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Coronavirus e libertà di stampa

Coronavirus e libertà di stampa

Dirompente, anche se passato così, damblè, quasi timido, in un programma famoso per denunce e indiscrezioni, come lo è Le Iene, la notizia che in Cina il Covid19 era già noto sin da Novembre scorso.Cosa è accaduto realmente? È stato tutto terribilmente insabbiato. Ovvio. Conoscendo questo Paese e la sua dittatura che ben agisce, ma per tutelare se stessa, non c’è da meravigliarsi. Chi esalta la Cina ponendogli sul petto la medaglia della bravura e della celerità nel gestire questa pandemia, commette un errore, grave. Dalla Cina arrivano solo ed “unicamente” le notizie che “loro” ritengono utili fornire. Vedi numero dei decessi, irrisori di fronte alla realtà. La conta dei morti non ha fine.

C’è solo Wuhan? Ma vi siete chiesti perché questo virus non ha “attecchito” a Pechino, Shanghai, città cruciali della Cina?? Come ha fatto ad evitarle, finendo però in giro per il mondo? Ha attecchito, ha attecchito eccome, solo che figurati se lo dicono.Qui siamo di fronte ai più grandi censori della storia, ma noi li salutiamo con le bandierine agli aeroporti.

E vedi ( anche) le rivelazioni riguardo i sistemi di contenimento delle notizie. Il primo medico che tentato di dare l’allarme, è morto ( per Covid, si dice) ed altri? Compreso il blogger, che bel servizio ben si vede, prelevati con forza da casa, e sparito.La cosa più incredibile, ma non più di tanto, è la “complicità” dei nostri governanti non solo nel plauso ai medici cinesi arrivati ad aiutarci ( bontà loro!) ma nel coprire crimini del genere, come ben illustra il lungo dialogo con Cnn Business, il j’accuse della direttrice UK Rebecca Vincent :«Se Pechino non avesse insabbiato e addirittura censurato la copertura mediatica di quanto stava avvenendo a Wuhan, la Comunità Internazionale avrebbe potuto prepararsi meglio e per tempo alla diffusione del virus, evitando che il contagio divenisse pandemia».

Mi pare chiaro il concetto. Il video documento de Le Iene mette ben in luce la minaccia, in primis, sulla libertà di stampa, che deve e dovrà sempre libera e seria. Non manipolata da poteri dominanti dello scenario mondiale. Pare chiaro, inoltre, l’errore grande che ha causato ripercussioni sui tantissimi decessi prima in italia e poi nel mondo. Ma, si sa, una dittatura è tale perché determina, lei e solo lei, l’iter da seguire.

Cui prodest? Fin dall’inizio ho posto interrogativi e scritto più volte, perché ho una penna alquanto libera. Cui prodest e perché ci avalliamo delle mascherine prodotte in Cina ( e non qui dato che abbiamo un manifatturiero eccellente ?!) riceviamo loro medici ( per caso migliori dei nostri?!) e per finire: una App per monitoraggio contagi, che vede come maggiore partner ,et voilà, la Cina.Chissà perché dalla “Via della Seta” in poi, guidata da quelli che volevano aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno, salvo poi volerlo mangiare, il tonno, che intendiamoci bene, economicamente investe non solo l’Oriente, e come problema di informazione richiama ad una riflessione più vasta incentrata su tutte quelle figure forti che, quasi approfittando dell’emergenza, mal celano l’ambizione di un giro di vite nei confronti di qualsiasi forma di critica.

Magari chissà, imparando metodi poco ortodossi proprio dalle Vie “giallo-rosse” della Seta. In cima alla lista, Viktor Orbán in Ungheria e lo stesso Donald Trump negli Stati Uniti. La prossima volta che il Ministro degli Esteri  Di Maio, o chiunque altro al mondo, vi chiederà di ringraziare la Cina per la sua solidarietà, voi invitateli a visionare il report de Le Iene.Questo è il PARTITO COMUNISTA CINESE, questo è XI JINPING.Fuori dall’Italia chi intende minare la libertà.

Fuori dal Governo chi offre la sponda alla repressione, incutendo volutamente psicosi collettiva. Fuori anche chi imbavaglia la stampa.Una battaglia, quella del giornalismo libero, e senza lacci e lacciuoli, che, se persa, significa la sconfitta di tutti.

Antonella Gramigna

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