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Dopo l'assenza ai mondiali l'Italia è obbligata a ripartire

Mancano 23 mesi ai prossimi Europei UEFA itineranti che con la nuovissima formula si giocheranno in 13 paesi. Fischio d’inizio: Stadio Olimpico di Roma, 2 giugno 2020. Inizia tutto in Italia, insomma. Quell’Italia che non ce l’ha fatta ad esserci agli ultimi Mondiali in Russia.

Si riparte dall’Italia e la domanda è solo una. Da dove ripartono gli azzurri?

SI RIPARTE DAGLI ITALIANI. IN SERIE A SONO IL 48%

Il futuro dell’Italia sembra roba da bookmakers.

Come su un sito di scommesse online si iniziano a fare calcoli e pronostici per capire l’affidabilità dell’attuale undici azzurro. Il suo futuro è legato a Roberto Mancini, alle sue idee, a tattiche e moduli, al modo in cui riuscirà a inserire nei suoi schemi i talenti azzurri delle squadre di club.

Nell’ultimo campionato, secondo una statistica del Guardian, il 52% dei giocatori dei club di Serie A era straniero. In Portogallo si sale al 56.1%. In Germania, squadra vincitrice della Coppa del Mondo 2014, si arriva al 53%. Numeri vertiginosi in Inghilterra invece, dove gli stranieri rappresentano il 64% della Premier League, sebbene la nazionale di Southgate si sia qualificata agevolmente agli ultimi Mondiali.

CHI SALVERA’L’ITALIA?

Una prima riflessione è quella di sempre. La qualità dei vivai e la capacità di tessere un ricambio generazionale di nuovi calciatori che sappiano far desistere i club dai mercati esteri dove attingono ormai troppo spesso. All’Italia potrebbe bastare ripartire dai giovani e da una migliore organizzazione della Federazione su cui molti hanno puntato il dito dopo la nomina di Ventura come ultimo CT.

Una delle argomentazioni preferite da tutti sulla eterna diatriba allenatori-giocatori è che in fondo, in campo, scendono sempre questi ultimi. I calciatori fanno la differenza. Ma chi sono i talenti che potrebbero salvare l’Italia?

I NUOVI VOLTI AZZURRI

Le nuovissime leve portano i nomi di Caldara, Rugani, Donnarumma, Chiesa e Belotti a loro volta sostenuti da atleti con maggiore esperienza nazionale e internazionale come Immobile o Insigne e Jorginho del Napoli di Ancelotti.

C’è il talento Verratti che finora non ha ancora espresso il suo valore e che potrebbe contribuire alla rinascita dalla Nazionale, magari abbandonando la soffitta di vetro del PSG, che ha appena scelto Buffon. E poi c’è sempre lui, Mario Balotelli, croce e delizia.

Ovviamente servirà tanta personalità. La tempra dei vari Chiellini, Bonucci e De Rossi per non scomodare quella dei campioni del mondo 2006. La differenza sta nella testa, prima che negli scarpini.

L’ESPERIENZA E L’ESTRO DI MANCINI

Infine c’è il coach, Roberto Mancini, classe 1964. Allenatore vincente. Dalla sua parte ci sono i numeri che contano, un palmares invidiabile. Tris in Serie A con l’Inter di Moratti dal 2005 al 2008. Poi 4 Coppe Italia, 2 Supercoppe italiane e tre trofei con gli azzurri del Manchester City: una Premier League, una Coppa d’Inghilterra e una Community Shield.

Il “Mancio”, come viene soprannominato simpaticamente dai media, è un tecnico versatile nel mondo fluido del calcio moderno fatto di cambiamenti continui, nuove panchine ed esperienze diverse. Ha allenato anche il Galatasaray al posto di Fatih Terim, vincendo una Coppa di Turchia nella stagione 2013/14, e lo Zenit San Pietroburgo, Russia, nel 2017/18. Esperienze diverse indicano duttilità di pensiero in base al contesto e alle specificità del campionato, una maggiore malleabilità nel trovare strategie di gioco vincenti in funzione degli atleti e delle competizioni.   Roberto è stato anche un fuoriclasse talentuoso con l’indimenticabile maglia blucerchiata della Sampdoria. Potrebbe avere insomma l’intraprendenza giusta e il brio adatto per dare verve alla Nazionale. Un gioco vincente. Il coraggio di rischiare.

Come quella volta che si rifiutò di seguire Arrigo Sacchi ai Mondiali USA ‘94. Forse li sta ancora rimpiangendo.

Ai prossimi Europei mancano 23 mesi. E noi non possiamo che augurare buona fortuna alI’Italia!

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