Pil, industria italiana in retromarcia: col caro energia a rischio lo 0,7%

A gennaio la produzione industriale è calata del 3,4% rispetto a dicembre: si tratta del secondo calo consecutivo

Economia
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Il contesto di crisi pesa in senso negativo, Istat: choc dei prezzi può pesare 0,7 punti sul Pil

Doppio calo a gennaio per la produzione industriale italiana afflitta dalla crisi energetica e la guerra alle porte dell'Europa. Secondo quanto emerge del rapporto Istat che, a partire da questo mese cambia la metodologia di calcolo degli indici della produzione, passando al cosiddetto indice concatenato, in linea con le migliori pratiche raccomandate a livello internazionale, il crollo è stato del 3,4% rispetto a dicembre.

Su base tendenziale l'indice grezzo misura un aumento dello 0,4%, mentre quello corretto per gli effetti di calendario diminuisce in termini tendenziali del 2,6%. A risultare negativo anche il confronto con il valore di febbraio 2020, mese antecedente l'inizio dell'emergenza sanitaria: rispetto ad allora il livello destagionalizzato dell'indice è inferiore dell'1,9%. 

Nella media del trimestre novembre-gennaio il livello della produzione diminuisce dello 0,5% rispetto al trimestre precedente. L'indice destagionalizzato mensile segna diminuzioni congiunturali in tutti i comparti: variazioni negative caratterizzano, infatti, l'energia in calo del 5,2%, i beni di consumo scendono del 3,6%, i beni intermedi crollano del 3,4% e, in misura meno rilevante, i beni strumentali  in calo dell'1,6%. 

Corretto per gli effetti di calendario, l'indice registra un incremento tendenziale solo per l'energia (+1,1%), mentre i restanti comparti mostrano flessioni, con un calo maggiore per i beni intermedi (-5,2%) e quelli strumentali (-3,5%) e meno marcato per i beni di consumo (-1,5%).

I settori di attività economica che registrano gli incrementi tendenziali maggiori sono la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+10,7%), la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (+8,2%) e la fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria (+1,6%). Viceversa, le flessioni più accentuate si osservano nelle attivita' estrattive (-12,7%), fabbricazione di apparecchiature elettriche (-12%) e altre industrie manifatturiere (-7,1%)

"Ai preesistenti fattori di rischio al ribasso che caratterizzavano la congiuntura mondiale si e' aggiunta la crisi geopolitica internazionale che ha innescato un'ulteriore accelerazione dei prezzi delle commodity energetiche e alimentari, giunti a livelli eccezionalmente elevati". 

"In Italia, la decelerazione della ripresa economica nel quarto trimestre del 2021 è stata seguita, a gennaio, dalla caduta della produzione industriale e da una flessione delle vendite al dettaglio; l'evoluzione del mercato del lavoro ha mostrato un rallentamento tra ottobre e dicembre e a gennaio una stabilizzazione del tasso di occupazione; a febbraio, l'indice armonizzato dei prezzi al consumo Ipca ha segnato un ulteriore significativo aumento tendenziale; il differenziale dell'indice al netto dei beni energetici si mantiene, tuttavia, a favore dell'Italia". 

"La stima dell'impatto della crisi sull'economia italiana è estremamente difficile. L'evoluzione del conflitto e gli effetti delle sanzioni finanziarie ed economiche sono caratterizzati da elevata incertezza. Al momento, è possibile valutare l'impatto dello choc sui prezzi dei beni energetici rispetto a uno scenario base, con un effetto al ribasso sul livello del Pil nel 2022 di 0,7 punti percentuali".

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