordinanza che ribadisce e garantisce a famiglie e studenti la priorità del diritto alla salute rispetto alla didattica. Il punto di leva per svegliare l’azione sotto resistenza del Governo.
In pratica, l’affermazione dei principi democratici alla base dell’assetto istituzionale del Paese. Riuscire a modificare o incidere sull’azione di Governo, attraverso l’utilizzo degli strumenti democratici a disposizione; ottenendo, alla fine, il decreto che oggi segna l’intera quotidianità nazionale.
Questo, in politica, si chiama ‘punto a favore’. Non importa che sia stato il presidente Emiliano a metterlo a segno. E’ importante che si sia realizzata una vittoria della democrazia!
(gelormini@affaritaliani.it)
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Pubblicato sul tema: Coronavirus, la tradizione bizantina pugliese e il decreto del Governo
L'ordinanza di Emiliano: per 15 giorni se si vuole 'A scuola da casa'

