Agli Uffizi le prime riviste del '900, un'immersione nella cultura dell'epoca

La mostra permette di vedere fisicamente le riviste originali, tutte ben conservate. Ma non solo. Si possono ammirare anche libri, manifesti, fogli e...

Di Giuseppe Vatinno
 Gennaro Sangiuliano
Cronache

Le riviste italiane del primo '900 sbarcano agli Uffizi

La notizia della mostra è recentissima: “Riviste. La cultura in Italia nel primo ‘900, accolta dal 15 giugno al 17 settembre in una serie di nuove sale al piano terra della Galleria degli Uffizi”. Per tre mesi gli Uffizi ospiteranno le copie originali delle prime riviste italiane del Novecento. Gli organizzatori sono gli stessi Uffizi e la Biblioteca Nazionale di Firenze. La curatela è di un trio tutto al femminile: Giovanna Lambroni, Simona Mammana, Chiara Toti.

Il periodo temporale va da inizio secolo al 1915, con una cauta estensione al 1920, quindi sostanzialmente il primo quarto di secolo che fu foriero della preparazione di eventi estremi, come la Prima Guerra Mondiale. E quindi abbiamo le invettive ribelli della rivista “Leonardo” guidata da due scrittori del calibro di Giovanni Papini e Giuseppe Prezzolini.

Poi c’è “La Voce”, sempre di Prezzolini e poi “Lacerba” di Ardengo Soffici, Aldo Palazzeschi e Giovanni Papini. Ma ormai siamo sul limine del futurismo e della rivista “Poesia” di Filippo Tommaso Marinetti. Ma non tutte le riviste sono conservatrici, nazionaliste o di “destra”. Nella mostra si può vedere anche “La rivoluzione liberale” di Pietro Gobetti e “L’Ordine Nuovo” di Antonio Gramsci, fondatore del PCI.

Poi negli anni venti sarà la volta di “Strapaese” di Leo Longanesi e poi anche “L’Italiano” e “il Selvaggio” di Mino Maccari. C’è pure una rivista difficilmente trovabile – a causa della censura del Regime -: “900”, fatta da Curzio Malaparte e Massimo Bontempelli. E poi ancora “Il Regno” di Enrico Corradini, “La Critica” di Benedetto Croce e Giovanni Gentile.

La mostra permette di vedere fisicamente le riviste originali, tutte ben conservate, oltre 250 pezzi. Ma non solo le riviste. Si possono ammirare “anche libri, manifesti, fogli, copertine, caricature ed una accurata selezione di dipinti, disegni e sculture del tempo”. Alla inaugurazione sono intervenuti: il Presidente del Senato, Ignazio La Russa; il Ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano; la Direttrice generale Biblioteche e diritto d’autore, Paola Passarelli; il Direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt; la componente del Consiglio Superiore Beni culturali e paesaggistici, Simonetta Bartolini, e le già citate curatrici dell’esposizione Chiara TotiGiovanna Lambroni e Simona Mammana

Il ministro Sangiuliano ha dichiarato a proposito: "Ho voluto fortemente questa mostra perché da giornalista ho studiato e approfondito questo periodo, fondamentale per Firenze, che in quel momento rappresentò il fermento culturale della nuova Italia che stava nascendo attorno alla rivoluzione industriale. Questo lo coglie benissimo, nel ‘Profilo ideologico del Novecento italiano’ Norberto Bobbio che dedica un capitolo a quel risveglio della cultura italiana fatta in nome dell’idealismo italiano in contrapposizione al vecchio positivismo, ed è anche una reazione che prepara una reazione politica contro la stagnazione. Benedetto Croce diceva: “Siamo tornati all’aria vivida “, cioè all’aria aperta, siamo tornati a respirare a pieni polmoni la cultura".

A proposito dell’autore di “Leonardo” e “La Voce”, Giuseppe Prezzolini, c’è da segnalare il libro del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, con prefazione di Francesco Perfetti dal titolo: “Giuseppe Prezzolini. L’anarchico conservatore” (ora Oscar Mondadori, prima edizione 2008).

Si tratta della prima vera biografia completa di Prezzolini che visse 100 anni, dal 1882 al 1982. Attraversò quindi gran parte del “Secolo Breve”, come lo chiama lo storico Eric Hobsbawm. La vicenda di Prezzolini, ma più in generale delle avanguardie del primo Novecento, si intrecciano e si confrontano con il fascismo che ebbe una posizione tutto sommato tollerante nei confronti di quasi tutte le riveste letterarie anche se ogni tanto la mannaia della censura cadeva su qualche articolo specifico e alla fine sull’intera rivista.

Tuttavia le riviste, grazie alla loro carica deflagrante e rivoluzionaria, furono di supporto al fascismo stesso in un continuo scambio di “energie vitali”, in un continuo flusso di analisi, osservazioni, innovazioni e “buona letteratura”.

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