Migliora la privacy dell’Agenzia delle Entrate - Affaritaliani.it

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Migliora la privacy dell’Agenzia delle Entrate

Dopo che il Garante della Privacy aveva bacchettato l’Agenzia delle Entrate lo scorso marzo a proposito del portale Fisconline, rivolto a un pubblico indifferenziato, individuandone i punti deboli in termini di privacy, un'altra grana ha colpito l'Istituto.

Ma andiamo con ordine.

Antonello Soro, presidente dell’Autorità, aveva inviato in marzo due lettere per sottolineare la mancanza di misure adatte per un database di tale rilievo. Gli elementi da correggere indicati da Soro erano il sistema di autenticazione e le procedure di controllo.

La preoccupazione e l’attenzione che il Garante rivolge a questi aspetti è più che motivata: trattandosi di un servizio che archivia i dati sensibili ed economici di milioni di cittadini, il rischio che esso sia soggetto a tentativi di furto di tali informazioni è estremamente elevato e vi è la necessità di un sistema di sicurezza di altissimo livello.

L’Agenzia ha dichiarato che sarebbe intervenuta rapidamente alla riparazione di eventuali falle, ma la risposta non ha convinto del tutto il Garante, che ha espresso dubbi sulla possibilità di risolvere tale tipo di errori in un lasso di tempo breve. Per questo motivo, ha deciso di portare avanti un’istruttoria al riguardo. L’Autorità ha poi voluto sottolineare come quello tra fisco e privacy non debba essere un rapporto conflittuale, ma un lavoro congiunto per garantire la sicurezza di quella che indubbiamente è, in Italia, la banca dati pubblica più importante e più minacciata.

Ma ora viene il bello.

L'Agenzia delle Entrate ha inviato in agosto una nota interna ai propri impiegati sottolineando le regole sulla sicurezza dei dati presenti nelle banche dati dell'anagrafe tributaria.

Secondo quanto riporta Italia Oggi, molti dipendenti avrebbero preso l'abitudine di curiosare fra i dati fiscali degli italiani, con particolare attenzione a colleghi, vip, sportivi e politici. Ovviamente tale pratica è assolutamente vietata ed eticamente scorretta, se al di fuori dei "compiti d'ufficio". Compiti, ribadisce l'Agenzia, legati alle finalità istituzionali dell'Agenzia stessa.

Da oggi chi accederà ai dati fiscali dei contribuenti per semplice curiosità e non per ragioni connesse al servizio, sarà sanzionato severamente.

"L'attività di controllo ha fatto emergere abusi dagli utilizzatori della banca dati che evidenziano un'insufficiente consapevolezza sulla delicatezza delle informazioni" scrivono dall'Agenzia. Dove peraltro ricordano come gli accessi alla banca dati siano registrati, con indicazione di chi ha avuto accesso a quali dati, in quali giorni e a che ora.

 Nella nota l'amministrazione guidata da Rossella Orlandi elenca le misure messe a disposizione per la tutela della privacy dei contribuenti e su come si attivano gli alert in caso di accessi non autorizzati. Gli accessi fuori dal luogo di lavoro e fuori dall'orario di lavoro, se non autorizzati, sono considerati segnali di alert per far scattare la procedura di controllo sugli accessi irregolari.

L'Agenzia specifica che i controlli, pur costituendo strumenti di verifica dell'attività lavorativa del dipendente, servono esclusivamente a impedire usi impropri della banca dati e per l'eventuale riscontro di più gravi reati.

 Per l'Agenzia questo meccanismo ha un efficace livello di dissuasione e nel momento in cui il dipendente dovesse persistere con l'accesso non autorizzato, dopo la comparsa della nota informativa, porta a evidenziare una «componente volitiva» dell'accesso, per cui devono essere comminate sanzioni molto elevate.

Paolo Brambilla