Bankitalia, inflazione in calo al 6,5%. Ma senza il gas russo salirà al 10%
Lo scorso anno si è registrata una frenata nel quarto trimestre che dovrebbe protrarsi anche in trimestre in corso
Bankitalia vede l'inflazione in calo al 6,5% nel 2023. Ma senza il gas russo salirà al 10%
L’inflazione, salita quasi al 9% in media nel 2022, scenderebbe al 6,5 quest’anno e più decisamente in seguito, portandosi al 2% nel 2025. E' quanto prevede la Banca d'Italia nelle proiezioni economiche aggiornate in uno scenario di base che ipotizza che le tensioni associate alla guerra in Ucraina si mantengano ancora elevate nei primi mesi del 2023 e si riducano gradualmente lungo l’orizzonte previsivo.
In uno scenario avverso, caratterizzato da un’interruzione permanente delle forniture energetiche dalla Russia, l’inflazione al consumo salirebbe ulteriormente, avvicinandosi al 10% quest’anno, per poi scendere fino a poco più del 4 nel 2024 e ridursi decisamente verso il 2% nel 2025, quando "l’impatto diretto e indiretto del rincaro dell’energia verrebbe compensato da quello di segno opposto derivante dal deterioramento delle condizioni cicliche. Quest’ultimo peserebbe sulla dinamica dei prezzi in maniera più persistente".
Nello scenario di base, l’inflazione al consumo armonizzata, pari all’8,7% nel 2022, si porterebbe al 6,5 nella media di quest’anno, per poi scendere in misura più pronunciata, al 2,6% nel 2024 e al 2% nel 2025. La discesa, spiega Bankitalia nel bollettino economico, "dipende fortemente dall’ipotesi di una progressiva diminuzione dei prezzi delle materie prime, i cui effetti sarebbero solo in parte compensati dall’accelerazione dei salari". L’inflazione di fondo salirebbe ancora nel 2023, al 3,8%, per ridursi a valori prossimi al 2% nel 2025.
Questo andamento, sottolinea ancora Via Nazionale, "riflette la dinamica relativamente sostenuta delle retribuzioni di fatto del settore privato nel triennio di previsione, cui contribuirebbero sia l’ipotesi di minori ritardi rispetto al passato nel rinnovo dei contratti scaduti, sia un parziale recupero dello scostamento tra l’inflazione realizzata e quella utilizzata come riferimento nei precedenti contratti. Il deflatore del Pil crescerebbe a tassi mediamente poco al di sotto del 4%, sospinto dall’aumento del costo del lavoro e dal parziale recupero dei margini di profitto".
Nel complesso del 2022 il Pil italiano sarebbe aumentato del 3,9%. L’attività economica, sostenuta per gran parte del 2022 dalla dinamica robusta dei consumi e degli investimenti, si sarebbe indebolita negli ultimi mesi dell’anno stima la Banca d'Italia nel suo bollettino, secondo cui la debolezza del prodotto si dovrebbe protrarre anche nel trimestre in corso, per attenuarsi gradualmente dalla primavera. Secondo l'istituto di via Nazionale, la crescita acquisirebbe maggiore vigore dal 2024, in concomitanza con la diminuzione delle pressioni inflazionistiche e dell’incertezza. In media d’anno il Pil aumenterebbe dello 0,6% nel 2023 e dell’1,2% nel 2024 e nel 2025.
Consumi: Bankitalia, in 2023 +1,5%, rallentamento in biennio 2024-2025
I consumi delle famiglie, che nel 2022 hanno riflesso il ritorno alle abitudini di spesa precedenti la pandemia, nell’anno in corso risentirebbero con maggiore intensità degli effetti negativi dell’elevata inflazione e del deterioramento della fiducia. In media d’anno i consumi crescerebbero di circa l’1,5% nel 2023, principalmente a seguito dell’effetto di trascinamento determinato dalla forte espansione dell’anno precedente, e rallenterebbero poco al di sotto dell’1% in media nel biennio 2024-25. Il tasso di risparmio, diminuito al 7,1% nel terzo trimestre del 2022, scenderebbe ancora nell’anno in corso, per recuperare solo parzialmente nel biennio successivo
Conti Pubblici: Bankitalia, in 2022 sono migliorati, significativa riduzione disavanzo
Le informazioni preliminari per il 2022 segnalano una significativa riduzione del disavanzo e dell’incidenza del debito pubblico sul prodotto. Nelle valutazioni ufficiali, rispetto al quadro a legislazione vigente, la legge di bilancio approvata dal Parlamento in dicembre accresce il disavanzo di 1,1 punti percentuali di Pil nel 2023. Il debito pubblico in rapporto al prodotto continuerebbe a diminuire, seppure a ritmi più contenuti. Lo scorso novembre l’Italia ha ricevuto la seconda tranche dei fondi del Dispositivo per la ripresa e la resilienza, pari a 21 miliardi di euro.