Il Pil europeo frena: ecco perché il rallentamento è una buona notizia

Le imprese sono sempre più in difficoltà, le famiglie sottoscrivono meno mutui: basta con l'aumento dei tassi indiscriminato

Lagarde
Economia

Il Pil europeo frena: ecco perché il rallentamento è una buona notizia


 

Nuova doccia gelata sull’economia continentale. Ma questa volta il rallentamento del Pil, che cresce dello 0,1% nel secondo trimestre del 2023 - ben al di sotto delle attese degli analisti e dell’Europa stessa –rappresenta una buona notizia. O, almeno, la speranza è questa. Perché se l’economia frena significa che il rialzo dei tassi sta raggiungendo il suo scopo e che, quindi, si può pensare di “darci un taglio”. Le Borse sono incerte e senza una direzione precisa. Fiutano che qualcosa si potrebbe muovere, ma sanno anche che madame Christine Lagarde non ha le idee chiare.

Il governatore di Bankitalia uscente, Ignazio Visco, ha detto senza giri di parole che siamo giunti a un punto in cui il rialzo dei tassi deve essere fermato o quantomeno rallentato. Le indicazioni che arrivano da Francoforte sono che nel meeting di fine settembre si potrebbe anche decidere di dare una pausa ai rialzi, ma ci saranno atre due riunioni entro la fine dell’anno e in molti scommettono che potrebbero esserci crescite dei tassi anche nell’ordine del punto percentuale. 

Ma si rischia di giocare con il fuoco e la paura delle borse e degli investitori è che Christine Lagarde voglia continuare a scimmiottare la Fed più che dare una linea precisa a un continente che ha dinamiche completamente diverse da quelle nordamericane. La numero uno della Bce, tra l’altro, fu tra i più assidui sostenitori della tesi che la fiammata dell’inflazione fosse passeggera e non strutturale. Quando poi i prezzi sono cresciuti oltre il 10% ha dovuto ammettere che no, non era un fenomeno spot ma un problema con cui avremmo avuto a che fare negli anni a venire. 

Ecco, il punto intorno a cui girano tutte le questioni è proprio questo. Se la Bce interromperà la sua follia rialzista costi quel che costi, come sperano i mercati, allora potremmo anche vedere rapidamente le stelle. Ma bisogna lavorare in maniera intelligente. Il problema è che, al di là degli annunci di prammatica, al momento non sembra essere questa la strada che si vuole intraprendere a Francoforte. Solo che si rischia di giocare col fuoco: le piccole imprese iniziano a faticare.

Gli incagli sono saliti a 38 miliardi e potrebbe essere solo l’inizio perché il combinato disposto di inflazione ancora alle stelle e rate dei mutui a tasso variabile che continuano a crescere sono un campanello d’allarme notevole. Analoghi effetti si potrebbero presto vedere sulle famiglie. Da tenere d’occhio, dunque anche l’andamento dei mutui, sia per le nuove sottoscrizioni che per gli eventuali incagli. Perché con una rata gravata da interessi maggiori, le cifre erogabili si riducono e così le compravendite calano di volume e di valore assoluto. Attenzione, dunque, perché se non si vuole ottenere un effetto domino dai contorni ancora tutti inesplorati è fondamentale non eccedere in allarmismi. E in interventi degni di un Re Mida al contrario. 

Ue: Pil Eurozona tagliato a +0,1% nel secondo trimestre

Nell'area euro il Pil è salito dello 0,1% nel secondo trimestre del 2023 rispetto al primo, aumentando dello 0,5% rispetto al secondo trimestre del 2022. Lo comunica Eurostat. Gli aumenti sono inferiori rispetto al consensus, la media delle attese degli analisti, e alla stima flash diffusa a metà agosto. Nell'Ue il Pil è rimasto stabile a livello congiunturale e ha segnato una crescita tendenziale dello 0,4%. Nel secondo trimestre l'occupazione nell'Eurozona nel secondo trimestre è salita dello 0,2% congiunturale e dell'1,3% tendenziale.

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