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Finanza

La Fondazione di economia di mercato tedesca Stiftung Marktwirtschaft, di ispirazione liberista, aveva già presentato i primi risultati della propria ricerca sulla Sostenibilità dei Paesi europei e sull’ammontare del debito pubblico di ciascuno varie volte in passato, e ultimamente a Berlino a fine 2015.
Ora i dati e le opinioni espresse, decisamente fuori dal coro, hanno iniziato a penetrare nella coscienza di quanti al di fuori della Germania, giornalisti ed economisti, increduli o semplicemente distratti, li avevano sottovalutati.
La peculiarità di questo confronto del debito europeo è che, oltre al debito esplicito ufficialmente segnalato, esistono anche passività pubbliche non direttamente visibili, che implicitamente od esplicitamente lo studio prende in considerazione. Interessante, in particolare, è il risultato della proiezione dei deficit di bilancio futuri, qualora in teoria la politica fiscale attuale debba protrarsi nel tempo immutata Paese per Paese, e tenendo conto dei probabili cambiamenti demografici (pensioni in erogazione nei prossimi anni, spesa sanitaria futura, ecc.).
La somma del debito esplicito e implicito è anche chiamato divario di sostenibilità.
Il confronto con l'anno precedente dimostra che gli sforzi di consolidamento a livello europeo fanno progressi. In media per la UE, così come per la maggior parte degli Stati membri, si rileva che il divario di sostenibilità è diminuito in modo significativo. Tuttavia, l'Europa ha ancora un problema di debito enorme. Fin qui tutto logico e comprensibile.
Molti commentatori si sono fermati qui e non sono andati oltre.
Quello che invece colpisce nello studio è il livello di pericolosità del debito accumulato: in nessuno Stato membro il debito pubblico può essere considerato sostenibile e in quasi la metà di essi supera il divario di sostenibilità a un livello di 300% del PIL.
Sì, la media è 266%. Avete letto bene. Ma allora l’Italia è più virtuosa di altri? Sì, molto più di quel che pensate.
Cambia completamente la percentuale del nostro debito pubblico, secondo questi parametri di calcolo: non al 132%, ma al 57% (ultimi dati del 2014). Come sempre, bisogna tener conto di come sono state pesate le diverse componenti che entrano a formare il dato complessivo, e saperle interpretare correttamente. Ma fa piacere leggere queste previsioni.
Secondo questo studio il debito pubblico italiano ha due componenti, quello esplicito (pari al 132%) e quello implicito (pari nel lungo periodo a meno 75%). La differenza tra i due fa 57%, il debito totale dell'Italia secondo la Stiftung Marktwirtschaft. In sintesi, il nostro debito è più sostenibile di tutti gli altri 28 Paesi europei. La tabella è chiara: prima l’Italia, grazie alle politiche economiche intraprese, ultima l'Irlanda con il 1171%, a metà strada Germania con il 149%, Francia con il 291%, Spagna con 592%. Non se la cavano bene neanche i Paesi considerati virtuosi come la Danimarca (298%) o l'Olanda (390%).
“Sono possibili calcoli molto precisi sulla scorta dei dati ufficiali, ad esempio sul numero di persone che andranno in pensione nei prossimi anni», spiegava tempo fa l’economista Bernd Raffelhüschen, professore di Scienze finanziarie presso l’Università di Friburgo e autorevole esponente della Stiftung Marktwirtschaft.  “Il debito implicito – aggiungeva – dipende in modo decisivo dal previsto aumento delle spese legate all’invecchiamento”.

Paolo Brambilla

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