Educazione finanziaria: un campus per colmare il gap - Affaritaliani.it

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Educazione finanziaria: un campus per colmare il gap

Nel mese di giugno 2016, organizzato da Andrea Beltratti e Giovanna Paladino, rispettivamente Presidente della Fondazione per l’Educazione Finanziaria, fortemente voluta dall’ABI, e Direttore del Museo del Risparmio - Intesa Sanpaolo, si è tenuto a Torino il primo “campus”, della durata di tre giorni, mirato al tema dell'imprenditorialità e all’educazione finanziaria dei giovani.

Nel loro intervento sul Corriere della Sera i due organizzatori quel giorno ribadivano che “Dare la possibilità ai ragazzi di riflettere sulla relazione tra mondo del lavoro e formazione è non solo importante, ma una vera e propria emergenza. In Italia, secondo i dati Ocse, il tasso di abbandono scolastico nella scuola superiore (17%) è secondo solo a quello della Spagna, gli adulti laureati sono meno del 20% della popolazione e le competenze per trovare un lavoro dei nostri ragazzi risultano nettamente inadeguate rispetto a quelle dei ragazzi residenti in economie più dinamiche”.

E proseguivano: “Affrontare con i ragazzi il tema dell'imprenditorialità è importante. Non è un caso che l'Italia mostri carenze nel processo di creazione di nuove aziende in settori innovativi. Siamo stati campioni mondiali nella costituzione di aziende in settori tradizionali e nella creazione di molte piccole iniziative di consumo al dettaglio. Ma in generale non siamo stati in grado di raccogliere la sfida lanciata dalla tecnologia, sia dal punto di vista dell'implementazione delle conoscenze scientifiche per creare nuovi prodotti e servizi, sia dal punto di vista della sfida connessa al trattamento di un largo numero di informazioni per creare aziende nei settori a maggiore potenzialità di crescita. Vogliamo fare riflettere i nostri «fuoriclasse» sul valore dell'impegno e dell'istruzione, che non consiste nel ripetere a memoria pagine di definizioni ma nell'acquisire le competenze che servono a migliorare il mondo, per sé e per gli altri”.

Le bellezze naturali, il capitale sociale e una certa pigrizia di fondo, sostenuta dall'uso di risorse finanziarie accumulate nel passato dalle famiglie, sono stati i fattori in grado di contenere il flusso delle partenze. Tuttavia, se la sostenibilità del debito pubblico fosse misurata dal rapporto tra debito e giovani residenti in grado di creare nuove idee sul territorio, il quadro per l'Italia sarebbe molto più allarmante di quello descritto dal rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo. Per cambiare la prospettiva è, allora, importante mobilitarsi per dare ai giovani la possibilità di capire cosa vuol dire investire nel proprio capitale umano per essere adeguati al mondo del lavoro e diventare imprenditori, prima di tutto, di sé stessi.

“E' importante che questi talenti possano fare esperienza all'estero, ma che non siano costretti a rimanerci. L'Italia deve divenire un posto attraente per il capitale umano migliore e questo può succedere solo se - oltre a cibo, vino e arte - torniamo a premiare il merito” concludono.

Sul sito della Fondazione Andrea Beltratti approfondisce il tema dell’educazione finanziaria: “Il rapporto tra gli italiani e il risparmio è stato spesso difficile. Negli anni Settanta l’inflazione a due cifre assieme a mercati poco sviluppati erodevano il valore del patrimonio. Oggi una difficilissima congiuntura ha trasformato in beni di lusso le attività senza rischio, che occorre pagare annualmente per avere nel proprio portafoglio.

I periodi prolungati di erosione continua del valore della ricchezza in genere nascondono importanti problemi strutturali legati a fasi di profondo cambiamento economico e sociale. Negli anni Settanta, la difficoltà di adattarsi a un mondo di elevati prezzi dell’energia e di inizio di un processo di confronto internazionale tramite il commercio. Oggi, oltre al paradosso dei prezzi dell’energia bassi e decrescenti, abbiamo difficoltà a vincere la sfida della globalizzazione e di una innovazione tecnologica usata in tutto il mondo ma prodotta soltanto in alcune zone della California, che automaticamente redistribuisce ricchezza da tanti a pochi.

Di conseguenza, gli italiani hanno forti difficoltà a gestire un patrimonio che si aggira intorno ai 10.000 miliardi di euro, di cui 3.000 di ricchezza finanziaria. Si tratta della miniera del Paese, ma è una miniera gestita in modo inefficiente”.

Paolo Brambilla