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Sonno, pensieri positivi o cattivi alla base del nostro buon dormire

Sonno, quello buono stimola approfondimento e memoria

"Se impari qualcosa la sera, queste informazioni si risvegliano durante il sonno mentre i pensieri negativi ci fanno svegliare prima di quanto ci piacerebbe e ci rovinano il sonno rendendolo meno profondo” sono alcune delle indicazioni emerse  nel progetto MemoSleep finanziato da Horizon e dall’UE nell’Università di Friburgo. D’altro canto però i pensieri positivi, si rileva nella ricerca, possono anche riattivare i circuiti nel cervello migliorando quindi il dormire. Certamente un buon sonno è totalmente ristoratore, e questo assunto era conosciuto anche dagli antichi. Quello che invece era meno conosciuto è che il sonno funge da stimolo per l'apprendimento e la memoria. Soprattutto sembra che il primo stadio del sonno profondo e a onde lente sia estremamente importante. I giovani universitari che hanno preso parte al progetto hanno avuto circa 50 euro per ogni notte passata nelle camere del laboratorio. Dovevano soltanto dormire collegati a un elettroencefalogramma che tracciava le onde cerebrali. Sotto osservazione erano anche i loro muscoli per capire quando cominciava il sonno e soprattutto in qualche stato di sonno si produceva il massimo rilassamento.

Sonno, le strategie di rilassamento non influenzano il sonno

A questo proposito e secondo i ricercatori le diverse strategie di rilassamento possono aiutare le persone ad addormentarsi meglio, ma non influenzano la qualità del sonno successivo. Alcuni test avevano persino previsto l’ascolto di diversi audio di induzione ipnotica. I soggetti hanno trascorso più tempo nella fase di sonno ad onde lente più profonde dopo aver ascoltato gli audio. E questo, secondo i ricercatori, perchè vi è stata una maggiore riattivazione dei pensieri rilassanti e calmanti ascoltati negli audio. I risultati del progetto potrebbero aiutare i pazienti con insonnia, che potrebbero non solo addormentarsi più rapidamente ma anche riposare meglio. Le stesse evidenze potrebbero aiutare le persone che hanno difficoltà a dormire dopo, ad esempio, uno stress post-traumatico.

Sonno, l'importanza dell'ippocampo e del tronco encefalico

La parte del cervello a forma di cavalluccio marino, chiamata ippocampo, è di vitale importanza quando si tratta di apprendimento e memoria. I topi sono usati molto spesso  per indagare sul comportamento del loro ippocampo nell'apprendimento e nel sonno. Le loro capacità intuitive sono spesso sorprendenti. Nell’ambito di un secondo progetto denominato Dream sempre supportato dall’Unione Europea, si è scoperto che un'altra parte del cervello, il tronco encefalico, svolge un ruolo fondamentale nell'interazione con l'ippocampo e che viene attivato prima di esso. Sembra che il tronco cerebrale si attivi permettendo all'ippocampo di riattivare i ricordi nelle diverse fasi del sonno. Quello che si è scoperto, fra l’altro, è che il sonno consente al cervello di riprodurre gli eventi quotidiani e di archiviarli come ricordi a lungo termine. Si è osservato che le cellule vengono attivate durante il sonno nello stesso ordine in cui erano nel processo di apprendimento, anche se nel sonno sono più compresse. La scoperta è sorprendente in quanto indica che il tronco cerebrale può stimolare e modificare la formazione della memoria. Lo si è riscontrato sia nei roditori che nei primati, e sembra probabile che il meccanismo cerebrale sia quello di base nei mammiferi, uomo compreso. Questa ricerca, oltre ad essere essenziale per comprendere il funzionamento di base del cervello, potrebbe portare anche benefici clinici per tutte quelle malattie che colpiscono la memoria.

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