La poesia di Eduardo al Petruzzelli
Con Nicola Piovani e Luca De Filippo

Da sempre la poesia, prim'ancora che recitata o declamata, è stata a lungo rigorosamente, abitualmente e tradizionalmente "cantata". Dare musica e voce di canto ai versi di un gigante della letteratura e del teatro italiano, come Eduardo De Filippo, è impresa che solo l'umiltà di grandi maestri può affrontare, per restituircene la declinazione suggestiva di un'emozione senza tempo.
L'arte, la maestria e la poesia dialettale di Eduardo tornano sul palcoscenico del Teatro Petruzzelli a Bari, grazie alla riproposta di uno dei suoi capolavori meno noti: Padre Cicogna, messo in scena da Nicola Piovani e Luca De Filippo.
Indelebile il ricordo di Eduardo al Petruzzelli, quello prima dell'incendio, che dopo aver ricevuto la cittadinanza onoraria di Bari, sotto lo sguardo rapito di Carmelo Bene, recita e legge un rosario di sue poesie, tra cui l'incommensurabile riproposta de "O rraù", con l'impagabile premessa della ricetta per un'autentica preparazione della conserva di pomodoro.

"L’idea, il mio desiderio di mettere in musica Padre Cicogna", ricorda Nicola Piovani, "risale a più di venti anni fa, praticamente alla prima volta che l’ho letto rimanendone profondamente sedotto. E sono molto contento dell’occasione che mi è stata offerta per far vedere la luce a questo amato progetto. Mettere in musica un poema di Eduardo comporta, come s’immagina, più di una difficoltà".
"Ho lavorato nel continuo timore di fare un passo falso, in termini non solo artistici in senso lato, ma anche strettamente lessicali", prosegue il musicista e premio Oscar. "Nel racconto sinfonico presentato, la voce recitante narra la storia Padre Cicogna con i versi di Eduardo integralmente riproposti, senza modifiche o aggiunte: il ritmo drammaturgico dello sviluppo narrativo è esattamente quello originale. Ma al racconto recitato in versi si affiancano quattro voci cantanti – due maschili e due femminili – col ruolo di contrappuntare gli accadimenti con versi dello stesso Eduardo - e in più qualche filastrocca della tradizione popolare natalizia napoletana. Le quattro voci, di natura e colore molto diverso fra di loro, intervengono come un piccolo coro, che dà voce a una collettività, al quartiere dove va ad abitare Cicogna (Sanità), alias Emanuele".

"Un’orchestra di carattere in parte sinfonico e in parte etnico - comprendente chitarra, mandolino, batteria, flauto dolce – scandisce il ritmo e commenta le fasi narrative di questo avvincente poema, leggibile anche come una magnifica sceneggiatura, che suggerisce un vero e proprio commento musicale narrativo. A circa metà del racconto, alla nascita del figlioletto, la mamma, come ogni mamma del popolo, canta una ninna nanna. I versi li ho ricavati da una folgorante poesia dedicata a Luca. È una breve lirica in una metrica che, sommando i versi a due a due, dà il risultato di sette, con un cambio ritmico finale: due versi di sei sillabe che risultano come settenari tronchi. Si te parlo / me parlo...* La più grande difficoltà di tutta la composizione l’ho provata nel mettere in musica questo schema metrico, evitando di modificarne una sola sillaba. Una piccola scommessa enigmistica, all’interno di un lavoro musicale molto coinvolgente sul piano emotivo. Coinvolgente naturalmente per chi ha scritto la musica, nella speranza di coinvolgere in qualche modo anche chi la ascolterà; chi si lascerà raccontare dai suoni, dagli strumenti, dalle voci, la dolorosa, paradossale e nuda storia del povero padre Cicogna".

"Ringrazio ancora una volta Luca De Filippo per avermi dato la fiducia e l’incoraggiamento necessari ad affrontare Padre Cicogna", aggiunge Piovani, "consentendomi di metterci mano, di metterci cuore e, soprattutto, di metterci matita, gomma e pentagrammi".
"Questo spettacolo, dedicato ad Eduardo e al suo ricordo", sottolinea con emozione Luca De Filippo, "ha visto la sua prima al teatro San Ferdinando, che così caparbiamente egli volle ricostruire sulle macerie partorite dalla guerra. Scelse la sua “casa” in quel quartiere popolare perché quello era il suo pubblico, a cui amava rivolgersi. Dopo circa trent'anni, quasi un terzo di secolo, le sue commedie volano ancora sui palcoscenici italiani ed esteri. Le sue parole hanno ancora un significato profondo, toccano i sensi; gli spettatori vi riconoscono le loro ansie, il quotidiano, le paure e le loro speranze. L’analisi profonda e razionale, a volte spietata dell’animo umano, dei rapporti tra individui, del disfacimento dei valori morali, della famiglia, quale nucleo primario della società, trova nella nostra vita di oggi la conferma di un forte pensiero anticipatore e di una capacità di osservazione che soprattutto ora, a distanza di tempo, si possono valutare e comprendere appieno. E lo spettatore esce portandosi dentro quella che dovrebbe essere, sempre, la vera funzione del teatro".
Il concerto fuori abbonamento è una produzione della Compagnia della luna e rientra negli Extra della Fondazione Petruzzelli. Mercoledì 11 e giovedì 12 dicembre alle 21.00 al Teatro Petruzzelli. I biglietti sono in vendita al botteghino del Teatro Petruzzelli e on line su www.bookingshow.it Informazioni: 080.975.28.40.
(gelormini@affaritaliani.it)
* Si te veco
Si te veco: me veco.
Si mme vire: te vire.
Si tu parle, c’è l’eco
e chist’eco songh’’i.
Si te muove : me movo.
Si te sento : me sento.
Si me truove, te trovo…
Si me trovo, si tu !
(...papà tuo)