"Guadagni illeciti dei Benetton". Ci sono i primi indagati: truffa e peculato

I pm romani hanno acquisito documenti nella sede di Autostrade. I dirigenti sapevano da anni che il ponte Morandi rischiava di crollare

Di Redazione Cronache
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Crollo ponte Morandi, nuovi guai per i Benetton che sapevano tutto

Continuano le indagini della Procura di Roma sulla famiglia Benetton dopo il crollo del ponte Morandi. Svolta nell'inchiesta, ci sono i primi indagati dopo le perquisizioni fatte dai pm romani nella sede di Autostrade. Il fascicolo sulle "cause remote" relativo al crollo del ponte di Genova si concentra - si legge su La Verità - sulla presunta sete di guadagni della famiglia Benetton. Una politica del profitto esasperato che avrebbe portato i manager di Autostrade per l'Italia a risparmiare sulle manutenzioni. L'inchiesta adesso è entrata nel vivo e sono stati iscritti i primi nomi sul registro degli indagati. Anche se l'attenzione dei media è concentrata sul processo genovese il filone d'inchiesta romano potrebbe rivelarsi quello decisivo per fare davvero giustizia chi è morto senza colpe.

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La Procura di Roma - prosegue La Verità - ha messo sotto la lente di ingrandimento vent'anni di incassi miliardari. Per questo le Fiamme gialle hanno acquisito un'imponente quantità di materiale negli uffici romani di Autostrade. Al centro delle investigazioni c'è la cosiddetta quarta convenzione aggiuntiva Anas-Autostrade del 23 dicembre 2002, assorbita in una legge del 2004. Ebbene quella norma prevedeva un sostanzioso ritocco dei pedaggi che andavano ad aggiungersi alla tariffa forfettaria a chilometro introdotta nella prima convenzione del 1997, voluta dal primo governo Prodi e propedeutica alla privatizzazione della rete autostradale. L'inchiesta punta a scoprire dove siano finiti i miliardi incassati con gli aumenti dei pedaggi per opere fantasma.

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