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Welfare salute e comunicazione
Giornata contro la violenza sulle donne: questo giorno è tutti i giorni

"Resto a casa" non sempre è un bene. Talvolta, non lo è affatto. Diciamo, non per tutti. O meglio, per tutte.

Questo periodo contrassegnato dalla pandemia da Covid, ha messo in luce ancor di più quanto sia difficile, se non addirittura pericoloso, lo stare in condivisione di spazi per lungo periodo quando esistono situazioni critiche all'interno delle mura domestiche.

Tra le mura di casa, non sempre si rischia la vita, qui non si parla di chi ha rapporti sereni e felici, ma di chi subisce ogni tipo di sopraffazione, e può vivere, ogni giorno, drammi interiori e esteriori.

Si stimano aumenti pari al 75% degli episodi di violenza fisica, sessuale fino a scadere nel peggio degli eventi: il femminicidio. Questo, però riguarda anche i minori, spesso vittime due volte, e persino gli anziani. 81 omicidi dall'inizio dell'anno. Sono tanti. Troppi.

Ma dietro a tutto questo c'è un mondo di storie, di disagi, di emozioni non gestite. Di rabbie represse, di vissuto in ambienti malsani.

E poi, c'è la Legge. Che spesso non ha la ELLE maiuscola, e mette le donne in codizioni di vivere per la seconda o terza e quarta la violenza subita, dovendola raccontare. E quante attenuanti per il violentatore. 

E poi, magari, tutto si risolve con pene irrisorie, velocemente ridotte, e appena di nuovo liberi, i carnefici si apprestano a vendicare il torto ( a loro pensiero) subìto.

L'Italia è al 25* posto per l'uguaglianza di genere, ed ancora esistono pregiudizi e discrimine tra i sessi. Il compito maggiore è quello dei genitori, si inizia dalla famiglia a far capire che siamo tutti uguali, con gli stessi comportamenti da mettere in atto ogni giorno: amore, rispetto, educazione. E con un cambiamento anche nel linguaggio. Perchè se una donna è astronauta, basterebbe dire l'astronauta, esattamente senza l'anteporre il termine Donna, al ruolo. Per l'uomo è la stessa cosa? No.

Questo significa rivedere il linguaggio, primo ad essere indicatore di differenze. E questo non significa dire che una bambina non debba venir chiamata come tale e viceversa un bambino, ma quando si definire professionalità o ruoli, non c'è differenza.

Altra indicazione la rivolgo alla stampa, ai miei colleghi giornalisti: basta scrivere " La donna è stata uccisa da mano violenta", o semplicemente scrivere " un'altra donna è morta". Iniziamo a dire "Il marito, il compagno, l'Uomo ha ucciso questa donna..." perchè possa sempre più venir in luce che il termine Uomo è da valorizzare a caratteri cubitali quando svolge compiti positivi o ottiene successi, ma non deve venir secretato nei cassetti, quando è negativo come modello.

Gli stereotipi. Altra cosa, da superare. Ed anche tra i giovani, ancora oggi emerge che la differenza esiste. Ci circonda eccome. E le donne, diciamolo pure, sono spesso e volentieri, disposte a fare un passo indietro per non emergere, e per far sentire il proprio uomo superiore.

Atavico, culturale, educazionale. Le testimonianze raccolte, parlano bene di ciò:

" Lui è sempre nervoso, cerco di calmarlo...", oppure " da quando sei incinta, mi sento trascurato ed in più, quindi esco con gli amici. Ti deve andar bene così ...", " oppure  “ Sono stanco, lavoro tutta la settimana, torno a casa e tu...che vorresti? le coccole? io ho da guardare la partita..." (Già, che devo pretendere...sono io forse a volere troppo. In fondo dobbiamo saperci accontentare. Le nostre nonne ci hanno insegnato così ...)

Nel 1999 viene istituita la giornata del 25 Novembre, come giornata dedicata al contrasto della violenza. Violenza in aumento, nonostante siano stati fatti passi avanti verso il riconoscimento di questo grave problema sociale, culturale.

Il fenomeno della violenza alle donne, o comunque di genere, necessita di sempre più maggiore attenzione, divulgazione, e formazione a comprendere ciò che significa violenza, e quando dire basta. Cioè, alle prime avvisaglie. Perchè da un primo schiaffo, si apre la porta ad altro. Perchè se lo si permette, siamo già al punto di resa.

Un supporto maggiore, in tutti i sensi, è importante per aiutare chi subisce violenza ad avere il coraggio e la forza di denunciare, perchè spesso la vittima si sente stretta all'angolo, senza via di uscita.

Pensa che quella sia ormai la sua vita. Non è così, la vita si può cambiare, ma certamente, oggi più che mai,si ha necessariamente bisogno di protezione e supporto economico.

Come può una donna, in piena crisi economica come questa, staccarsi dal suo nucleo e girare pagina? Come può mantenere se stessa e i suoi figli? E quanta paura per i propri figli, che pottrebbero venir sottratti ed affidati ad altri? Queste ed altre le riflessioni da fare, nelle debite sedi Istituzionali. Una su tutte, in primis, un Albo nazionale di riconoscimento di Centri anti violenza che abbiano i requisiti e vengano qualificati con personale formato e adeguato sistema di rete locale, regionale e nazionale. Niente deve mai essere laaciato al caso, tanto meno in mano ad improvvisati, solo perchè donne, e sensibili al tema.

Questo giorno, è tutti i giorni.

Questo giorno è importante, se da qui partono percorsi concreti, seri e senza bandiere, perchè il tema della violenza è trasversale. Non serve a nessuna donna maltrattata sapere che è un Partito o l'altro ad aver fatto cose concrete. C’è un disegno di legge, a prima firma Giusy Versace. Diamoci la mano, oggi solo virtualmente, e andiamo avanti.

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