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Superlega, la doppia partita a poker di Agnelli: dai fondi alla Champions

Superlega, la doppia partita a poker di Agnelli: dai fondi alla Champions League

Andrea Agnelli motore decisivo per la creazione della Superlega per club. La Nba del calcio ha nel numero uno della Juventus uno dei suoi grandi padri fondatori (e infatti sarà il vicepresidente, braccio destro di Florentino Perez). La posizione del massimo dirigente juventino è stata decisiva in questi mesi che hanno visto intrecciarsi la nascita del nuovo campionato europeo con altre vicende decisive per il futuro del calcio italiano. In primis la trattativa sull'ingresso dei fondi in serie A. Il 19 novembre i club infatti avevano dato l'ok alla creazione della media company con Cvc, Advent e Fsi che avrebbero versato 1,7 miliardi di euro per il 10%: soldi importantissimi per le società in crisi a causa della pandemia covid. La grande svolta della serie A sembrava ufficiale sul finire del 2020.

Poi tutto è cambiato. Agnelli nelle settimane successive si è allontanato da questa posizione sino a divenire ufficilamente contrario. E, nella lettera con cui la Juventus, insieme ad altri sei club (Atalanta, Fiorentina, Inter,, Lazio, Napoli ed Hellas Verona), nei giorni scorsi hanno sfiduciato il presidente di Lega Paolo Dal Pino viene riportato che il tema relativo ai private "era manifestamente esaurito in occasione dell’assemblea del 4 febbraio". Nell'accordo con i fondi infatti esisteva una clausola preliminare prevedeva che le società si impegnassero per dieci anni a non appoggiare nuove manifestazioni come la Super Lega. La ragione è chiara: la serie A avrebbe perso appeal assumendo un ruolo marginale nell'interesse di tifosi, media e sponsor. E lo stallo che si era andato a creare nella trattativa per i fondi ha bloccato per settimane anche il via libera all'assegnazione dei diritti tv sulla serie A per i prossimi tre anni, poi assegnati a Dazn.

Dalla serie A alla Champions League. Nelle ultime ore sono arrivate le dimissioni di Andrea Agnelli anche da presidente dell'Eca (la federazione dei club europei) e da membro dell'Uefa. Il suo ruolo è diventato incompatibile alla vigilia di quello che avrebbe dovuto essere il nuovo format della Champions a partire dal 2024. L'idea del massimo organismo calcistico continentale era chiara: allargare la competizione a 36 squadre. E Andrea Agnelli, in qualità di presidente dell'Associazione dei Club Europei avrebbe dovuto gestire i fondi della Champions League che, tra sponsor e diritti d’incassi, si prevedeva dovesse portare a un giro d’affari da circa 4 miliardi di euro. "Sono coinvolto nei progetti con la UEFA e spero che questo chiuda le speculazioni che ci sono da vent’anni. Se dei club hanno lavorato da soli su qualche progetto, credo che per il momento si fermino qui", le parole di Agnelli a inizio marzo. Il numero uno dell'Uefa, Aleksander Ceferin viene descritto come furioso con il presidente della Juventus in queste ore con cui avevano lavorato fianco a fianco negli ultimi due anni ed era nata anche un'amicizia al di fuori del lavoro (addirittura secondo le indiscrezioni del NYT, quest’ultimo sarebbe stato il padrino dell’ultima figlia di Agnelli).

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