Ema a Milano? Una questione di equilibri geopolitici - Affaritaliani.it

Affari Europei

Ema a Milano? Una questione di equilibri geopolitici

Milano si candida ufficialmente ad essere sede dell'Ema. Ma sarà tutta una partita geopolitica in cui la carta migliore dell'Italia sono i migranti

 

Milano si è candidata ufficialmente a sede dell'Ema, l'agenzia europea per il farmaco che dovrà traslocare da Londra una volta che la Brexit si sarà consumata. Ieri il premier Gentiloni ha avanzato la candidatura insieme al presidente della Regione Lombardia Maroni e al sindaco di Milano Beppe Sala. Per La metropoli meneghina non si tratta solo di una questione di prestigio. Con l'Ema infatti arriverebbero molti, molti soldi.

Ema, tanti soldi da UE e lobby

L'Ema infatti ha l'ultima parola sui farmaci autorizzati al commercio nell'Unione europea, un mercato da mezzo miliardo di consumatori. Oltre ai dipendenti, che vivrebbero e spenderebbero soldi a Milano, traslocherebbero in Lombardia anche tutti i gruppi farmaceutici e le lobby che ruotano attorno a questo mondo. Significa un flusso enorme di soldi e la creazione di un indotto con posti di lavoro e creazione di ricchezza.

Ema a Milano, i criteri ufficiali

Ma quali sono le reali possibilità di Milano di ospitare l'Ema? La Commissione UE ha presentato i criteri ufficiali per la selezione della città di destinazione. Deve essere ben connessa con le altre capitali europee, avere ampia disponibilità di hotel e di servizi per i funzionari UE che si trasferiranno. Significa ospedali di alto livello, musei, scuole internazionali per i figli e così via. Milano ha dunque le carte in regola.

Ema a Milano, una questione geopolitica

Ma i bene informati rivelano ad Affaritaliani.it che i criteri pubblicati dalla Commissione servono unicamente a tagliare le gambe alle piccole cittadine che si sono candidate con la speranza di ospitare l'Agenzia. I veri giochi si fanno invece nei corridoi delle ambasciate e dei palazzi di Bruxelles. Milano se la deve giocare con player globali del calibro di Amsterdam, Barcellona, Lille (alle porte di Parigi) ed Helsinki. Le sue carte tuttavia non sono male. Prima di tutto perché Milano, grazie anche ad Expo, gode di una ottima fama internazionale, cosa che no si può dire del resto d'Italia. In secondo luogo è sede di importanti aziende farmaceutiche e a 'due passi' da Basilea, la vera capitale (anche se svizzera) del farmaco. Inoltre con il progetto dello human technopole aspira ad essere un centro di eccellenza in questo campo.

La questione migranti irrompe nella partita

Ma la vera arma in mano al nostro Paese sono i migranti. Gentiloni può giocarsi questa carta sui tavoli internazionali. Ci avete lasciato soli nella gestione della crisi migratoria - è il senso del ragionamento - ora vogliamo un risarcimento e l'Ema ci spetta di diritto. Anche le altri capitali europee si stanno però muovendo. La Francia, dicono i bene informati, avrebbe fatto un accordo con la Germania di Angela Merkel. Macron avrebbe offerto l'appoggio francese al trasferimento dell'Eba (l'autorità bancaria europea) a Francoforte in cambio di un via libera teutonico a Lille.

Le altre capitali in gara

Barcellona non dovrebbe essere un problema, visto che in Spagna ci sono già cinque agenzie europee è una sesta sarebbe percepita come un ingiustificato trattamento di favore. Amsterdam ha invece le carte in regola per soffiare l'Ema a Milano, ma fa parte del blocco del Nord e avrebbe poche speranze se l'Eba andasse alla Germania.

Il blocco dei Paesi di Visegard

Uno dei nemici più agguerriti è Bratislava, che di agenzie non ne ha neppure una. La capitale slovacca è sostenuta dal Gruppo di Visegard, il blocco dei Paesi dell'est Europa che si è aggregato per dire no alla redistribuzione dei migranti. Sono compatti, ma il fatto che abbiano privilegiato l'egoismo nazionale nella gestione della crisi migratoria dovrebbe portare gli altri Paesi a non premiarli assegnandogli l'Ema.