Schumacher, quante ombre e dubbi dopo il suo risveglio
Lunedì 16 giugno è stato un giorno di festa per tutti i fans di Michael Schumacher: pochi speravano davvero in un suo risveglio dal coma e invece l'ex ferrarista ha smentito il pessimismo generale e vinto il più difficile dei suoi Gp. Solo che si è trattato di un primo importante passo in un cammino tortuoso.
L'uscita dal coma è segnata da due tappe: il ritorno della coscienza, da un lato, e il recupero delle funzioni corporee altri. Il fatto che Schumacher ha fatto uno step fondamentale è una vittoria di per sé, perché le statistiche erano chiaramente contro di lui.
Purtroppo, anche dopo il risveglio della coscienza, le possibilità di recupero senza disabilità neurologiche o intellettive rimangono basse. Secondo uno studio belga il tasso di pazienti in grado di vivere autonomamente oscilla tra 0 e 14%.
Insomma, non è detto che la ripresa potrà essere definitiva. "Certamente noi tutti lo speriamo, ma è troppo presto per fare una diagnosi. Bisogna attendere che passi almeno un anno dall’incidente", spiega al Secolo XIX Franco Servadei, direttore della struttura complessa Neurochirurgia-Neurotraumatologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma, già past-president della Società italiana di Neurochirurgia.
E aggiunge: "Certo è un’utopia pensare che Schumacher possa tornare come era prima. Forse potrà parlare, forse camminerà e riconoscerà i suoi familiari, ma traumi come quello che ha subito lasciano sempre pesanti strascichi nella vita dei pazienti".