Jet russo e rapporti ambigui con l'Isis. Ma la Turchia si avvicina all'Ue - Affaritaliani.it

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Jet russo e rapporti ambigui con l'Isis. Ma la Turchia si avvicina all'Ue

Putin la definisce "amica dei terroristi". I curdi si prendono in testa le loro bombe. Allo stadio fischiano durante il minuto di silenzio per le vittime di Parigi. Erdogan dice che "l'uguaglianza tra uomo e donna è contro natura". Ma la Turchia non è mai stata così vicina all'Ue come adesso. A dicembre riparte il processo di adesione di Ankara a Bruxelles. Il motivo? L'emergenza migranti, gli interessi della Germania e le pressioni degli Usa.

LO SCONTRO CON LA RUSSIA - L'abbattimento del jet russo da parte della Turchia ha movimentato e portato scompiglio all'interno di un fronte mai così eterogeneo, allontanando la formazione di quella coalizione internazionale che in molti osservatori auspicavano per combattere in maniera efficace l'Isis. La tensione con la Russia, la quale ambiva a diventare la guida del fronte anti jihad, è altissima. Vladimir Putin ha apertamente parlato di "pugnalata alla schiena" e ha pronunciato parole molto gravi verso la Turchia, definita persino "amica dei terroristi". Da parte di Ankara non sono arrivate né scuse, né offerte di indennizzo per l'abbattimento del caccia da parte degli F-16 turchi. Putin ha detto di avere l'impressione che il governo turco voglia intenzionalmente portare le relazioni con Mosca "a un punto morto" e ha ripetuto che tutto ciò potrebbe portare "a conseguenze tragiche". Una minaccia che non scalfisce minimamente Erdogan, il quale ha anzi detto che a scusarsi dovrebbe essere "chi ha violato il nostro spazio aereo". Le ritorsioni di Mosca non si sono fatte attendere: bloccata qualsiasi cooperazione militare, espulsi 39 uomini d'affari turchi e invito ai cittadini russi a non recarsi in Turchia. Insomma, si rischia un'escalation che potrebbe compromettere l'intera missione anti Isis a causa di un incidente tra le due potenze regionali.

ISIS, CURDI E BOMBE - Le accuse di Putin secondo le quali la Turchia avrebbe rapporti quantomeno ambigui con lo Stato Islamico non sono nuove. Il paese turco è utilizzato per forza di cose come transito da molti jihadisti in uscita dalla Siria e secondo alcune voci non è che le forze dell'ordine turche oppongano una strenua resistenza. Ma Erdogan ha risposto alle accuse dicendo che "la Turchia è l'unico Paese che combatte realmente l'Isis e Bashar al-Assad è colui che più lo sostiene. Altri Paesi stanno attaccando l'opposizione moderata in Siria con il pretesto di combattere l'Isis", ha spiegato Erdogan puntando apertamente il dito contro Putin. Non è un mistero, infatti, che Ankara vorrebbe rovesciare Assad, al contrario di Mosca e Teheran. Ma i principali nemici della Turchia sono i curdi e stando a più fonti gli interventi turchi in Siria si limitano spesso e volentieri a bombardare proprio quei curdi impegnati in prima linea contro il Califfato e desiderosi di reclamare la creazione di un nuovo Stato del Kurdistan a cavallo tra Siria e Iraq, obiettivo che Erdogan vuole assolutamente impedire. Insomma, un bel guazzabuglio dove non sempre è facile capire chi stia con chi ma nel quale la Turchia ha assunto finora una posizione effettivamente poco trasparente.

