Affari Europei
Migranti, Ue compatta: serve accordo con la Turchia

L'Unione europea e la Turchia devono lavorare insieme nella gestione degli immigrati irregolari secondo il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, che ha partecipato al vertice dei capi di Stato e di governo dell'Ue sull'immigrazione, a cui era presente anche il primo ministro turcno Ahmet Davutoglu. "Abbiamo bisogno di un accordo per arginare il flusso migratorio illegale verso l'Europa", ha detto Juncker. Rispondendo a una domanda sulla sicurezza interna dell'Ue, Juncker ha detto quindi di "essere dell'idea che lo scambio di informazioni tra forze di sicurezza resta di un'importanza cruciale".
Un accordo tra l'Ue e la Turchia aiuterebbe a mettere ordine al flusso dei migranti, ha sostenuto anche il cancelliere tedesco Angela Merkel. Sulle stesse posizioni ci sono un po' tutti i leader Ue che vorrebbero vedere la Turchia come elemento di stabilità nell'area. Tuttavia i dettagli dell'accordo dovranno essere limati in un secondo momento perché permangono delle divisioni tra i singoli paesi, soprattutto sulla questione fondi e e ingresso nell'Ue.
L'Europa offre alla Turchia "3 miliardi di fondi aggiuntivi iniziali" per far fronte all'emergenza migranti, e in cambio l'Ue chiede ad Ankara di migliorare le condizioni di vita dei profughi e rinforzare la vigilanza delle sue coste. L'ammontare iniziale dei 3 miliardi potrebbe essere rivisto a seconda degli sviluppi degli eventi.
L'Ue dara' subito un impulso ai negoziati per l'ingresso della Turchia, che vanno avanti da dieci anni e attraversano una lunga fase di stallo, preparando l'apertura di nuovi capitoli negoziali entro i primi tre mesi del 2016. Per quanto riguarda il regime dei visti, l'intenzione del 28 e' di un alleggerimento entro ottobre del 2016, se Ankara rispondera' ad alcuni criteri stabiliti.
Le grandi crisi internazionali in atto, ha detto Matteo Renzi arrivando a Bruxelles, "non si risolvono con qualche dichiarazione verbale muscolare". "Ci vuole - ha aggiunto - un investimento di natura diplomatica". Occorre avviare un progetto lungo mesi se non anni e che tenga insieme per ogni centesimo speso in sicurezza, un centesimo investito in cultura, per ogni centesimo speso in polizia, uno in identità. Questa è la posizione italiana.
"Se l'Europa si chiude in casa - ha ammonito il premier - hanno vinto loro, quelli che vogliono il terrore". "Non credo che il consumatore italiano debba rinchiudersi in casa, che sarebbe un modo di darla vinta ai professionisti del terrore".
