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Addio a Muhammad Ali. Obama: "Il mondo è migliore grazie a lui"




E' morto Muhammad Ali, leggenda del pugilato che andava oltre il ring. Aveva 74 anni
"Muhammad Ali ha scosso il mondo. E per questo il mondo adesso e' migliore. Siamo tutti migliori". Lo afferma il presidente degli Stati Uniti Barack Obama esprimendo, insieme con la first lady Michelle, le sue piu' profonde condoglianze per la morte di Muhammad Ali. Era "il piu' grande", ha detto, "punto e basta".
E' morto Muhammad Ali, leggenda del pugilato. Aveva 74 anni. Lo ha reso noto il portavoce della sua famiglia. Era in ospedale, a Phoenix, in Arizona dove era stato ricoverato per problemi respiratori e le sue condizioni erano state subito dichiarate critiche. La salute del mitico pugile e' gradualmente peggiorata da quando gli venne diagnosticato il morbo di Parkinson nel 1984, quando aveva 42 anni.
Muhammad Ali', all'anagrafe Cassius Marcellus Clay Jr., e' considerato il piu' grande pugile di tutti i tempi e un campione dei diritti umani. Ha vinto tre volte il titolo mondiale dei pesi massimi, dopo l'oro olimpico conquistato a Roma nel 1960. Era nato a Lousville, in Kentucky il 17 gennaio del 1942. Ma la sua influenza, fuori dal ring, non e' stata da meno, dalla conversione all'Islam al gran rifiuto ad andare a combattere in Vietnam che gli costo' il ritiro della licenza pugilistica e l'interruzione della sua attivita' dall'aprile del 1967 al settembre del 1970, quando era gia' il numero uno. Negli anni, il deterioramento della sua salute non ha fiaccato il suo spirito da lottatore. Lo scorso dicembre aveva fatto irruzione anche nella campagna elettorale americana con una dichiarazione contro il candidato repubblicano alla presidenza Donald Trump che ha proposto di bandire i musulmani dagli Usa. "Noi come musulmani - aveva avverto Ali' - dobbiamo reagire contro coloro che usano l'Islam per portare avanti la loro agenda personale".
LEGGENDA OLTRE IL RING - Sul ring, l'ultimo match di Mohammed Ali era stato contro Trevor Barbick l'11 dicembre del 1981, ma il suo ultimo combattimento e' terminato venerdi' 3 giugno ed era durato 30 anni, da quando gli era stato diagnosticato il morbo di Parkinson. Nato con il nome di Cassius Marcellus Clay Jr. l'uomo che diverra' il piu' grande pugile di tutti i tempi aveva cambiato il nome in Mohammed Ali quando si era convertito all'Islam. Atleta capace di danzare come una farfalla e di pungere come un'ape sul ring, ma soprattutto un mito e un simbolo anche fuori dal ring, Mohammed Ali era nato il 17 gennaio del 1942 a Louisville (Kentucky) e il suo debutto sulla scena mondiale era stato alle Olimpiadi di Roma nel 1960 quando aveva conquistato l'oro per i pesi massimi.
Cassius Clay Mohamed Alì, il più grande di sempre. Imperatore col nome da Dio Malagò: "A Roma 1960 iniziò la tua leggenda" - "A Roma 1960 e' cominciata la tua leggenda. Onore a te, Greatest of All Time! #MuhammedAli #TheGreatest".Cosi' il presidente del Coni, Giovanni Malago', rende omaggio via Twitter all'ex campione del mondo dei pesi massimi. Il mondo lo piange, da Foreman a Trump - Cordoglio in tutto il mondo per la scomparsa di Muhammad Ali. Tra i primi a ricordarlo con affetto e rispetto sono stati proprio i grandi del pugilato. Bellissimo il tweet di George Foreman, il grande rivale insieme a Jose Frazier: "Ali', Frazier & Foreman eravamo una persona sola. Una parte di me se ne e' andata, la parte piu' importante". "Dio si e' preso il suo campione", ha twittato Mike Tyson, che e' stato il piu' giovane campione del mondo dei pesi massimi. "Abbiamo perso un gigante", ha commentato il campione filippino Manny Pacquiao, "la boxe ha beneficiato del suo talento ma mai quanto il mondo ha beneficiato della sua umanita'". Don King, l'organizzatore delle piu' grandi sfide di Ali, ha dichiarato che "il suo spirito sopravvivera' per sempre, era un grande essere umano, un beniamino della gente, il piu' grande di tutti i tempi". Uno dei piu' grandi cestisti di sempre, Kareem Abdul-Jabbar, ha ricordato che "in un periodo in cui i neri che parlavano delle ingiustizie venivano arrestati, lui sacrifico' gli anni migliori della carriera per combattere per cio' che riteneva giusto. Potevo essere alto piu' di due metri ma non mi sono mai sentito alto come quando ero nella sua ombra". La figlia 41enne, Hana Ali, ha twittato che suo padre era "un'umile montagna". "Ora e' andato a casa da Dio, Dio ti benedica papa'. SEI L'AMORE DELLA MIA VITA!" Reazioni anche dal mondo politico: il candidato repubblicano alla Casa Bianca, Donald Trump, che pure Ali aveva attaccato, lo ha definito "un vero grande campione e un uomo meraviglioso che ci manchera'". Per il premier britannico, David Cameron, e' stato "un paladino dei diritti civili e un modello da seguire oper tanta gente". Matteo Renzi ha ricordato "la velocita' e la forza, la lunga battaglia per i diritti civili e quella contro la malattia". "Ci manchera' Muhammad Ali'", ha twittato il premier. |
