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Affari Europei
Super-batteri, Patriciello: "Serve una strategia europea per combatterli"

Di Tommaso Cinquemani
@Tommaso5mani

Ogni anno circa 25 mila persone muoiono in Europa a causa di infezioni da batteri farmaco-resistenti. L'aumento della resistenza antimicrobica è dovuto a una serie di fattori, come l'uso eccessivo e inappropriato degli antibiotici negli esseri umani e negli allevamenti, le cattive condizioni igieniche nelle strutture sanitarie o nella catena alimentare.

Secondo un sondaggio Eurobarometro del 2016 il 57% degli europei non sa che gli antibiotici sono inefficaci contro i virus, come quello dell'influenza. Esistono differenze significative tra i Paesi dell'UE per quanto riguarda l'uso degli antimicrobici, la comparsa di resistenze e la misura dell’efficacia di politiche nazionali in materia di resistenza antimicrobica. Ecco perché gli eurodeputati hanno votato compattamente a favore (589 sí, 12 contrari e 36 astenuti) ad un approccio One-Health coordinato a livello europeo per disinnescare la minaccia di questi super-batteri.

"La farmaco-resistenza sta preoccupando molto la comunità medica internazionale. Certamente il problema non è ancora eccessivamente diffuso, ed è ancora molto raro che un super batterio sviluppi contemporaneamente una resistenza a tutti gli antibiotici in circolazione. Ma è una questione da tenere d’occhio attentamente", spiega ad Affaritaliani.it Aldo Patriciello, eurodeputato di Forza Italia e membro della Commissione per la sanità pubblica.

Onorevole, quali danni possono provocare i super-batteri?

"Il danno maggiore è, ovviamente, quello clinico. Non stiamo parlando di nuove malattie infettive: i batteri sono i soliti, e quindi anche le patologie che provocano. Il fatto è che alcune infezioni, che di solito guariscono con una terapia antibiotica, diventano difficilissime da trattare".

Quali sono le cause che hanno portato alla loro nascita?

"Teniamo presente che la resistenza agli antibiotici è di fatto un fenomeno naturale, un vero processo di evoluzione. I batteri possono adattarsi ai farmaci, e possono sviluppare delle difese contro di essi. Questo processo è stato accelerato e aggravato negli anni da una serie di fattori, il primo dei quali è un uso scorretto ed esagerato dei farmaci antibiotici. Ad esempio quando li si usa contro le infezioni virali".

Ci puó spiegare meglio?

"Se prendiamo antibiotici contro il raffreddore, che è causato da un virus, non acceleriamo la guarigione neanche di un giorno, ma intanto stiamo 'abituando' i batteri del nostro corpo a quel farmaco. La colpa quindi si divide fra le facili prescrizioni mediche e i pazienti 'fai da te'".

Ci sono altri fattori?

"Certo, primo fra tutti il trattamento del bestiame da allevamento con basse dosi di antibiotici per favorirne la crescita ed evitare le malattie negli ambienti sovraffollati degli allevamenti intensivi. La pratica è vietata in Europa dal 2006, ma ancora oggi negli Stati Uniti il consumo di antibiotici destinati agli animali ricopre circa l’80% del totale".

Quali sono i rimedi che possono essere messi in campo per combattere i super-batteri?

"Secondo la comunità scientifica, la principale strategia da usare nell’immediato rimane la combinazione di diversi antibiotici tra quelli esistenti. Inoltre si cerca di rinforzare le molecole esistenti con sostanze coadiuvanti che rendano i microbi resistenti di nuovo suscettibili. Infine, c’è un grande lavoro di ricerca in corso per individuare composti antibatterici innovativi".

Anche noi cittadini possiamo fare qualcosa?

"Certo, dobbiamo stare attenti a usare gli antibiotici in modo corretto, solo quando necessario e non interrompendo il trattamento, anche se ci sentiamo meglio. E anche il lavaggio regolare delle mani, ad esempio, è una pratica semplice e molto efficace che spesso viene trascurata".

Qual è il ruolo dell’Unione Europea nel definire delle strategie comuni per limitare la diffusione dei super-batteri?

"In Commissione ENVI abbiamo approvato lo scorso 20 giugno una relazione stilata dalla deputata austriaca Karin Kadenbach sul nuovo Piano d’azione europeo contro la resistenza antimicrobica. Nella relazione si è sottolineato la necessità di basare tutte le strategie per combattere la resistenza antimicrobica sul principio One Health”.

Che cosa prevede questo principio?

"In sostanza la salute umana, il benessere animale e l’ambiente sono interconnessi, le malattie si trasmettono da uomo ad animale e viceversa e per debellarle bisogna curarle negli uni e negli altri. Abbiamo inoltre insistito sull’importanza di un uso corretto e prudente degli antimicrobici e proposto quindi di limitare la vendita di antibiotici da parte di medici e veterinari e di combattere la vendita illegale".

Anche la ricerca puó fare la sua parte?

"Occorre stimolare gli investimenti per la ricerca e lo sviluppo di nuovi farmaci antimicrobici, pressoché ferma da vent’anni, e incentivare l’utilizzo di strumenti di individuazione precoce per comprendere se la causa dell’infezione sia virale o batterica".

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