ERDOGAN E LE DONNE - A destare più di qualche perplessità nella politica turca non ci sono solo motivazioni geopolitiche o militari. I modi autoritari di Erdogan non piacciono a molti dalle parti di Bruxelles. La Turchia non è certo un esempio di libertà di stampa e di opposizione. Ma l'ultimo capitolo è quello delle frasi di Erdogan sulle donne. "Non si possono mettere gli uomini e le donne nella stessa posizione. E' contro la natura, perché la loro natura è differente", ha affermato nei giorni scorsi il presidente turco a un evento sui diritti e sulle libertà delle donne, a Istanbul. Secondo Erdogan, si deve parlare di "equivalenza" fra uomini e donne e non di "uguaglianza", una precisazione che rischia di sollevare un'ondata di polemiche tra attivisti e associazioni per i diritti delle donne. "A volte le donne rivendicano uguaglianza tra uomini e donne. Ma il modo corretto di porre la questione è 'uguaglianza tra gli uomini' e 'uguaglianza tra le donne'. L'uguaglianza trasforma la vittima in carnefice e viceversa. Quello di cui le donne hanno bisogno è di essere equivalenti, non uguali". 

ANKARA, BRUXELLES - Né sul jet russo, né sulle parole di Erdogan sulle donne si registrano reazioni particolari dell'Unione Europea. Già, perché a dispetto dei sospetti e delle perplessità sulla Turchia e sul suo presidente, Ankara e Bruxelles non sono mai state così vicine. Proprio nel bel mezzo della crisi diplomatica con la Russia, infatti, l'Ue ha accettato di aprire a dicembre il capitolo negoziale 17 nel processo di adesione della Turchia, relativo alla politica economica e monetaria. "Apriremo un nuovo capitolo il 14 o il 15 dicembre a Bruxelles", ha detto il ministro turco per gli Affari Europei Volkan Bozkir, che si è inoltre detto fiducioso sull'apertura di "5 o 6" nuovi capitoli il prossimo anno. Dall'inizio dei negoziati di adesione della Turchia, nell'ottobre 2005, sono stati aperti 14 capitoli su 35 e solo 1 è stato chiuso. Molti restano bloccati dal veto di Cipro. Domenica prossima, tra l'altro, è previsto un importante summit tra Ue e Turchia sulla crisi di migranti e rifugiati.

MIGRANTI, BUSINESS E NATO - Nonostante la profonda lontananza, anche culturale, della Turchia da molti degli Stati membri, Ankara si avvicina dunque a grandi passi a Bruxelles. Alla base ci sono diversi motivi. La Turchia è diventata un punto fondamentale della politica europea, grazie alla sua posizione geografica. Ankara è l'ultimo avamposto dell'Occidente alla frontiera con il Medio Oriente e la perenne crisi siriana (e non solo). E' da lì che arriva la maggior parte dei profughi che cerca asilo in terra europea. Un'Europa però sempre meno disposta ad accogliere, dopo gli attentati di Parigi, e che vuole blindare le sue frontiere. Erdogan sa che ha in un mano una carta fondamentale. Più volte ha velatamente minacciato l'Ue che senza fondi e senza un avvicinamento sarebbero arrivati milioni di profughi, lasciati passare proprio dai confini turchi. L'Ue vuole evitarlo a tutti i costi e per questo stanno andando avanti da mesi incontri bilaterali dove si sta cercando una strategia comune Bruxelles-Ankara all'emergenza migratoria. Domenica in agenda un nuovo summit dove probabilmente si darà il via libera a fondi europei per 3,5 miliardi di euro destinati alla Turchia, che in cambio si impegnerà a contenere l'afflusso di migranti. Ma non è questo l'unico motivo per il quale l'Ue tratta la Turchia con i guanti di velluto. Angela Merkel non si è espressa minimamente sull'abbattimento del jet russo per non indispettire i tanti turchi che vivono in Germania e per non compromettere l'interscambio commerciale tra i due paesi. In più, ovviamente, bisogna considerare le pressioni Usa che non si sognano nemmeno di rendere possibile uno scontro, anche solo politico, tra Europa e Turchia, avamposto americano in una zona del mondo cruciale a livello geopolitico. Insomma, volenti o nolenti il destino dell'Unione Europea è strettamente legato a quello della Turchia.