San Gennaro perdona, Maradona no
di Antonino D'Anna
Bel problema, oggi, sul tavolo di Papa Francesco: riceve due nazionali che si affronteranno a breve in un'amichevole che definire di lusso è davvero scontato. Le rappresentanze di Italia e Argentina varcheranno le soglie dei Sacri Palazzi per incontrare un Papa appassionato di calcio e notoriamente tifoso della squadra bairense del San Lorenzo de Almagro, pronto a indossare la sciarpa rossoblu del suo club di riferimento. Scherzi a parte, Jorge Mario Bergoglio è almeno il terzo pontefice appassionato di sport e che ne capisce: se Pio XII, Giovanni XXIII e Paolo VI erano appassionati di ciclismo (Pio XII tifoso sfegatato di Gino Bartali), da Giovanni Paolo II in poi abbiamo avuto appassionati della pedata. Del resto, si sa che oratori e seminari sono stati sempre “vivai” del calcio tricolore: Alex Del Piero e Roberto Baggio (sì, proprio lui, il buddista Divin Codino), presero a dare i primi calci al pallone proprio in oratorio.
WOJTYLA ROMANISTA- E di pallone si mastica anche nei Sacri Palazzi, dove – dicono – c'è una forte componente giallorossa. Karol Wojtyla, narrano le cronache, era un discreto portiere da ragazzo, ma nel caso non disdegnava di giocare a centrocampo. Zibì Boniek ha raccontato che alla vigilia del Mundial '82 ebbe modo di incontrare il Papa polacco e chiedere una preghiera per la Polonia. Wojtyla lo squadrò e gli rispose: Dio col calcio non c'entra nulla. Ma, tornato in visita con l'Avvocato, il “bello di notte” si sentì apostrofare da Karol il Grande: “Zibì, se avessi saputo che la Polonia sarebbe arrivata terza al Mondiale, una preghiera l'avrei detta”. Peraltro Giovanni Paolo II si informava spesso della Roma in campionato e Francesco Totti dice di aver ricevuto da Wojtyla una speciale benedizione sempre nell'anno del Mundial vinto dall'Italia. Manco a farlo apposta, il Pupone nel 2006 si laureò tetracampione del mondo.
RATZINGER E KAISER FRANZ- Anche il successore di Giovanni Paolo II, l'attuale Papa emerito Benedetto XVI, passa per essere un discreto intenditore di calcio. Lo hanno dato tifoso del Bayern Monaco a più riprese, visto che di Monaco e Frisinga è stato Arcivescovo: certo è che il suo primo collaboratore, il segretario di Stato cardinale Tarcisio Bertone, è un noto tifoso juventino, già telecronista in un paio di occasioni per una tv locale genovese quand'era Arcivescovo sotto la Lanterna, e più in generale “inventore” della Clericus Cup, campionato vaticano per seminaristi. Geniale. Ma il Papa emerito può permettersi di discutere di pallone con Kaiser Franz Beckenbauer, che ha ricevuto nel tardo 2005 come presidente del Comitato Organizzatore dei Mondiali 2006 (e, riconosciuto nella delegazione Rudi Voeller, gli ha regalato un Rosario). Con Kaiser Franz ebbe una divergenza sulla preparazione atletica della nazionale tedesca: Joseph Ratzinger la vedeva meglio, era più fiducioso. Poi è andata come tutti sanno a Ballack e compagni.
BERGOGLIO E LA SQUADRA DI CRISTO- E adesso tocca a Bergoglio. Chissà se presenzierà alla partita, domani all'Olimpico. Però è anche lui appassionato di calcio, tanto. Del resto è argentino, e quando è stato eletto tanti hanno detto che l'Argentina con Francesco ha fatto filotto, visto che il Dio del pallone chiamasi Diego Armando Maradona, suo “Figlio” è tale Lionel Messi, per cui mancava solo il Papa. Terno secco. In effetti il Pibe de Oro, con buona pace dell'Eupalla di breriana memoria, con le sfere celesti andava a nozze: chi non ricorda quel gol di mano all'Inghilterra a Messico '86, che lui disse di aver segnato con la “Mano de Dios” alla perfida Albione fresca di guerra delle Falkland/Malvinas? E, da allenatore, i suoi Rosari al polso come braccialetti? E quanti napoletani hanno fatto la fila per il “bacio alla pantofola”, abolito da Giovanni XXIII e rentrodotto da Maradona nei ristoranti partenopei? Padri di famiglia e tifosi del Ciuccio hanno con orgoglio baciato il piede destro del Pibe, al quale a Napoli – peraltro – è stato eretto un altarino con un suo vero capello. Francesco, già che ci siamo, alla GMG di Rio ha invitato i ragazzi a far parte della “squadra di Cristo”, pur prendendo in giro i brasiliani che per consolarsi della mancata elezione del cardinale Odilo Pedro Scherer da San Paolo, avevano titolato: “Dio è brasiliano”. “Dio è brasiliano, volevate pure il Papa?”, ha avuto modo di chiedere Bergoglio a una giornalista carioca.
ALLA LUIGI NECCO- Insomma, è difficile prevedere se il Papa domani sarà all'Olimpico per Italia-Argentina. Peraltro lui è di chiare origini piemontesi, e quindi sarebbe una presenza in tribuna (ma a lui piacerebbe di sicuro la curva) dilaniata tra il dover essere padre di tutti (anche calcisticamente) e il darci dentro con sciarpa e striscioni. Santità veda lei, magari dopo aver chiesto consiglio a Diego Armando; perché, come disse Luigi Necco da Napoli in uno splendido “90° minuto” degli anni '80: “San Gennaro perdona, Maradona no”. Eviti di incorrere nella sua (di Maradona) collera. E se proprio vuole tifare, metta la sciarpa del San Lorenzo e venga al “Luigi Razza” di Vibo Valentia per la prima di Serie D della Vibonese: siamo rossoblù pure noi.