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Roma, termovalorizzatore trema. Da Gualtieri il piano zero rifiuti e idrogeno

Malagrotta brucia, il termovalorizzatore di Gualtieri è lontano ancora da essere un progetto esecutivo; Roma è come sempre in emergenza rifiuti ma dietro le quinte qualcosa si muove. Si chiama Zero Waste e non è la comunità di chi vorrebbe vivere senza rifiuti, ma un progetto in avanzatissima fase che potrebbe trasformare Roma nel primo distretto italiano in cui tutti i rifiuti vengono trasformati in energia senza combustione. Con la benedizione di Cassa Depositi e Prestiti pronta a finanziarlo.

Stavolta a tenerlo nel cassetto come “copia riservatissima” non sono ideologi ma le imprese associate a Confindustria che si occupano di risorse naturali ed energie sostenibili, e che martedì 21 in occasione del Waste Managament Europe di Bergamo, hanno ventilato l'ipotesi di portare anche a Roma, all'attenzione del sindaco Roberto Gualtieri, il progetto figlio dell'economia circolare che potrebbe dare una soluzione definitiva all'annosa vicenda dei rifiuti romani, grazie ad una tecnologia che partirebbe dalla disidratazione totale dei rifiuti solidi urbani per poi avviare un secondo processo biochimico che permetterebbe di estrarre rifiuti senza una combustione diretta e quindi separare prima i minerali critici e poi produrre idrogeno. Senza neanche accendere un cerino.

Termovalorizzatore Roma: in campo la Confindustria con Assorisorse e Assoambiente

Ad anticipare il progetto il presidente di Assorisorse Luigi Ciarrocchi che si è confrontato con il presidente di Assoambiente Chicco Testa e due esperti di Assorisorse Claudio Baccani e Nicola Mondelli che si sono confrontati in un lungo dibattito moderato da Claudio Velardi. Insomma, il mondo delle imprese è pronto a mettere sul tavolo del sindaco Roberto Gualtieri il progetto esecutivo del “Distretto zero rifiuti”, realizzabile e già presentato in via informale a Cassa Depositi e Prestiti, che si è dichiarata pronta a passare alla fase 2 dell'analisi che potrebbe portare al finanziamento dell'intero progetto. Dunque, disidratazione dei rifiuti e produzione senza combustione di idrogeno da utilizzare successivamente per la produzione di energia a bassissimo impatto sull'ambiente e sicuramente lontano dalle criticità che la realizzazione di un impianto come un “gigantesco forno per rifiuti”, genera sulla popolazione e sul ciclo dei gestione dei rifiuti. “Si può fare” era la parola d'ordine che circolava a Bergamo con l'aggiunta che “si può fare a Roma” chiudendo una volta per tutte la criticità capitale.

E se in campo scende Confindustria con le associate Assorisorse e Assoambiente di Chicco Testa, significa che entro pochi giorni il dossier Zero Waste sarà sul tavolo di Gualtieri come alternativa “circolare”al termovalorizzatore, una tecnologia a impatto e vecchia di almeno 20 anni, come riconosciuto dalla comunità scientifica.

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