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Roma
Fabio Testi choc: “In Italia possibilità di lavoro solo se gay o tossici”

Fabio Testi a tutto tondo: l'attore 77enne, ai microfoni della trasmissione “L'italia s'è desta” di Radio Cusano Campus, ha spaziato dal cinema alla politica, dall'Italia all'estero.

Intervenuto nella trasmissione radiofonica dell'emittente dell’Università Niccolò Cusano condotta da Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti, l'attore si è raccontato sotto ogni sfaccettatura, senza peli sulla lingua.

Alla domanda riguardante il film più importante in cui abbia mai recitato, Testi non ha avuto dubbi, “Il giardino dei Finzi Contini”, premio oscar diretto da Vittorio De Sica: “Vittorio era un grande maestro e prima di essere un grande regista era un grande attore e amava gli attori, in un contesto così si dà tutto. Vittorio è il mio papà artistico”.

Testi fu doppiato nel film “Il ritorno di Sandokan”: “Ero fuori dall’Italia, ero a girare in Spagna e non avevo assolutamente tempo né interesse di tornare in Italia a doppiarmi. Mi sono messo nelle mani del regista Renzo Castellani e ho fatto decidere a lui. Io non ho il sacro fuoco dell’arte cinematografica che mi arde dentro. Io adesso faccio delle letture di poesie d’amore di Garcia Lorca e Neruda accompagnato da musicisti e mi diverto molto a farlo”. 

L'attore di Peschiera del Garda si è lasciato andare a vere parole d'amore verso Virna Lisi, definendola la più bella attrice con cui lui abbia mai avuto a che fare: “Virna era talmente bella che ti lasciava di stucco. Il guaio è che era troppo bella per essere considerata anche per la sua bravura e lei lo diceva che ha sofferto per essere troppo bella”. 

Sul fatto che ora lui lavori solamente all'estero, Testi non ha avuto problemi ha dire: “Non se ne parla mai, ma anche noi uomini spesso riceviamo proposte assurde. Io mi sono trovato produttori gay che mi chiedevano di andare a Rio De Janeiro con loro altrimenti non avrei avuto la parte. Io mi mettevo a ridere. Sai quanti ne ho visti di amici miei che hanno accettato? Io mi sono trovato a metà film col regista che mi diceva se non accetti vai a casa e io dicevo: ok vado a casa. Ma sai quanti sono caduti e sono scesi a compromessi? Per lavorare in Rai devo fare un tesserino da gay, poi uno da tossico per lavorare nell’altro ambiente. Ormai in Italia il lavoro artistico si è limitato a certi gruppi, dove io son tagliato fuori perché sono troppo quadrato. Io non ho tesserino e allora mi lasciano a casa così non gli rompo i coglioni”.

In chiusura non è mancata la domanda sulla politica italiana, anche a causa della sua vecchia amicizia con Berlusconi: “La seguo da lontano. Al tempo mi candidai a sindaco di Verona perché il Berlusca mi chiese la cortesia di fare un piccolo partito nel caso ci fosse stato bisogno per raggiungere la maggioranza, invece ci fu il plebiscito per il candidato di centrodestra. Berlusconi non lo sento più, è finito il rapporto. Adesso vedo di buon occhio questo governo, perché c’è cambiamento, c’è novità, gioventù, voglia di fare e così abbiamo tolto un po’ di muffa. Tra Salvini e Di Maio ovviamente sono per Salvini. Prima di criticarli e di metterli alla gogna, vediamo cosa faranno e soprattutto ricordiamoci cos’hanno fatto i precedenti governi. Io ho tre figli che lavorano all’estero perché purtroppo non hanno la possibilità di lavorare in Italia, si sono formati qui e non possono lavorare nel nostro Paese”.

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