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Roma

di Patrizio J. Macci

Dopo il colpo di scena nell'asta della terza copia originale dell'Infinito di Giacomo Leopardi, parte ora la caccia all'anonimo collezionista che ha ritirato l'opera dalla pubblica vendita al miglior offerente. Si tratterebbe di un cittadino italiano, che ha fatto prevalere l'amor di patria alla possibilità che una delle tre copie esistenti del manoscritto leopardiano partisse verso una destinazione ignota, cominciando un viaggio che lo avrebbe allontanato dall'Italia probabilmente per sempre disperdendolo nel mondo dei collezionisti, portando il suo valore a un prezzo proibitivo per qualsiasi entità che rappresenti lo Stato.

Erano in parecchi ad attendere notize sull'esito della vendita, ma al momento di battere il lotto più atteso il direttore della casa d'aste Minerva Auctions ha comunicato che il proprietario preferiva proseguire la trattattiva direttamente e in maniera riservata con la Regione Marche, fortemente interessata al ritorno del prezioso documento nella città natale dell'Autore. Notizie di corridoio raccontano di un interessamento dell'università americana di Harvard, per arricchire il suo fondo manoscritti e di alcuni collezionisti milanesi vicini al Senatore Marcello Dell'Utri, notoriamente appassionato bibliofilo e collezionista. Questi ultimi avrebbero desistito dopo aver letto le dichiarazioni del Conte Vanni  Leopardi, ultimo discendente del Poeta, che ha espresso dubbi circa l'autenticità dell'esemplare.

La casa d'aste si è affrettata a chiarire che gli studiosi leopardiani hanno ricostruito completamente la vicenda storica del foglio leopardiano, rintracciano i vari passaggi che ha subito dall'Ottocento fino a oggi. L'ultimo proprietario ne sarebbe venuto in possesso in maniera abbastanza casuale, non è un collezionista di manoscritti o libri antichi ma solamente una persona che in maniera fortuita ha incrociato sulla sua strada una copia originale di una delle liriche più amate di tutti i tempi.

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