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Glifosato e microtossine nella pasta. Glifosato, big dell'industria ko
Glisofato nella pasta: il Tribunale di Roma rigetta il ricorso degli industriali della pasta
Glifosato e microtossine nella pasta: big industria ko sul glifosato
Pasta contaminata da micotossine e glisofato, il Tribunale di Roma ha rigettato il ricorso presentato dagli industriali della pasta e li ha condannati al pagamento delle spese legali.
Dunque è vittoria per la GranoSalus (associazione che raggruppa consumatori di tutta l'Italia e produttori di grano duro del Mezzogiorno) e I Nuovi Vespri, associazioni che da tempo conducono una battaglia in difesa del grano duro del Sud Italia contro i grandi industriali della pasta - la Barilla Fratelli spa, i Fratelli De Cecco di Filippo Fara San Martino spa, la Divella spa, La Molisana spa e il pastificio Lucio Garofalo - uniti nell’associazione Aidepi (Associazione delle industrie del dolce e della pasta ).
Glifosato e microtossine nella pasta: big industria ko sul glifosato - la denuncia
GranoSalus ha promosso le analisi su otto marche di pasta prodotte in Italia dalle quali è venuto fuori che la pasta industriale prodotta in Italia presenta contaminanti (glifosato, micotossine, Don e cadmio) entro i limiti previsti dalla legislazione dell'Ue, ma comunque parecchio più alti dei grani siciliani.
A seguito delle analisi sulla pasta prodotta dalle grandi aziende in Italia è iniziata una campagna di stampa informativa contro la quale le grandi aziende della pasta hanno chiesto ai giudici di intervenire.
Glifosato e microtossine nella pasta: big industria ko sul glifosato - il Tribunale rigetta il ricorso degli industriali. Le motivazioni dei giudici
Ma il Tribunale ha dato ragione a GranoSalus e a I Nuovi vespri ed ha condananto gli industriali della pasta a pagre le spese legali. Scrivono i giudici:
"Gli articoli oggetto di causa si inseriscono all'interno di un acceso dibattito pubblico che riguarda diversi piani. In primo luogo l'utilizzo di grano duro estero per produrre pasta con marchio italiano. I produttori italiani di grano italiani (dei quali l'associazione GranoSalus si propone di rappresentare gli interessi) e la Coldiretti affermano che tale scelta ha pesantemente penalizzato i produttori italiani, facendo crollare il prezzo del grano, perché' evidentemente il grano estero costava molto di meno ed era, segnatamente quello canadese e quello ucraino, di qualità inferiore, in un contesto normativo che non prevedeva la tracciabilità delle materie prime". Inoltre, proseguono i giudici "non vi è dubbio che la divulgazione dei risultati della ricerca costituiscano legittima espressione del diritto di libertà di manifestazione del pensiero, sancito dall'articolo 21 della Costituzione e di libertà della scienza garantita dall'articolo 33 della Costituzione, senza limiti e condizioni. Tanto più che, trattandosi di temi di tale delicatezza e rilevanza per la salute pubblica, nessuna censura sarebbe ammissibile. Ne' sono stati superati i limiti della continenza espositiva".