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Roma
Mafia Capitale, a Roma non fu mafia ma delinquenza: Cassazione ribalta tutto

Mafia Capitale, la Cassazione ribalta la sentenza della Corte d'Appello: il Mondo di Mezzo cerato da Salvatore Buzzi e Massimo Carminati non fu un'associazione mafiosa ma una semplice associazione a delinquere, una delinquenza alla romana. L'accusa di 416 bis cade per tutti e 17 gli imputati.

 

"Non è mafia". Lo ha sancito la Cassazione nel processo su Mafia Capitale. La Suprema Corte, come già era avvenuto nel processo di primo grado, ha riconosciuto l'esistenza di due distinte associazioni a delinquere semplici, non di stampo mafioso. Al vaglio del collegio della sesta sezione penale, presieduto da Giorgio Fidelbo, c'erano i ricorsi presentati da 32 imputati condannati in appello, 17 dei quali per associazione di stampo mafioso.

Ora per l'ex Nar Massimo Carminati e per Salvatore Buzzi, presidente della cooperativa 29 giugno, nonché per gli altri imputati che si erano visti contestare l'associazione di stampo mafioso, ci sarà un processo d'appello bis nella Capitale per rivedere le pene, alla luce della riqualificazione del reato in associazione per delinquere semplice. Il nuovo processo d'appello dovrà quindi rideterminare le pene anche per Riccardo Brugia, Claudio Caldarelli, Matteo Calvio, Paolo di Ninno, Alessandra Garrone, Luca Gramazio, Carlo Maria Guarany, Roberto Lacopo, Carlo Pucci, Fabrizio Testa e Franco Panzironi.

Buzzi è stato assolto "perché il fatto non sussiste" da due capi di imputazione riguardanti una turbativa d'asta e un episodio di corruzione, mentre per Carminati la Suprema Corte lo ha assolto con la stessa formula da una contestazione di "intestazione fittizia di beni"

“Per annullare il capo di imputazione dell'associazione mafiosa senza rinvio significa che la Cassazione ha ritenuto la sentenza di appello giuridicamente insostenibile”, ha detto l'avvocato di Massimo Carminati, Cesare Placanica.

“Una cosa è certa: la mafia in questo processo non esiste, è un'invenzione giuridica fatta a freddo”, ha dichiarato Valerio Spigarelli, difensore di Luca Gramazio, l'ex consigliere regionale Pdl al quale in appello era stato riconosciuto il reato di associazione di stampo mafioso.

“Queste è la sconfitta del modo di fare i processi di Pignatone e del Ros di Roma”, commenta Giosuè Naso, difensore di Riccardo Brugia.

Restano dei dubbi sul Mondo di Mezzo per il presidente della Commissione antimafia, Raffaele Morra: “La Corte di Cassazione smentisce l'impianto della sentenza della Corte d'appello di Roma: Buzzi e Carminati nella capitale non avevano costituito un sodalizio di stampo mafioso che, mediante l'intimidazione solo paventata e la leva della corruzione, aveva in pugno tanti uffici dell'amministrazione comunale capitolina, ottenendo appalti ed affidamenti in maniera del tutto illecita. A Roma non c'era Mafia. Secondo la Cassazione. Le sentenze si rispettano. Ma le perplessità, i dubbi, le ambiguità permangono tutte”.

“Questa sentenza conferma comunque il sodalizio criminale. È stata scritta una pagina molto buia della storia della nostra città. Lavoriamo insieme ai romani per risorgere dalle macerie che ci hanno lasciato, seguendo un percorso di legalità e di rispetto dei diritti. Ai nostri concittadini dico: 'andiamo avanti a testa alta'”, commenta a caldo il sindaco di Roma Virginia Raggi.

“Se non era mafia allora cosa era? Una associazione di volontariato?” ha commentato direttamente da Porta a Porta Matteo Salvini.

"Giustizia è fatta. Ho pianto a dirotto per la tensione e l'emozione. Forza Luca! Gramazio libero!!! Tiratelo fuori! Raggi dimettiti! No allo sciacallaggio politico”, scrive Francesco Giro, senatore di Forza Italia. "L’infamia delle accuse di mafia - continua Giro - hanno provocato un danno incalcolabile all'immagine di Roma nel mondo. Il brand della Capitale, come è noto, vale secondo uno studio analitico di Assolombarda 91 miliardi. Ora chi risarcirà l’azienda Roma dei miliardi perduti?".

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