Ungheria, stravincono i no. Orban: niente redistribuzione dei migranti - Affaritaliani.it

Affari Europei

Ungheria, stravincono i no. Orban: niente redistribuzione dei migranti

Hanno vinto i no al referendum indetto dal governo ungherese di Orban per decidere se accettare il piano di redistribuzione dei migranti voluto da Bruxelles

Come era stato ampiamente previsto hanno vinto i no al referendum indetto in Ungheria sul piano di redistribuzione dei migranti all'interno dell'Unione voluto da Bruxelles. Il popolo ungherese, almeno quello andato alle urne, visto che l'affluenza é stata bassa, si é schierato contro l'accoglienza di quei 1600 migranti che avrebbero dovuto lasciare l'Italia e la Grecia per raggiungere Budapest. Il vincitore di questa tornata referendaria é senza dubbio il premier Viktor Orban, ma la sconfitta non appartiene totalmente all'Europa.

Migranti no, Europa sì

Giá, perché se é vero che il popolo magiaro ha fatto sentire il suo no a Bruxelles forte e chiaro, é anche vero che la maggior parte degli ungheresi é fortemente europeista, come anche il partito di governo e il premier Orban. Nessuno vuole uscire dall'Unione, coem accaduto in Gran Bretagna, ma nessuno vuole che Bruxelles interferisca in questioni di politica interna, come é la gestione dei migranti.

Paura di Mosca, ma anche di Bruxelles

Per capire quello che passa per la testa degli ungheresi bisogna fare un passo indietro e tornare all'epoca dell'Unione sovietica. A quei tempi la libertá di pensiero, come quella di spostamento, erano chimere. Esisteva solo il comunismo e la pianificazione economica statale. Poi il muro di Berlino é crollato e l'Europa dell'Est ha respirato la libertà. Gli Stati della Vecchia Europa hanno saggiamente aperto l'Unione ai Paesi dell'ex blocco sovietico prima che Mosca avesse il tempo di riorganizzarsi e creare una nuova sfera di influenza. Ma non tutto é andato come si sperava. Perché se da un lato l'Est é stato “riempito di soldi”, come ammette un eurodeputato, é anche vero che sul lato del senso di appartenenza all'Europa e ai suoi ideali si é fatto poco. E dopo mezzo secolo di chiusura totale al mondo le popolazioni polacche, ungheresi, slovacche o ceche hanno sviluppato un forte senso di nazionalismo, che i migranti mettono in pericolo.

Orban: gli immigrati distruggono il tessuto sociale del paese

Lo ha detto bene Orban: i migranti distruggono il tessuto sociale del Paese, portano l'Islam e la Sharia, e anche le malattie. Ergo, non sono i benvenuti. Ma quando Geert Wilders, leader degli euroscettici olandesi, ha dichiarato che il referendum ungherese é un referendum sull'Unione europea Orban si é affrettato a dire il contrario.

Visegard ha una sua idea di Europa

Giá, perché come detto Budapest é pro Europa, ma solo quando si parla di libero commercio e libera circolazione delle persone. Gli ungheresi hanno abbandonato volentieri l'asfittico modello economico comunista e hanno abbracciato il capitalismo traendone vantaggi. Molte imprese dell'ovest hanno aperto ad est, sono arrivati i capitali, la libera circolazione, il consumismo. Molti ungheresi si sono trasferiti in Germania o in Gran Bretagna per lavorare. Insomma, il bengodi dopo un periodo di privazioni. Ed é questo ció a cui gli ungheresi non vogliono rinunciare. Il gruppo di Visegard (che comprende Polonia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca) vuole una Unione economica, ma non é interessata a tutto il resto. Migranti men che meno.

Juncker davanti ad un bivio

Che cosa fará ora la Commissione e il Consiglio europeo. Juncker é davanti ad un bivio. O persevera sulla strada della redistribuzione, rischiando di esacerbare gli animi e di non cavarne un ragno dal buco (visto che i Trattati assegnano agli Stati la competenza esclusiva sul tema dei migranti). Oppure puó decidere di seguire la strada indicata giá da molti: andare verso una Europa a due velocità. Da una parte gli Stati della Vecchia Europa, quelli dell'euro insomma, dall'altra i Paesi dell'est. Da un lato i Paesi che vogliono lavorare per aumentare il livello di integrazione (come ad esempio nel settore della Difesa). Dall'altro lato quelli che vogliono andarci piano.

Tante Europee, nessuna Europa

Il rischio concreto, fanno notare molti, é che così facendo ognuno vorrà avere la sua Europa. La gran Bretagna vorrá il libero mercato e la libertà di fare banking in Ue, ma senza la libertà di movimento delle persone. L'Est vorrà libertà di movimento per merci e persone, ma niente ingerenze su diritti civili, giustizia, politica estera, eccc. L'Europa mediterranea chiederá maggiori margini di flessibilitá, e quella del Nord punterà sull'austerity. Cosí facendo avremo 6-7 Europee e dunque nessuna Unione europea.