Il piano Junker funzionerà ancora dopo la Brexit? - Affaritaliani.it

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Il piano Junker funzionerà ancora dopo la Brexit?

Nel 2014 il presidente della Commissione Europea Jean Claude Juncker aveva dato il via al Piano di Investimenti per l'Europa della Commissione Europea, il cosiddetto "Piano Juncker". I risultati sembrerebbero positivi, tanto che la Commissione ha proposto di prolungare il piano oltre il 2018 e possibilmente renderlo permanente.

 Con questa proposta la Commissione Ue ha deciso di festeggiare il primo anniversario dell'entrata in funzione dell'Efsi, il Fondo europeo per gli investimenti strategici da 315mld e di cui sono gia' stati mobilitati 100mld in 26 Paesi (tutti tranne Cipro e Malta). Di questi, 80 provengono dai privati e 20 dal pubblico. L'Italia è il primo beneficiario con 45 mila Pmi coinvolte. La Commissione propone anche di aumentare i fondi previsti per tutte le Pmi, visto il grande successo riscontrato finora degli accordi di finanziamento con le banche per facilitare l'accesso al credito.

E' stato proposto di utilizzare un veicolo finanziario analogo all'Efsi per investimenti nei Paesi terzi in via di sviluppo. "Il Piano sta funzionando a dispetto dei pessimisti, per questo proponiamo di estenderlo dopo il 2018", ha dichiarato il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker. Il prolungamento dell'Efsi oltre il 2018 verra' finanziato "senza chiedere nuovi soldi agli stati membri, senza rivedere il bilancio Ue, e facendo il più possibile ricorso ai privati", ha assicurato il vicepresidente della Commissione Ue per la crescita Jyrki Katainen, annunciando che presenterà una proposta concreta "in autunno".

Al via anche il portale online dei progetti in cerca di finanziamenti, con l'obiettivo di mostrare ai potenziali investitori opportunità interessanti. Per essere pubblicizzati sul portale però devono rispettare priorità e principi Ue ed essere presentati in modo proattivo da società senza problemi giudiziari. Si tratta semplicemente di "aumentare la loro visibilità" ha spiegato il vicepresidente, dopo che investitori di Golfo, Asia e Usa hanno fatto notare di non sapere dove trovare progetti europei interessanti.

I progetti italiani al momento pubblicizzati sul sito sono tre: la costruzione di un terminale offshore per energia e container e di uno onshore nel Porto di Venezia, il miglioramento della rete idrica e fognaria di Pordenone, e il parco montano "The magic mountain park" tra Piemonte e Val d'Aosta lungo la Torino-Monte Bianco.

L'invito agli investitori è di guardare "anche al venture capital, non solo alle infrastrutture". Il Piano Juncker non ha mai inteso essere un sostituto delle riforme o dei conti pubblici in ordine e l'Europa "è ancora indietro sugli investimenti nonostante il mercato sia pieno di liquidità". C'è infatti solo un terzo degli investimenti necessari, e questo succede per "diverse ragioni a seconda degli Stati membri", in alcuni "la domanda è troppo bassa, in altri c'è instabilità, in altri ancora la competitività è troppo debole per rendere gli investimenti proficui, o il quadro regolamentatorio è instabile". Per questo "l'Efsi è solo una soluzione parziale" ed è quindi "necessario proseguire con le riforme", ha ammonito Katainen, ricordando che "se non ci fossero stati i finanziamenti della Bce molti stati sarebbero stati sotto pressione".

Il totale dello stanziamento del Feis verrà impiegato nei prossimi tre anni per creare strumenti assicurativi mirati a coprire attività di credito ad alto rischio portate avanti dalla Banca Europea per gli Investimenti (Bei) e dal Fondo europeo per gli investimenti (Fei), i quali finanzieranno rispettivamente progetti infrastrutturali e piccole e medie imprese (Pmi). Secondo alcuni commentatori, in questo modo Bei e Fei, pur sbloccando strumenti finanziari ad alto rischio, potranno mantenere i massimi rating finanziari e così trovare altri investitori, privati e pubblici, con i quali co-finanziare progetti di interesse europeo, arrivando a un totale moltiplicatore x15 rispetto all'investimento iniziale.