Quattro anni dopo era stato incoronato campione mondiale professionista. Sul ring della vita dovette cominciare a combattere molto presto essendo cresciuto nel sud dell'America dei pregiudizi razziali e la discriminazione. Forse proprio per questa sua rabbia abbraccio' la boxe, a cui arrivo' per caso e uno strano incontro del destino, quando a 12 anni gli rubarono la moto. Cassius disse alla polizia che voleva picchiare il ladro e l'agente, Joe Martin, era anche allenatore di pugili in una scuola locale. Il 'piu' grande' comincio' allora a lavorare con Martin per imparare la tecnica della boxe e ben presto sali' sul ring. Fu un crescendo di successi. Cassius riusciva ad accompagnare alla figura imponete (era alto 1,91), la velocita' e la leggerezza della danza: un'accoppiata vincente che lui stesso, anni piu' tardi, fotografo' dicendo che sapeva "volare come una farfalla e pungere come un'ape". Dopo aver conquistato l'oro olimpico contro il polacco Zbigniew Pietrzkowski ai giochi di Roma, Cassius passo' al professionismo, continuando a vincere sul ring. E comincio' a inanellare una serie di successi: nel 1963 batte il peso massimo britannico Henry Cooper, nel 1964 a 22 anni batte Sonny Liston e diventa campione mondiale dei pesi massimi. Batte di nuovo Liston nel 1965. E nel marzo del 1971 al Madison Square Garden di New York di fronte a Joe Frazier con una borsa ma vista per l'epoca (2,5 milioni di dollari per ciascuno) subi' la sua prima sconfitta. Nel 'combattimento della giungla' Ali recupera il titolo mondiale dei pesi massimi mettendo k.o. George Foreman all'ottavo round a Kinshasa, all'ora Zaire, il 30 ottobre del 1974: il promotore Don King raccoglie 10 milioni di dollari, tra gli spettatori Mobutu. E torna a sconfiggere il suo acerrimo rivale, Joe Frazier, il 1 ottobre del 1975.
Ma nel 1967 Cassius Clay, apertamente contrario alla guerra in Vietnam, comincia una nuova battaglia: chiamato nell'esercito nell'aprile del 1867, rifiuta di arruolarsi adducendo il suo credo religioso e la sua opposizione alla guerra: viene arrestato, privato del titolo mondiale e della licenza di pugile. E comincia una battaglia con il Dipartimento di Giustizia americano che lo tiene fuori dal ring per tre anni, sette mesi e quattro giorni nel momento migliore della sua carriera sportiva e prestanza fisica. La Corte Suprema americana revoca la condanna nel giugno del 1971. Si ritira dal ring nel 1981 con un record di 56 vittorie (37 per k.o.) e cinque sconfitte (una sola per k.o.); e tre titoli mondiali dal '64 al '67, dal '74 al '78 e poi per un'ultima breve parentesi nel '78, quando viene incoronato migliore sportivo del XX secolo. Dopo il suo ritiro, dedica gran parte della sua vita alla filantropia. Nel 1984 annuncia la malattia, una condizione neurologica degenerativa, e il suo impegno e nella raccolta di fondi per l'Ali Parkinson Center Mahoma a Phoenix, Arizona. Nel 1998 viene nominato Messaggero di Pace dalle Nazioni Unite per il suo lavoro nei Paesi in via di sviluppo. Ormai e' una leggenda unica dentro il mondo dello sport, accettato da tutti bianchi e neri, come il vincitore della battaglia dell'uguaglianza dei diritti, a prescindere dal colore della pelle e del credo religioso.
Le frasi celebri di Muhammad Al - "Io sono il piu' grande. L'ho detto persino prima di sapere di esserlo". E' una tra le frasi piu' celebri di Muhammad Ali', la leggenda del pugilato che si e' spenta all'eta' di 74 anni dopo aver lottato per 3 decenni contro il Parkinson. Tre volte campione del mondo dei pesi massimi, e' passato alla storia anche per le sue scelte di vita e la lotta contro le discriminazioni razziali. "Chi non e' abbastanza coraggioso da assumersi le sue responsabilita' non compira' niente nella vita", ha detto Ali' che si rifiuto' di andare a combattere in Vietnam e che per questo venne condannato a stare tre anni lontano dal ring mentre era gia' numero uno. "I miei nemici sono i bianchi, non sono i vietcong il mio nemico, ne' i cinesi ne' i giapponesi. Siete voi i miei nemici quando voglio liberta', quando chiedo giustizia, uguaglianza", rispose ad uno studente che gli contestava il suo riufiuto.
"Dentro un ring o fuori non c'e' niente di male a cadere. E' sbagliato rimanere a terra", ha sentenziato. "Fluttuare come una farfalla, pungere come un'ape", era la ricetta del suo successo. "L'uomo che non ha fantasia non ha ali per volare" e "i campioni non si costruiscono in palestra. Si costruiscono dall'interno, partendo da qualcosa che hanno nel profondo: un desiderio, un sogno, una visione. Devono avere l'abilita' e la volonta'. Ma la volonta'- spiegava - deve essere piu' forte dell'abilita'". E la storia gli ha dato ragione.