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Roma
Coronavirus, frutta e verdura come l'oro: volano i prezzi. Romani in ginocchio

Fare la spesa a Roma in piena emergenza Coronavirus costa 200 euro in più a famiglia, un dramma per quei i romani che hanno perso il lavoro o hanno visto dimezzarsi le proprie entrate mensili: frutta e verdura diventati come l'oro, tal punto he nel mese di giugno i prezzi sono aumentati del 16% e dell’8,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Se da un lato infatti, nei mesi del lockdown, sono diminuiti i costi di carburante e spostamenti vari, dall’altro si registra un’impennata dei costi dei generi di prima necessità. Questo emerge da uno studio realizzato dalla Uil del Lazio, in collaborazione con l’istituto di ricerca Eures, sulle dinamiche inflazionistiche della spesa ai tempi del Covid-19. Dinamiche inflazionistiche a cui, a fronte di un evento pandemico che solo in Italia presenta un bilancio di oltre 35mila vittime e quasi 250mila contagiati, una perdita del Pil stimata del 12% e un previsto crollo dei livelli occupazionali e del sistema delle imprese, è stata prestata finora scarsa attenzione.

Nello specifico, nel periodo marzo-giugno 2020, la dinamica dei prezzi appare in forte aumento all’interno del comparto alimentare e della somministrazione di bevande alcoliche e tabacchi: con riferimento al primo gruppo, a marzo 2020 si segnala un incremento tendenziale dell’1,7%, che raggiunge il +3,5% a maggio, per assestarsi a giugno 2020 su un +3,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Si tratta della variazione più alta degli ultimi venti anni, fatta eccezione per il 2008, anno della recessione globale, e per il biennio cosiddetto “terribile” dell’introduzione dell’euro.

Ma a cosa è dovuto questo impennata dei prezzi del comparto alimentare? Probabilmente questo è una conseguenza della “corsa” agli approvvigionamenti alimentari che ha caratterizzato soprattutto le prime fasi del lockdown, determinando un eccesso di domanda che ha fatto conseguentemente lievitare il livello dei prezzi, ma anche nelle difficoltà di reperimento del bracciantato agricolo fortemente penalizzato dalla pandemia.

“Un fenomeno socialmente molto pericoloso - afferma il segretario generale della Uil Lazio, Alberto Civica - perché se da un lato è collegato all’emergenza, dall’altro rischia di creare un’ulteriore emergenza: quella di privarsi anche dei beni primari soprattutto in un momento in cui le difficoltà economiche dei lavoratori, delle famiglie e delle aziende si sono notevolmente acuite. Le assunzioni, secondo gli ultimi dati Istat, sono diminuite del 33%, la richiesta di cassa integrazione è salita in maniera esponenziale. Per chi ha visto diminuire improvvisamente il proprio reddito, tale aumento dei beni primari è come se fosse dieci volte superiore a quello effettivo e potrebbe produrre conseguenze sociali drammatiche e difficilmente recuperabili”.

Nel dettaglio, a risentire dell'aumento dei prezzi è stato l’intero carrello della spesa con incrementi che vanno dal +2% della carne e dell’olio, al +1,8% del pane al +16% della frutta che ha visto lievitare il proprio costo di mese in mese (+10,5% ad aprile, +12,4% a maggio, +16% a giugno). Stessa sorte per i vegetali che da un incremento del 6,4% ad aprile, sono passati al +7,9% a maggio, al +8,5% a giugno. Più contenuti, ma sempre in crescita, i costi del latte, formaggi e uova che registrano in media un +1,6% e di zucchero e dolciumi che segnano un +1,5% negli ultimi quattro mesi.

Chi invece, durante il lockdown, ha visto crollare i propri prezzi sono i servizi abitativi, soprattutto per effetto della riduzione dei costi dei combustibili, con una variazione che a giugno raggiunge il -5,1% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. In calo anche i prezzi del comparto della comunicazione. Mentre piuttosto altalenante si conferma la dinamica dei prezzi nel settore dei trasporti: dopo il decremento dell’1,8%, a giugno si segnala una decisa inversione di tendenza, con una variazione del +1,2%.

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